Un'onda viola invade Bellinzona

Oltre ogni più rosea aspettativa, anche il Ticino, a dispetto della sua fama di Cantone un po’ meno all’avanguardia sulle questioni legate alla parità tra i generi, ha visto una foltissima partecipazione allo sciopero delle donne di venerdì 14 giugno, culminato con 10.000 persone riunitesi per il corteo unitario a Bellinzona e una serata di festa che nemmeno qualche scroscio di pioggia è riuscito a rovinare.

 

Nonostante o proprio forse grazie al fatto che il Ticino rappresenti spesso il fanalino di coda nelle statistiche federali sulla parità di genere, questa volta ancor più che nel 1991, anche al Sud delle Alpi le donne e gli uomini solidali si sono fatti vedere e sentire, con una partecipazione da record.
Già all’alba in diverse filiali della Posta le lavoratrici e i loro colleghi solidali hanno incrociato le braccia per qualche minuto, sciopero che è continuato a scaglioni tutta la mattina per il team Posta ticinese, come testimoniano le varie foto e i commenti postati sulla pagina facebook dello sciopero (#donneinsciopero). Alle lavoratrici della Posta si sono rapidamente aggiunte quelle dell’Ente ospedaliero cantonale, dell’Usi, della Coop, del Fox Town, così come le venditrici di alcuni negozi delle città e le dipendenti di alcune aziende (ad esempio della Consitex di Stabio e della Multitime di Losone). Uno dei due quotidiani ticinesi, laRegione, è uscito con la testata viola per l’occasione, in segno di sostegno allo sciopero delle donne. Anche dalle proprie case le donne hanno aderito, in vari modi: da chi ha appeso al balcone o in giardino grembiuli, scope, secchi e stracci, a chi ha postato una performance di danza sulle note di canzoni che parlano della forza delle donne, a chi semplicemente per quel giorno si è vestita/o di viola o ha indossato uno dei tanti gadget dello sciopero e/o ha deciso di non fare acquisti di nessun tipo.


Verso le 11 hanno cominciato a riempirsi anche le piazze dei principali centri del cantone, dove sono state organizzate letture collettive sul tema “Le donne che leggono sono pericolose”, flash mob, tavole rotonde, atelier e azioni di vario tipo, tutte incentrate sulla figura femminile. Il viola ha iniziato ad essere più visibile, uscendo dai luoghi di lavoro e dalle abitazioni per una pausa pranzo in comune: secondo le stime erano in 500 sia a Mendrisio che a Bellinzona, 300 a Locarno e un migliaio a Lugano le persone che hanno scelto di condividere con altri questa giornata già dal mattino.


Certamente in Ticino la concomitanza con l’ultimo giorno di scuola ha reso difficile a molte madri (e probabilmente anche a qualche nonna) la piena partecipazione alla giornata: difficile scegliere tra l’esserci per i figli in un giorno importante come la fine dell’anno scolastico e l’esserci per la parità. Non per tutte è stato possibile trovare una soluzione di compromesso, ma alcune si sono arrangiate: «Io aderisco allo sciopero, condivido tutte le rivendicazioni, ma non sciopero dal mio ruolo di mamma oggi» ci dice Laura prima di correre a recuperare la figlia a scuola e portarla alla Cittadella della parità per la pausa pranzo, riportarla a scuola per le 13.30 e andare a riprenderla per le 16: «Per fortuna niente festicciola di fine anno oggi, così saremo di ritorno per il corteo delle 17», dice sorridendo.


Nel pomeriggio le azioni sono continuate, alle 15 è partito da Mendrisio il “treno viola”, destinazione Bellinzona, qualche minuto più tardi ne è partito uno anche da Locarno: appuntamento alle 17 in Piazza del Sole, raggiunta da una marea viola e fucsia già verso le 16.30: «Siamo in tantissimi!» ha esclamato una ragazza, quasi incredula. Si respirava un’aria festosa, si sentiva una grande forza e alcuni slogan hanno dato davvero prova di creatività. Guardandosi attorno ci si poteva rendere conto di come la questione della parità interessi tutti: c’erano studentesse e studenti di ogni grado scolastico, persone anziane, bambini e bambine, mamme, papà, nonne, nonni, lavoratrici e lavoratori di varie professioni. Ogni fascia di età era presente in una Piazza del Sole sempre più gremita.


«Che emozione! È bello essere qua, dà forza e coraggio», dice Audimaris. Intanto un gruppo di ragazze intona una canzone femminista, una bambina comincia a ballare e cantare assieme a loro. Il corteo nel frattempo è partito e solo quando la testa raggiunge Via Nosetto, la coda si appresta a lasciare Piazza del Sole: un enorme serpentone viola, rumoroso, arrabbiato, ma anche festoso ha invaso la capitale ticinese. L’arrivo in Piazza Governo ha coinciso con l’inizio della pioggia, una pioggia battente tipicamente estiva, di cui però in pochi sembravano curarsi. Fortunatamente nel giro di qualche minuto è tornato il sole, i discorsi dal palco si sono susseguiti, i bambini nei prati correvano e giocavano, molte le persone sedute attorno alla fontana e sugli scalini, ad applaudire le donne che hanno preso la parola.


Poi lo sciopero si è trasformato definitivamente in festa con l’inizio del concerto: si balla, si mangia, si incontrano amici, si conosce nuova gente, si parla. E se ne parlerà ancora per molto di questo storico 14 giugno 2019, che ha dimostrato quanto sia importante e urgente che la politica e l’economia si diano una mossa e la smettano di fingere che il problema non esista.

Pubblicato il

26.06.2019 18:37
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