Altro che Telemeloni, altro che occupazione fascista del potere: l’Italia nell’era del governo più di destra della storia repubblicana si attiene alle regole auree della par condicio. Volete un esempio, l’ultimo della grande restaurazione? Per ricordare Giacomo Matteotti, ammazzato il 10 giugno di cent’anni fa dagli squadristi di Mussolini, il governo ha emesso un francobollo commemorativo. Ottima iniziativa, forse un modo per segnare finalmente il distacco dal fascismo degli eredi del padre del “Manifesto della razza”, Giorgio Almirante? Non esageriamo, c’è pur sempre la par condicio, come dicevamo. Così, subito dopo il tributo al deputato socialista ecco sfornato un altro francobollo, questa volta per chiamare il popolo italiano a onorare un altro eroe, Italo Foschi. Foschi, è la motivazione, è stato il fondatore della Roma calcio. Peccato che fosse anche un gerarca fascista, addirittura espulso dal partito del Duce per “eccesso di squadrismo” quando ringraziò Amerigo Dumini, il capo della squadraccia che assassinò Matteotti, con queste parole: “Sei un eroe, hai tutta la nostra ammirazione”. Poi fu riammesso nelle fila fasciste, aderì alla Repubblica di Salò, fu nominato prefetto di Belluno e obbedendo ai diktat dell’occupante nazista si rese responsabile della persecuzione antiebraica in Veneto. Del resto, non si possono criticare Giorgia Meloni e il ministro del Made in Italy Adolfo D’Urso, devono pur difendersi dai tentativi salviniani di sorpassarli da destra. Il generale che guida il sorpasso è proprio un generale e si chiama Vannacci, capolista della Lega, il fustigatore di gay, immigrati e italiani dalla pelle scura come Paola Egonu e tante altre e altri campioni sportivi, nostalgico del regime, autore di un libro che è il Mein Kampf de noantri. La sua parola d’ordine nei comizi è: “Mettete una decima sul mio nome”. La decima è, prima ancora che una x, la X Mass di Junio Valerio Borghese, golpista mancato e a suo tempo massacratore di partigiani al servizio dei nazisti. Si sono sprecati i commenti benevoli a destra: la X Mass ha fatto anche cose buone. Così Meloni deve stare al gioco della Lega e metter via il suo finto fairplay per accreditarsi in Europa come politica rispettabile, democratica e degna di un’alleanza con i popolari prendendo il posto che finora è stato occupato dai socialdemocratici. E allora, a chi torna a chiederle se non sia il caso di togliere dal simbolo di Fratelli d’Italia quella fiamma tricolore che già nello stemma del Movimento sociale di Almirante usciva dalla bara del duce, risponde che mai e poi mai, quella fiamma ardente sta proprio a ricordare orgogliosamente da dove viene il partito che oggi guida l’Italia. Le colpe dei padri non possono ricadere sui figli e sulle figlie, dunque, sarebbe ingiusto accusare D’Urso perché porta lo stesso nome di Hitler o Meloni quello di Almirante. Per capire e denunciare che sono fascisti è sufficiente guardare a quel che fanno e a quel che dicono. E ne fanno e ne dicono a sufficienza per farsi un’idea. Per esempio, il cognato di Giorgia Meloni, Francesco Lollobrigida, non contento delle bestialità e delle gaffe che l’hanno finora contraddistinto, ha pensato bene di scegliersi come portavoce Paolo Signorelli, nipote di uno dei fondatori di Ordine Nuovo e degno erede: dall’inchiesta sull’omicidio di Diabolik, al secolo Fabrizio Piscitelli, ultrà laziale, xenofobo, antisemita, narcotrafficante, emergono conversazioni con il suddetto camerata Signorelli da cui trasudano odio antiebraico e lodi ai nazisti. Ma se c’è un sentimento che questa gente non prova è la vergogna. Avremmo dovuto raccontarvi la campagna elettorale italiana, le finte regalie ai poveri e agli ammalati e i veri condoni agli evasori, le promesse impossibili a tre giorni dalle urne, oppure i 14 miliardi stanziati per il ponte di Messina o gli 860 milioni per deportare i migranti in Albania. Ma di queste cose scriviamo tutte le settimane. Alla vigilia del voto europeo e amministrativo per 17 milioni di italiane e italiani, abbiamo preferito ricordare ai lettori di che colore è il governo italiano, un colore che rischia di macchiare e contaminare l’intero continente europeo. |