L'intervista

Non si può dire che i primi passi da parlamentare italiano di Andrea Crisanti siano passati inosservati. Il noto microbiologo italiano, per molti anni residente all’estero, è stato eletto a settembre in Senato nella ripartizione Europa della Circoscrizione estero e ha più volte attirato l’attenzione dei media. A dicembre lo abbiamo incontrato a Zurigo, durante un tour europeo che lo ha portato a incontrare le rappresentanze diplomatiche e le comunità italiane di diversi paesi, e in questi giorni lo abbiamo raggiunto di nuovo telefonicamente per un’intervista.

 

Andrea Crisanti, cosa ne pensa della manovra economica del nuovo governo Meloni?

Si tratta di una manovra che da una parte eredita l’impostazione del governo Draghi e dall’altra presenta novità di carattere ideologico. Questa manovra toglie a chi aveva già poco: restringe la platea dei beneficiari dell’assegno di cittadinanza, senza identificare possibilità alternative d’inserimento sociale, e di quelli della App18, pensata per favorire l’accesso alla cultura dei più giovani. Le politiche sociali si riducono a mance distribuite qua e là. In compenso però il tetto del contante è stato innalzato a 5000 euro, una norma discutibile in un paese dove l’evasione fiscale è fortissima, ed è aumentata la soglia per usufruire della flat tax a 85000 euro. Questa manovra ha anche rinunciato a incassare 1 miliardo di euro dalle società di calcio dilazionando i pagamenti.

 

Nell’ambito sanitario si sono levate molte voci critiche rispetto all’assenza di un piano strategico per rafforzare il settore. Cosa ne pensa?

La manovra non affronta i nodi critici della sanità. Ha aumentato di soli due miliardi il budget sanitario. Considerando l’inflazione galoppante, significa che lo ha diminuito del 6% in termini reali. Non è un problema soltanto di sottofinanziamento, ma di distribuzione delle risorse: su 123 milioni di euro, il 40% è assorbito dai privati. In più occorre considerare i 37 miliardi di spesa che i cittadini pagano al settore privato. Bisogna riequilibrare il finanziamento verso il pubblico. Occorre aumentare l’offerta formativa, introdurre nuove tecnologie e assumere dall’estero per combattere la carenza di medici. È necessario anche riorganizzare il funzionamento della medicina di prossimità: i medici di famiglia non riescono da soli a gestire la complessità delle conoscenze mediche odierne e fanno così ricorso a diagnostica strumentale e indagini laboratorio, aggravando la situazione delle liste d’attesa. Il pronto soccorso è sempre più intasato da casi gestibili dalla medicina ordinaria: il 70% dei codici è bianco o verde. Anche la gestione del servizio sanitario nazionale deve essere rivista: non è possibile concentrare tutte le funzioni nelle sole mani della politica regionale!

 

Quali sono le alternative proposte dal Pd e sostenute da lei in particolare in materia di politica economica?

Il Pd si è battuto ad esempio contro la restrizione della platea dei beneficiari dell’assegno di cittadinanza e abbiamo poi spinto per il salario minimo. Eravamo anche a favore del mantenimento di tutta la platea dei beneficiari della App 18. In generale abbiamo presentato oltre 200 emendamenti indirizzati a riequilibrare la distribuzione delle risorse dall’alto verso il basso e non viceversa. Purtroppo, soltanto poche proposte sono state accettate.

 

Questa manovra introduce delle novità per quanto riguarda gli italiani all’estero?

Oltre alla manovra, per quanto riguarda gli italiani all’estero, ci sono stati anche il decreto mille proroghe e quello aiuti quater. Un nostro emendamento alla manovra, che è stato accettato, è quello che prevede l’abolizione della tassa Imu sulla casa di proprietà in Italia per chi paga già tasse sull’abitazione italiana nei paesi esteri di residenza che hanno firmato un accordo fiscale sulla doppia imposizione fiscale. Purtroppo, per gli italiani all’estero non sarà possibile cedere il credito a terzi e usufruire quindi del Superbonus per ristrutturare casa. Altri punti negativi da segnalare: il governo ha ridotto i fondi a disposizione del Ministero degli Affari Esteri ed è previsto in futuro un taglio del budget dei Comites dell’ordine di 50-60 milioni in 4 anni.

 

In materia di politiche per gli italiani all’estero è possibile lavorare al di là degli schieramenti e dei partiti?

Io personalmente cercherò di adoperarmi in questa direzione. È previsto a breve un incontro con tutti gli eletti all’estero del Pd per capire come fare, poi cercheremo di estendere l’invito a tutti quanti per cercare punti di convergenza su alcuni temi. Sarebbe importante, ad esempio, bloccare il taglio dei fondi ai Comites e reinsediare il Cgie, ovvero il Consiglio generale degli italiani all’estero, organo di rappresentanza fondamentale per gli interessi delle comunità italiane nel mondo.  

 

 

Pubblicato il 

20.01.23
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