I lavori per la costruzione della seconda canna della galleria autostradale che attraversa le Alpi sono già iniziati da qualche anno. La casa editrice locarnese Dadò pubblica ora in italiano un libro che racconta la costruzione del primo tunnel (1970-1980) senza dimenticare il contributo fondamentale di migliaia di lavoratori e lavoratrici che vi hanno preso parte. S’intitola Durchschlag am Gotthard. Der Bau des Strassentunnels 1970-1980 il libro del 2021 di Alexander Grass, giornalista che ha lavorato per anni come corrispondente dal Ticino per la radio pubblica della Svizzera tedesca. Il 1° agosto 2024 uscirà anche in italiano con il titolo Attraverso il San Gottardo. La costruzione della galleria stradale 1970-1980. Questo saggio riempie un vuoto importante nell’ambito della ricerca sulle grandi infrastrutture elvetiche e rende omaggio ai lavoratori e alle lavoratrici che hanno preso parte all’impresa. Il mito della ferrovia La costruzione della galleria ferroviaria del San Gottardo a fine Ottocento suscitò grandissimi entusiasmi. Anche il tunnel ferroviario di base, il più lungo al mondo, è stato celebrato in tutta Europa. La stessa cosa non è avvenuta per la galleria stradale: «Il progetto alla sua nascita era appoggiato dalla maggior parte della società elvetica, ma quando è stato completato, nel 1980, l’automobile aveva già molti nemici. Inoltre, in Ticino non mancavano voci preoccupate per il pericolo di colonizzazione e ulteriore cementificazione della Svizzera italiana da parte di turisti e investitori provenienti dal nord». A dirlo è Grass che aggiunge: «È forse per questo che al tunnel stradale non sono stati dedicati grandi studi. Alcuni fondi d’archivio che ho consultato durante le mie ricerche erano praticamente sconosciuti». Grazie al suo grande sforzo di ricerca, condotto perlustrando anche materiale ancora da catalogare, Grass ha ricostruito con molta precisione l’origine del progetto e il processo di costruzione, regalandoci pagine importanti di storia del lavoro e del movimento sindacale elvetico. La scoperta Il libro, anche nella sua versione italiana, ha un altro grande pregio, ovvero quello di far conoscere il grande talento artistico dell’allora capocantiere Walter Scheidegger, oggi scomparso, impegnato all’epoca nel lotto sud del San Gottardo. È stato lui, infatti, a scattare centinaia di foto durante i lavori di costruzione della galleria. Si tratta di documenti storici importantissimi, che ci mostrano le tecniche di costruzione di allora e le numerose carenze nell’ambito della sicurezza sul lavoro. Sono però anche fotografie di grande valore estetico, soprattutto per quanto riguarda la composizione dell’immagine, l’utilizzo del contrasto e, non da ultimo, per la vicinanza tra l’autore e i soggetti rappresentati. Un esempio che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che il talento artistico si nasconde molto spesso anche in seno alla classe lavoratrice. Tra linguaggio tecnico ed emozioni Un’ultima nota la merita la traduzione effettuata da Marisa Sulmoni. La traduttrice ticinese si è trovata di fronte a un testo molto complesso dal punto di vista tecnico e linguistico: «Il lavoro di Grass attinge a piene mani al vocabolario dell’edilizia, della geologia, dell’architettura e in alcuni casi riprende addirittura il gergo dei cantieri in sotterraneo. Tradurre questo libro è stata un’esperienza molto impegnativa, ma altrettanto affascinante». Una traduzione che ha significato anche rielaborare un vissuto familiare: «Mia madre, segretaria in un’impresa edile, e mio padre, ingegnere, si sono conosciuti proprio in quegli anni durante la costruzione di un tunnel autostradale legato all’opera del San Gottardo, la galleria del Seelisberg». Questo lavoro ha significato anche avvicinarsi al padre e alla sua professione: «Mio padre è venuto a mancare nel 2018 e questo libro mi ha avvicinato a una fase della sua vita che non conoscevo. Mio padre a casa aveva appeso foto dei lavori in galleria, delle macchine perforatrici, e a me facevano molta paura. Non mi rendevo bene conto del significato che avevano quelle foto per lui. Ora ne sono pienamente consapevole». |