Un elefante non può crescere più di un elefante

Questa frase è una citazione di Bertolt Brecht, ripresa dal poeta genovese Edoardo Sanguineti, candidato sindaco di Genova per Rifondazione, Pdci ed un'ala uscita dai Ds. Interrogato sull'allargamento del porto egli ha risposto appunto: «Un elefante può crescere molto ma non più di quanto può crescere un elefante. Bisogna rafforzare il porto per ciò che serve, non in base ai sogni».
Credo che risposte simili potrebbero essere date a proposito della revisione del nostro Piano direttore cantonale che traccia le grandi linee per quella che ormai anche i politici si sono abituati a chiamare, non senza una certa dose di enfasi, Città Ticino.
Il signor Riccardo De Gottardi, direttore della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità, ha infatti dichiarato che «se sino a ieri si parlava di conservazione del territorio oggi si impone un passo in più: la valorizzazione e la promozione» (vedi la Regione del 6 ottobre 2006). Bene. Se la "conservazione del territorio di cui si è parlato sino a ieri" è quello che vediamo sul piano di San Martino, sul Pian Scairolo, su gran parte del Piano di Magadino e tra Locarno e Losone, chissà cosa vedremo con l'annunciata valorizzazione e promozione, termini verso i quali è comunque bene nutrire una preliminare sana diffidenza. Le prime avvisaglie non sono in effetti molto buone. Lungo il Laveggio, dopo lo smantellamento dei serbatoi dei carburanti, si preannuncia l'estensione di zone edificabili cosiddette artigianali-industriali. La costruzione della superstrada Stabio-Gaggiolo sembra avvicinarsi inevitabilmente. Attorno a Lugano sbocciano di continuo piani di quartiere per nuovi insediamenti abitativi di lusso (Muzzano, Sorengo, Breganzona, …). Nel Locarnese la bolla edilizia più alta del Cantone non accenna a diminuire. Mi dicono che nei dintorni di Bellinzona il mercato immobiliare rimane vivace. La A 95 attraverso il Piano di Magadino sembra ineluttabile.
Vuol dire dunque che l'elefante continua a crescere e la pelle comincia a mostrare crepe vistose che non preludono certo a grandi armonie. Ho letto recentemente che dopo la fase oscura del governo Thatcher la città di Londra avrebbe ripreso in mano la pianificazione urbana e che il sindaco Ken Livingstone avrebbe lanciato un nuovo piano, tentando di reagire a molti problemi, presenti naturalmente molto più in piccolo, anche da noi. Si tratta, dice Livingstone, delle tensioni tipiche di molte città attuali tra gli interessi di una piazza finanziaria orientata verso rapporti internazionali (in qualche misura anche Lugano, n.d.a.) e i bisogni della popolazione locale; segregazione sociale, disparità salariali crescenti, migrazioni generalizzate, concorrenza fiscale, e come prima e più di prima, traffico crescente, spreco di energia e dilapidazione del territorio. Colpisce la differenza tra il tono allarmato e critico con cui il sindaco di Londra annuncia i suoi piani e l'afflato ottimistico che anima i quattro "filoni" del nostro progetto di Piano direttore: patrimonio, rete urbana, mobilità, vivibilità.
Vedremo. Sono ora annunciati alcuni confronti concreti non di poco conto sul territorio: il destino del fiume Laveggio, nuovi insediamenti pesanti sul Piano di Magadino (il centro "Fai da te" Hornbach a Riazzino), la pianificazione del traffico ormai ingestibile sul Pian Scairolo, solo per fare qualche esempio.
Spero veramente che i responsabili politici ed i tecnici non dimentichino l'aforisma brechtiano dell'elefante.

Pubblicato il

17.11.2006 13:30
Tita Carloni