Un pacchetto di cinismo

La battaglia in vista della votazione del 16 maggio sul pacchetto fiscale ne ha viste, come suol dirsi, di cotte e di crude. In un crescendo di contraddizioni che soltanto la politica, con il suo cinismo, può fingere di conciliare. La prima contraddizione è insita nella natura stessa di questi provvedimenti: riducono le tasse ma dovrebbero servire alla politica di risanamento dei conti pubblici. La seconda contraddizione è quella che passa all’interno dei partiti borghesi. Il Pdc vuole una politica sociale a favore della famiglia, ma non sa dire come pensa di finanziarla, dal momento che sostiene misure di risparmio e quelle come questo pacchetto fiscale che in realtà tolgono risorse allo stato e alle politiche sociali. Il Prd e l’Udc, a loro volta, vogliono diminuire la pressione fiscale, cioè le entrate dello stato, ma nello stesso tempo pretendono dai loro rappresentanti negli esecutivi comunali, cantonali e federale di far quadrare i bilanci. Questo spiega le imbarazzanti spaccature interne di questi partiti, dove i vertici decidono una cosa, la base un’altra, ed i rispettivi rappresentanti nei governi cantonali un’altra ancora. Un esempio eclatante è l’Udc zurighese, in aperto e duro contrasto con i suoi ministri cantonali Christian Huber (finanze) e Rita Fuhrer (economia) che si sono decisamente schierati contro il pacchetto fiscale. Ma non è l’unico caso: la situazione si ripete anche rispetto agli altri partiti borghesi e in ben 19 governi cantonali, 11 dei quali in accordo con le rispettive maggioranze parlamentari. E ancora: per la prima volta i cantoni chiedono il referendum su una legge federale. Forse il federalismo non sarà a rischio, ma certamente la coesione e la solidarietà sociale, su cui il federalismo poggia, sono messe a dura prova. Infine, un altro trionfo d’ipocrisia è il voler far passare per più giusto un sistema di tassazione della famiglia che ignora la richiesta di Pro Familia, di Pro Juventute e della stessa Commissione federale per la famiglia, che hanno ripreso una rivendicazione del Pss di qualche anno fa: tutti i contribuenti andrebbero tassati individualmente ed a prescindere dal loro stato civile. È una soluzione già adottata dalla maggior parte dei paesi avanzati: in un’epoca in cui molte donne crescono da sole i propri figli, e le coppie che vivono in concubinato e le famiglie “patchwork” sono sempre più frequenti, francamente non ha più senso tenere in piedi un sistema di tassazione basato sul certificato di matrimonio.

Pubblicato il

23.04.2004 00:30
Silvano De Pietro