Un pilastro che tiene su l'altro

"Previdenza per la vecchiaia 2020" è il programma legislativo che il Consiglio federale vuole mettere in moto per riformare insieme il primo e il secondo pilastro, cioè la legge sull'Avs e la legge sulla previdenza professionale (Lpp). Ha deciso di farlo su proposta del consigliere federale socialista Alain Berset, per cui i media già parlano di "riforma Berset".

Scopo del progetto di riforma del primo e del secondo pilastro, stando allo stesso Berset, dovrebbe essere quello di «permettere di rispondere ai problemi posti dall'evoluzione demografica e alle sfide future», cioè alle probabili difficoltà finanziarie che il sistema previdenziale svizzero incontrerà nei prossimi decenni.
Le proposte che fa Berset per conseguire tale scopo sono in primo luogo l'innalzamento dell'età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni (alla pari con gli uomini, quindi), un freno ai pensionamenti anticipati e l'introduzione di incentivi a lavorare più a lungo. Ma la caratteristica più significativa di questa riforma è l'approccio globale, che prende in considerazione costi e prestazioni sia del primo sia del secondo pilastro, in modo da impedire sul lungo termine una diminuzione delle pensioni e garantirne il finanziamento.
Il progetto di Berset parte dai presupposti che la speranza di vita è in costante aumento, la generazione del baby boom (l'ondata di incremento delle nascite nel dopoguerra) raggiungerà tra qualche anno l'età pensionabile, i rendimenti dei capitali della previdenza sono da anni inferiori al previsto. Inoltre, si calcola che le riserve di capitale dell'Avs diminuiranno costantemente a partire dal 2020, per cui è necessario intervenire tempestivamente.
Al di là delle buone intenzioni di cui è probabilmente animato il ministro, questa visione del problema e conseguente concezione delle misure necessarie è tuttavia in contrasto con quanto sostiene in questo campo la sinistra in generale e l'Unione sindacale svizzera (Uss) in particolare, secondo cui le prospettive finanziarie dell'Avs sono migliori di quanto facciano credere i partiti borghesi. Inoltre, poiché a presentare maggiori criticità è il secondo pilastro, sarebbe meglio puntare piuttosto a rafforzare il primo pilastro per garantire pensioni più alte.
In questa prospettiva, proprio lo scorso 16 novembre l'assemblea dei delegati dell'Uss ha deciso che verrà lanciata nei primi mesi del 2013 l'iniziativa popolare "Avs plus", che chiede un aumento lineare del 10 per cento di tutte le pensioni di vecchiaia.
Interrogato sul carattere socialista della sua riforma, Alain Berset ha detto che non si fanno grosse riforme della previdenza senza la ricerca di compromessi. Secondo il ministro socialista, occorre assolutamente garantire la sicurezza delle pensioni per riguadagnare fiducia e credibilità popolare. Ed i beneficiari non saranno chiamati a contribuire, al di fuori dell'Iva. Inoltre, ha evidenziato Berset, è necessario tenere in considerazione la speranza di vita differente delle varie categorie lavorative: per i bassi redditi, per esempio, dovrebbe essere possibile fissare condizioni di pensionamento flessibile più favorevoli.
Ma per capire come invece nell'Uss si guarda alla riforma Berset, abbiamo intervistato qui sotto Doris Bianchi, vicecapo del segretariato centrale e responsabile del settore "politica sociale".

Pubblicato il

07.12.2012 02:00
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