Un detective per gli assistiti

Secondo il dipartimento delle opere sociali della città di Zurigo, i casi di abuso da parte di chi riceve l’aiuto dell’assistenza pubblica sarebbero aumentati, tra il 2004 e il 2005, da 279 a 404 (su un totale di circa 13 mila assistiti), con un incremento del 44,8 per cento. La somma complessiva di cui l’assistenza sociale della città è stata defraudata l’anno scorso sarebbe però rimasta a 2,8 milioni di franchi, invariata rispetto a quella del 2004. L’ammontare minimo delle singole truffe sarebbe di 2 mila franchi. Sulle truffe di entità minore non esiste invece alcuna statistica. Ed anche per gli anni precedenti il 2004 non vi sarebbero statistiche disponibili. Ma nonostante la fragilità di queste cifre, l’Udc cittadina s’è buttata a capofitto a sbandierare una sua possibile iniziativa popolare per istituire la figura del “detective sociale”, un funzionario incaricato di spiare gli assistiti per scoprire i casi di abuso. Questa reazione dei populisti blocheriani segue comunque la sonora bocciatura che un loro postulato nella stessa direzione aveva raccolto a metà marzo in Consiglio comunale. Le nuove cifre li hanno perciò ringalluzziti e rimesso la questione del detective sociale al centro dell’attenzione. Degli altri partiti, solo i liberali-radicali si sono mostrati possibilisti rispetto alla richiesta dell’Udc; mentre la sinistra ed il centro democristiano hanno escluso compatti l’idea di istituire uno speciale gruppo d’investigatori. Anzi, si tratterebbe di ricostituire un servizio che in passato c’era già e che venne abolito 15 anni fa. Ricrearlo sarebbe «la soluzione sbagliata», ha detto la capogruppo socialista Judith Bucher, poiché non soltanto si tornerebbe allo “stato ficcanaso” che spia la vita privata dei cittadini, ma, come allora, un tale servizio non porterebbe i risultati sperati. Questa motivazione, sostanzialmente condivisa da tutto il centrosinistra, poggia su due considerazioni. La prima è che se tanti casi d’abuso vengono alla luce vuol dire che l’attuale sistema di controllo funziona bene, quindi i detective sociali sarebbero superflui. La seconda considerazione è conseguente alla prima: se emerge un maggior numero d’abusi vuol dire che aumentano le richieste d’aiuto, e se l’attuale apparato dell’assistenza sociale funziona bene occorre rafforzarlo di fronte alle crescenti esigenze. Insomma, nessuno nega che il problema esista, ma la maggioranza rosso-verde ritiene che si possa affrontare potenziando i mezzi normali e senza ricorrere a misure speciali a danno dei diritti e della libertà della persona. Ma la discussione non s’è affatto placata, sia perché l’Udc, come detto, minaccia un’iniziativa popolare per tentare di spuntarla, sia perché nel dibattito vengono spesso citate le esperienze attualmente in corso in alcune città svizzero-tedesche e in Germania. Per quanto riguarda la Svizzera, si fa riferimento alla cittadina di Emmen, nel cantone di Lucerna, che conosce da tempo la figura dell’investigatore sociale. Più interessante è però quanto si sta facendo nelle città di Olten e di Grenchen, nel cantone di Soletta. Olten, con 620 persone a carico dell’assistenza pubblica, e Grenchen con 600, dalla metà dell’anno scorso la prima e dall’inizio di quest’anno la seconda, in caso di sospetti imbrogli da parte di loro assistiti si rivolgono ad un investigatore privato. Ad Olten sono stati trattati in questo modo due casi: in uno il sospettato continuava a gestire un commercio di auto, nell’altro i sospetti si sono rivelati infondati. A Grenchen è stato segnalato ad inizio marzo un solo caso, ancora in corso di chiarimento. Il budget disponibile per queste spese è di 10 mila franchi annuali a Grenchen e di 12 mila ad Olten. Particolare rilevante: in ambedue i casi i municipali responsabili della socialità sono socialisti, pienamente appoggiati in questa politica dalle rispettive sezioni locali del partito. In Germania il sistema è applicato da molti anni in numerosissime città, dove si ritiene che dal 2 al 3 per cento delle richieste di aiuto sociale siano abusive. Ma il denaro pubblico che viene sprecato in tal modo non supera il 2 per cento della spesa per l’assistenza sociale. In ogni caso, la Nationale Armutskonferenz (Conferenza nazionale sulla povertà) nutre grandi dubbi sull’efficacia della prassi investigativa in materia sociale, fatta soprattutto di visite a domicilio a sorpresa.

Pubblicato il

07.04.2006 01:30
Silvano De Pietro