Un occhio di riguardo per i giovani più vulnerabili

La pandemia – come altre crisi del passato – ha colpito con particolare virulenza le fasce più deboli della popolazione, in particolare i giovani. A livello nazionale, la disoccupazione tra i giovani dai 15 ai 24 anni ha registrato un incremento del 43% tra gennaio 2020 e febbraio 2021.
Le statistiche però mostrano solo una parte del problema: la pandemia ha avuto un impatto pesante e negativo sullo stato d’animo dei giovani, colpendoli psicologicamente e incrementandone il disagio, come ben documentato nel Rapporto coronavirus di Pro Juventute del febbraio 2021.


In questo contesto di precarietà generale, il rischio principale è che i giovani più vulnerabili escano dalla rete delle misure di riduzione della disoccupazione e si trovino abbandonati a loro stessi. Il fenomeno dei cosiddetti “Neet” (Neither in Employment or in Education or Training), giovani non impegnati né nel lavoro o in stage, né nella formazione o apprendistato e neanche nello studio, si è amplificato con la crisi pandemica. Dei giovani attualmente attivi in Ticino, si stima che il 16-18% di questi rischiano di ritrovarsi in questa situazione in futuro. Un dato, quest’ultimo, che è in buona parte spiegabile col numero di giovani che ogni anno abbandona un percorso formativo in una scuola professionale, circa il 15%.


Oggi, ancora più di ieri, per i giovani che si ritrovano in questa condizione si riducono dunque drasticamente le possibilità di rientrare in un percorso di apprendistato o formazione e di essere integrati nel mondo del lavoro in modo stabile e duraturo. L’incremento di questo fenomeno ci deve però rendere attenti anche sulla necessità di affiancare alle importantissime misure di riduzione della disoccupazione, che agiscono quando il “problema” già si è presentato, un’azione il più possibile coordinata di prevenzione.


Durante il mese di novembre 2020 informavamo proprio qui su area del nuovo progetto di SOS Ticino, denominato Coaching TransFair 2 (CT2), indirizzato alla prevenzione della disoccupazione giovanile. A un anno e mezzo di distanza, i positivi risultati ottenuti da questo progetto dimostrano come l’offerta di un sostegno mirato ai giovani nel periodo di poco precedente alla transizione tra un percorso formativo o un apprendistato verso l’inizio di un nuovo lavoro, riesca ad avere un impatto significativo nel limitare gli abbandoni formativi e la probabilità di “caduta” dei giovani in una dipendenza da prestazioni sociali a carattere ricorrente.


Molte sono le organizzazioni e le istituzioni che da anni lavorano in questo ambito sul territorio. In futuro sarà importante mettere in rete l’esperienza maturata per offrire un servizio sempre meno parcellizzato, sempre più integrato e integrante, basato sulle nuove reali necessità dei giovani. Uniti e coordinati riusciremo a rispondere alle nuove sfide del futuro: questo è l’approccio di SOS Ticino anche in questo ambito!

Per informazioni scrivere a: ct2@sos-ti.ch

Pubblicato il

23.03.2022 15:19
Alessandro Lucchini