Un diritto da non toccare

Il dibattito sul diritto di ricorso delle associazioni ambientaliste è ormai avvelenato da numerose mistificazioni, se non palesi menzogne. Se c’è un problema in quest’ambito è la durata delle procedure. Ma per la destra liberista il problema è il diritto di ricorso in quanto tale: il Plr svizzero ha quindi lanciato un’iniziativa popolare per impedire ricorsi se un progetto è già stato approvato dal popolo o da un legislativo federale, cantonale o comunale. Obiettivo dichiarato: porre un freno agli abusi (e ti pareva!). Obiettivo reale: dare via libera a tutti i progetti speculativi immaginabili e possibili, senza ambientalisti fra i piedi. A sostenere l’iniziativa del Plr svizzero s’è mosso Carlo Manzoni, che sul Corriere del Ticino di sabato l’ha definita «valida» in quanto «contribuirà a impedire eccessi ed abusi». Fra gli eccessi Manzoni cita il caso dello stadio Hardturm di Zurigo, che per i successivi ricorsi non potrà essere costruito in tempo per gli Europei di calcio del 2008. Quei ricorsi però non erano diretti contro lo stadio, ma contro l’utilizzo degli spazi annessi: un enorme centro commerciale costruito sotto il campo da gioco (a sua volta rialzato di 13 metri), e poi alberghi, appartamenti, uffici che tutti assieme avrebbero generato, secondo le valutazioni iniziali, 3,4 milioni di spostamenti veicolari all’anno. La riprova è che contro il progetto alternativo di sistemazione dello stadio del Letzigrund nessuno ha fatto opposizione. E dove si è tenuto conto dell’ambiente (Basilea, Berna, Ginevra) gli stadi sono stati realizzati senza problemi. Fra gli abusi invece Manzoni ritira in ballo i presunti pagamenti pretesi dalle associazioni ambientaliste per ritirare i loro ricorsi, pagamenti che andrebbero oltre le spese sostenute per ottenere il rispetto delle leggi da parte dei vari promotori immobiliari: un’accusa che aspetta ancora uno straccio di prova a sostegno. In realtà le associazioni ambientaliste hanno sempre fatto un uso molto coscienzioso del loro diritto di ricorso, e nella stragrande maggioranza dei casi i tribunali hanno dato loro ragione. In altri termini: in tutti quei casi i progetti immobiliari contestati violavano palesemente le leggi di tutela ambientale. Leggi che la colpevole inerzia delle autorità preposte alla gestione del territorio abbandonerebbe volentieri al loro destino: basti pensare nel solo Ticino ai casi del Pian Scairolo o del Fox Town, o al Piano dei trasporti del Luganese. Il Plr lanci dunque la sua iniziativa, ma dica almeno con chiarezza che vuole affrancare l’economia dall’obbligo di rispettare l’ambiente. Quanto al popolo, sa bene cosa vuole: la batosta incassata dal controprogetto all’iniziativa Avanti dimostra che non misura la sua qualità di vita in base al corso delle azioni del Crédit Suisse o al patrimonio detenuto dal proprietario dell’Ikea.

Pubblicato il

26.11.2004 00:30
Gianfranco Helbling
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