Un mercato che non c'è: intervista a Patrizia Pesenti

Tra gli effetti della seconda revisione della Legge sull’assicurazione malattia (Lamal) vi è quello di caricare molte spese sui cantoni. Senza trovare soluzioni per contenere la crescita dei costi della sanità. Abbiamo fatto il punto della situazione con Patrizia Pesenti, consigliere di Stato per il Ps. I costi della salute continuano a salire. Oltre alla pianificazione ospedaliera già decisa, che cosa può ancora fare il cantone? Il finanziamento del sistema sanitario è di competenza federale.I cantoni hanno perciò poca voce in capitolo. La seconda revisione della Lamal ribalta molte spese proprio sui cantoni, senza però affrontare la questione cruciale dei costi crescenti della sanità. Per il Ticino la riforma comporterà un costo supplementare di circa 74 milioni per la partecipazione alle spese di degenza nei reparti semiprivati e privati degli ospedali pubblici come pure delle cliniche private. Ci si può chiedere se questi spostamenti di spesa sono davvero la riforma prioritaria di cui avevamo bisogno. Certo, gli assicurati con le complementari si vedranno ridurre i premi grazie al finanziamento dei cantoni, ma forse non era il problema più urgente da risolvere, quando molti faticano a pagare i premi dell’assicurazione di base. Questa misura non influisce però sulla formazione dei costi, non riduce di un franco la spesa sanitaria, che è sempre comunque interamente a carico del cittadino. I cittadini pagano tutti i costi della sanità, dagli ospedali ai farmaci, dalle consultazioni mediche agli esami diagnostici tramite le imposte e tramite i premi di assicurazione. Il nostro sistema sanitario è talmente complicato da essere poco trasparente, e non tutti si rendono conto che in fondo non si tratta di un vero mercato, perché non è il consumatore a definire l’offerta di beni sanitari, ma è l’offerta di cliniche, ospedali, studi di medici, nuovi prodotti farmaceutici ad influire in modo determinante sulla domanda, sul consumo da parte dei pazienti. Tra le novità introdotte dalla seconda revisione della LAMal c’è il principio di fissare all’8% del reddito imponibile il tetto massimo per i premi della cassa malati. Condivide questa misura? La revisione in corso prevede un finanziamento maggiore dello Stato, anche qui soprattutto dei cantoni. Questa misura comporta una maggiore spesa di circa 80 milioni per il nostro cantone, ma lo scopo è di rendere più sopportabile il pagamento dei premi assicurativi. Il sistema sanitario sarà finanziato in misura maggiore dalla fiscalità, a cui ogni cittadino contribuisce in modo proporzionale alla sua ricchezza anziché con i premi uguali per tutti. Per il cittadino non sarà una spesa supplementare: pagherà la stessa fattura attraverso le tasse invece che con i premi. Per la maggior parte delle persone non ricche, sarà di fatto un alleggerimento della fattura (almeno finché il fisco continuerà a prelevare le tasse in modo proporzionale: da Robin Hood allo sceriffo di Nottingham il passo è più breve di quel che si pensa). In questo periodo si moltiplicano le proposte dei partiti per contenere la spesa sanitaria. Ad esempio, l’Udc vorrebbe ridurre le prestazioni riconosciute dall’assicurazione di base? Che cosa ne pensa? In effetti, l’Udc ma anche i radicali parlano incessantemente della necessità di ridurre le prestazioni rimborsate dall’assicurazione di base, guardandosi però bene dal dire quali prestazioni devono essere pagate di tasca propria. A mio modo di vedere, invece, il problema è un altro: il «mercato della sanità» non è un mercato, e non viene regolato dalle classiche leggi della domanda e dell’offerta. A dire il vero gli slogan del tipo «occorre accrescere la concorrenza» sono ancora all’ordine del giorno, ma in realtà sono proprio i politici più affezionati al libero mercato a proporre misure squisitamente pianificatorie e regolatrici di un mercato che di fatto non funziona. In effetti l’unica misura veramente adatta a contenere la crescita dei costi nella seconda revisione della LAMal è la soppressione dell’obbligo per le casse malati di contrattare con ogni medico. In altre parole, ogni assicuratore offrirà ai suoi assicurati solo un numero limitato, sia pur abbondante di medici, nel proprio pacchetto assicurativo. Lo scopo è quello di poter offrire premi più bassi limitando la scelta dei medici. Questa misura è efficace proprio perché è dimostrato che il numero di medici, la loro densità in una regione determina costi più o meno alti. Un rapido sguardo alla situazione svizzera lo conferma. Nei cantoni, dove la densità di medici è elevata, i costi della sanità sono più alti, dove ci sono meno medici si pagano premi più bassi. Vi lascio indovinare: in Ticino abbiamo una densità di medici più alta della media svizzera.

Pubblicato il

01.03.2002 04:00
Sabina Zanini