Un coro di no agli orari prolungati

La direzione del Serfontana vorrebbe aprire fino alle 19, ma personale e clienti si oppongono. È un anticipo del confronto sulla nuova Legge sugli orari di apertura dei negozi.

Un assaggio delle imminenti discussioni sulla nuova Legge sulle aperture dei negozi voluta dal Dipartimento delle finanze e economia. È quanto sta avvenendo al Centro commerciale Serfontana di Morbio Inferiore. La direzione del centro ha posto in consultazione tra gli affittuari degli spazi commerciali l'idea di prolungare l'apertura dalle 18.30 alle 19 nei giorni feriali. Che corrisponde ad una delle novità contenute nel progetto di legge promosso dal dipartimento di Laura Sadis. Va precisato che il Centro Serfontana potrebbe già oggi tenere aperte le saracinesche fino alle 19 in virtù della possibilità concessa ai commerci situati nei comuni in zona di frontiera. L'adozione della nuova legge non cambierebbe quindi nulla nel caso del Serfontana. La direzione ha voluto però consultare i propri locatari per capire se la mezz'ora in più sia considerata utile.
Il sindacato Unia, allertato da alcuni dipendenti sulla proposta del prolungamento di orario d'apertura, ha promosso una petizione tra il personale dei vari negozi impiegati al centro commerciale. Se sussistevano ancora dubbi sulla posizione delle venditrici riguardo le aperture prolungate, il risultato della petizione è eloquente. In tre giorni, oltre 300 dipendenti su 420 del centro commerciale hanno firmato contro l'estensione degli orari. Se si tiene conto delle assenze per malattie, vacanze, turni spezzettati e giorni di riposo, si capisce quanto sia consistente l'opposizione tra il personale. Più del 70 per cento dei diretti interessati non condivide la proposta di una mezz'ora in più dal lunedì al venerdì. In base al motto "il cliente ha sempre ragione", i sindacalisti di Unia hanno successivamente promosso un'altra petizione tra i clienti del centro commerciale. In tre giorni sono state raccolte più di 600 firme di clienti per il mantenimento degli orari di apertura attuali. La brevità di tempo e la quantità di firme raccolte tra i dipendenti e i clienti sono un anticipo delle difficoltà che incontrerà il nuovo progetto di Legge sugli orari di apertura dei negozi qualora si dovesse andare in votazione. Ci sono buone possibilità che la popolazione ticinese continui a bocciare alle urne (come ha già fatto nelle ultime quattro votazioni sul tema) la deregolamentazione degli orari di apertura dei negozi.
La direzione del centro commerciale ha incontrato i sindacalisti dando prova, secondo quanto riferito da quest'ultimi, di una buona capacità di ascolto e di confronto leale. Ora, sull'eventuale prolungamento degli orari del centro commerciale, spetterà all'assemblea dei locatari decidere definitivamente. Nel frattempo la direzione ha posto in consultazione la proposta tra i responsabili dei negozi.
Molto probabilmente anche in questo caso emergerà la divisione all'interno delle categoria dei commercianti, contrapposti da interessi economici diversi. Non è un segreto che a beneficiare delle aperture prolungate siano le grandi catene commerciali, avendo più personale a disposizione da far giocare nei turni e una cifra d'affari in grado di assorbire i costi supplementari. I piccoli commercianti invece ne uscirebbero sconfitti poiché impossibilitati a fronteggiare la concorrenza dei grandi e soprattutto nel sostenere i costi aggiuntivi. Una divisione che sembra riproporsi anche tra i locatari dei negozi del Serfontana. Le grandi aziende vorrebbero la mezz'ora in più, mentre buona parte dei piccoli commerci (anche se legati a grandi firme) si oppongono. L'opposizione non sembra essere motivata dalla semplice salvaguardia delle condizioni di lavoro, ma da ragioni commerciali, di profitto. Già oggi nella fascia oraria di fine giornata, per molti negozi gli incassi sono negativi rispetto al resto della giornata. Chiudere una mezz'ora più tardi significa per molti negozi aumentare i costi e non le entrate. Insomma, "la spesa non vale l'impresa".
Se questo ragionamento è valido per il centro commerciale Serfontana e per analogia è applicabile anche al commercio cantonale, i sindacati si chiedono: la proposta di legge sui negozi del Dipartimento Sadis fa gli interessi di chi? Dei cittadini consumatori, dei lavoratori nella vendita, dei commercianti o solo di una parte di loro, i grandi distributori?

Pubblicato il

05.11.2010 03:00
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