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Un modello economico drogato di crescita

I documenti elaborati dagli specialisti internazionali delle Nazioni Unite riguardanti Biodiversità e Clima evidenziano una costante diminuzione delle specie biologiche e un rasente aumento della temperatura media della superficie terrestre: di questo passo raggiungerà i 4 gradi (il doppio dei 2 gradi fissati a inizio secolo!). Vi è che chi sta nella “stanza dei bottoni”, ligio a interessi finanziari-economici a corto termine, posticipa con leggerezza i termini di scadenza delle misure sottoscritte. Di fatto gli interessi finanziari di una piccolissima minoranza stanno portando gli umani e l’insieme degli esseri viventi verso il baratro. Forse credono come Musk e potenti accoliti suoi amici miliardari – fervidi credenti – che ci sarà una moderna Arca che mal che vada consentirà di emigrare su Marte! 

 

Eppure la necessità di capire limiti e conseguenze del modello economico mainstream, scaturito con la Rivoluzione industriale, non è soltanto una rivendicazione recente degli ecologisti, ma inizia appena dopo l’invenzione della macchina a vapore. L’entusiasmo suscitato suffragò il binomio scienza e tecnica quale propulsore del progresso : la rivoluzione industriale offriva la possibilità di aumentare la produttività del lavoro. Ciò che mise le ali al capitalismo.

 

L’invenzione della macchina a vapore – come fu per Newton il movimento meccanico – stimolò “le scienze esatte” (allora fisica, matematica) a comprendere e descriverne il funzionamento e ricavarne le regole e implicazioni soggiacenti. Fu così che dapprima Carnot nel 1824, poi Rudolf Clausius nel 1850 diedero avvio a una nuova branca della fisica, poi denominata “termodinamica”. Carnot dimostrò nel 1824 che ogni trasformazione energetica (per la macchina a vapore la combustione del carbone) comporta una dispersione di energia, riducendo quella disponibile. Fenomeno chiamato entropia, valido per l’universo. Mentre nel 1850 Clausius enunciò che l’energia né si crea, né si distrugge, ma si trasforma, diventando irrecuperabile. 

 

Tuttavia le leggi della termodinamica, scaturite dall’analisi scientifica dei processi di combustione, non si limitano alla mera questione dell’uso di risorse energetiche (carbone, petrolio, gas), ma hanno allargato il campo alle altre scienze. Nicholas Georgescu-Roegen (fisico ed economista) fece proprie le leggi dell’entropia per analizzare i processi economici. Mise in evidenza che il consumo di risorse naturali non rinnovabili, fra queste combustibili fossili (carbone, petrolio, gas), i vari minerali (fra cui: ferro, rame, oro, litio, cobalto, fosfati) è irreversibile nei tempi umani. Per la scienza economica ciò dovrebbe implicare che ai 3 fattori classici (capitale, lavoro e terra) ne sia aggiunto un quarto: le risorse naturali (risorse energetiche e materie prime) senza le quali nessun processo economico è possibile.

 

Ed è qui che continua a cascare l’asino: perché la prima legge della termodinamica (detta di “conservazione dell’energia”) spiega che l’energia non può essere creata dal nulla. Idem per le tutte le risorse naturali. Siccome gli esseri umani, come tutti gli animali non possono produrre l’energia necessaria per vivere, devono procacciarsela, attingendo a quanto offre la natura. Inoltre in base alla seconda legge (detta dell’entropia) qualsiasi uso di risorse naturali sia energetiche sia naturali necessarie alle varie attività (processi industriali, trasporto, climatizzazione ecc.) comporta due effetti: dissipazione in calore di una parte dell’energia utilizzata, ma anche uso di materie prime (cioè: distruzione  parziale o totale della sostanza).

 

Insomma ridurre i consumi individuali, riciclare è doveroso, ma insufficiente essendo il modello economico mainstream “drogato di crescita”. Ai cittadini di rivendicare il cambiamento, ai responsabili politici di darsi una mossa!

Pubblicato il

19.12.2024 09:37
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