Esther Lynch, Segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati, tira un sospiro di sollievo: dopo le elezioni europee, nel Parlamento europeo c’è ancora una maggioranza democratica per affrontare l’insicurezza sociale che alimenta l’estremismo di destra. Non ci sono dunque scuse per stringere accordi con la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni o altri esponenti della destra radicale, che alla vigilia del voto non erano stati esclusi dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Tuttavia, la costante avanzata dell’estrema destra deve far riflettere.

 

Le ossessioni della destra sono molto lontane dalle preoccupazioni dei lavoratori europei, insoddisfatti delle loro condizioni di lavoro e dei loro salari e con poca voce in capitolo sul posto di lavoro. Ma nonostante questo le narrazioni della destra sui “migranti” e sulla “sovranità nazionale” stanno prendendo piede, anche per colpa dei politici apparentemente “europeisti” che dopo la crisi finanziaria del 2008 hanno messo in piedi un nuovo sistema di governance economica nell’UE.

 

Questa è la conclusione del nostro studio di lungo periodo sulla politica sociale e del lavoro dell’UE dalla crisi finanziaria alla pandemia di Covid-19, che è stato appena pubblicato dalla Cambridge University Press e può essere scaricato gratuitamente: https://www.erc-europeanunions.eu/book-politicising-commodification

 

Dallo scoppio della crisi finanziaria, la Commissione europea e il Consiglio dell’UE possono imporre a ogni stato membro politiche sociali ed economiche volte a evitare “deficit di bilancio eccessivi” e “squilibri economici eccessivi” che potrebbero compromettere il “corretto” funzionamento dell’economia. Di questa possibilità i dirigenti dell’UE hanno fatto ampio uso per ridurre i salari e la spesa pubblica in vari paesi. E per assoggettare maggiormente le relazioni di lavoro e i servizi statali alla logica del mercato. Questi interventi di carattere antisociale hanno portato a forti proteste da parte dei sindacati e dei movimenti sociali a livello nazionale e comunitario, ma anche all’ascesa dell’estremismo di destra, soprattutto nei paesi in cui queste ricette antisociali dell’UE sono state attuate da governi di centro-sinistra.

 

Per la leader sindacale Lynch, i risultati delle elezioni europee sono quindi un “campanello d’allarme” che deve indurre l’Europa a “non andare incontro al disastro come un sonnambulo”. L’UE deve urgentemente portare avanti un “progetto europeo di speranza” che offra “protezione e sicurezza” a tutti i lavoratori. Le nuove leggi europee per un salario minimo adeguato o sulla catena di approvvigionamento sono i primi passi in questa direzione.

 

Pubblicato il 

20.06.24

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