Un contratto a tutela delle badanti

Primo incontro tra Unia, Cantone e agenzie di collocamento

La realtà delle badanti che lavorano in Ticino approda a Palazzo. Quello di Piazza della Foca. Insomma, ai piani alti delle istituzioni che non si sono defilate davanti alla situazione critica denunciata da Unia. Anzi, l’hanno affrontata in tempi record perché, è stato riconosciuto, nel settore «sussistono delle problematiche legate alle condizioni di lavoro e di vita più in generale». Così l’Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro. E allora, per citare il direttore della Divisione dell’economia Stefano Rizzi, parliamone «senza ipocrisie». Detto, fatto. Questa mattina a Bellinzona attorno a un tavolo si sono riuniti alti funzionari del Dipartimento delle finanze e dell’economia (Dfe), del Dipartimento della sanità e della socialità (Dss), di Unia Ticino e delle agenzie di collocamento che operano in questo ramo. L’obiettivo del sindacato – condiviso dal Cantone – è formalizzare le regole del gioco attraverso la sottoscrizione di un Contratto collettivo di lavoro (Ccl).

 

Una regolarizzazione che in questa forma per le agenzie di collocamento presenti (in particolare Opera Prima e Internursing) non è necessaria, in quanto basterebbe definire delle «norme minime condivise da tutti, anche per non facilitare il lavoro nero, e poi si vedrà». Il Contratto collettivo è invece per il sindacato il pilastro su cui costruire perché «non ricordo negli ultimi 15 anni un altro settore con così tanti problemi di applicazione della Legge sul lavoro. Non possiamo nel 2013 tollerare una situazione indecorosa e indegna. Ricordiamoci che nell’ultimo anno in Ticino si sono suicidate due badanti polacche» ha sottolineato Enrico Borelli, segretario regionale di Unia Ticino.

 

Il nodo gordiano non si stringe tanto attorno alle condizioni salariali, ma ha una dimensione più sociale. «Il problema sono le ore di lavoro prestate. È difficile quantificare le otto ore stabilite perché le badanti vivono sotto lo stesso tetto degli assistiti. Sostanzialmente sono presenti giorno e notte. Se dovessimo prendere in considerazione l’arco delle 24 ore, avremmo bisogno di tre persone per ogni anziano» ha commentato ancora Rizzi.

 

Lo stress e la pressione psicologica è il filo conduttore che lega le storie di queste donne emigrate dal loro paese dove hanno lasciato, a causa della necessità economica, le loro famiglie per occuparsi di quelle degli altri in un turn over senza sosta. Occorre dunque trovare il modo di tutelarle anche a difesa della qualità della presa a carico delle persone per le quali prestano servizio. «Grazie a queste lavoratrici gli anziani possono vivere più a lungo nelle loro case. Anziani che hanno diritto, come categoria anch’essa vulnerabile, ad avere una cura adeguata . Quella che può avvenire solo in buone condizioni di lavoro» ha aggiunto Gabriele Milani, di Unia Ticino.   

 

Per la titolare della Internursing di Lugano «non si può certo lavorare di giorno e di notte, ma noi come agenzie possiamo già stabilire i ruoli della badante nella fase di contratttazione con la famiglia. E poi ricordiamocelo che la badante nasce come figura che si occupa dell’anziano e abita in casa con lo stesso. Non si può venire dall’estero e accettare un’occupazione che impegna a vivere 24 ore con chi ti assume e poi, quando si ottiene il permesso B, andare in disoccupazione e non volere più accettare un posto di 24 ore». Dal canto suo il capo della Divisione dell’economia ha ribadito che «non si può lavorare 24 ore. Non è dunque facile far rientrare questo profilo professionale in una categoria predefinita».

 

Non è facile ma si è deciso di farlo: è stato costituito un gruppo di lavoro per proporre un Ccl. Prima riunione, dopo l’estate. A settembre si parte con la speranza di dare risposta a una questione spinosa di un mondo non sommerso (la maggior parte delle badanti sono in regola), ma che vive soffocato. La Divisione dell’economia, a tale riguardo, intende lanciare una campagna di sensibilizzazione: per loro, per gli anziani, per tutti. Perché a guadagnarci sarà l’intera società. 

   

 

 

Pubblicato il

13.06.2013 17:47
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