Un bel rompicapo fiscale

La migliorata situazione congiunturale e le buone prospettive economiche anche per il futuro prossimo, potrebbero far pensare che non solo si siano calmate la febbre del risparmio ad ogni costo e l'isteria del "meno Stato", ma che sia anche venuto il momento di alleggerire il fardello del fisco per chi possiede di meno e può contare su un reddito minimo o sotto il minimo esistenziale. Invece non succede nulla di tutto questo, come ha dimostrato il dibattito straordinario che le Camere federali hanno dedicato lunedì scorso alle questioni fiscali. In sostanza è emerso: che ogni partito mantiene le proprie posizioni; che non vi sono al momento le condizioni per trovare compromessi; e che probabilmente lo scontro in materia fiscale sarà ancora lungo e dominerà la prossima legislatura, come dimostra il successo della raccolta di firme per l'iniziativa socialista "per imposte eque".

Nel dettaglio, le posizioni di ciascun partito divergono in ognuno dei singoli capitoli nei quali si divide il complesso dossier della fiscalità:
Taglio delle imposte. Il Plr vorrebbe ridurle ulteriormente a favore dell'economia, mediante una nuova riforma della fiscalità delle imprese e sopprimendo la tassa di bollo. L'Udc, con tanto populismo e nessuna solidarietà verso i meno abbienti, vuole ridurle per tutti abbassando di un punto percentuale l'Iva. Ovviamente la sinistra si oppone a questo ingiusto trasferimento del carico fiscale dai più ricchi al ceto medio e ai poveri.
Riforma dell'imposizione sul reddito. Tutti sono d'accordo su un sistema fiscale più semplice. Il Plr propone a tal fine la "Easy Swiss Tax". Ma l'Udc non la condivide, mentre socialisti, verdi ed evangelici la ritengono insufficientemente progressiva. Il Ppd ritiene che possa andar bene nei cantoni e combinarsi quindi con la molto progressiva imposta federale diretta; ma così invece che più semplice il sistema sarà più complicato.
Imposizione "à forfait" (applicabile soltanto a stranieri ricchi che si stabiliscono in Svizzera). Per la sinistra, è di dubbia costituzionalità perché viola il principio costituzionale della tassazione in base alla capacità economica di ciascuno. I partiti borghesi sono invece convinti che far pagare poco ai ricchi significa attirarli in gran numero e, a conti fatti, incassare di più.
Revisione dell'Iva. Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz vorrebbe un tasso unico dell'Iva e la sua estensione anche alle società sportive e culturali. Idee generalmente non gradite ai partiti, per una ragione o per l'altra.
Concorrenza fiscale. Per i partiti borghesi è economicamente salutare. Per il Ppd potrebbe persino rendere solidale il sistema. La sinistra mette in guardia contro le esagerazioni e gli abusi.
Contenzioso fiscale con l'Ue. Per gran parte dello schieramento borghese non esiste neppure, dal momento che non c'è nulla da negoziare con l'Ue.

A conclusione del dibattito:
•    Il Nazionale ha approvato una mozione dell'Udc che impegna il governo a ridurre dall'8,5 al 5 per cento l'aliquota d'imposta sull'utile delle imprese. Se passerà anche agli Stati, questo significherà minori entrate per 3,7 miliardi di franchi.
•    Respinta la proposta di abbassare l'Iva di un punto.
•    Probabilmente si farà un'ulteriore riforma dell'imposizione delle imprese.
•    Il Nazionale ha approvato una mozione che chiede di rafforzare, in campo fiscale, la difesa del federalismo e il sostegno attivo alla concorrenza .
•    Approvato anche un postulato che chiede alla politica fiscale di favorire la famiglia con figli e di rispecchiare in modo più coerente la capacità economica delle varie forme di convivenza.
Ma proprio nell'imminenza di questo dibattito parlamentare, il Pss ha annunciato di aver superato la barriera delle necessarie centomila firme in calce all'iniziativa "per imposte eque". Con tale iniziativa si vuole porre un freno agli abusi nella concorrenza fiscale, vietare il sistema di tassazione degressiva e fissare un tasso minimo d'imposta per i redditi molto alti e le grandi fortune. Le firme raccolte al 30 novembre erano 101 mila 200; ma per esperienza quasi il 10 per cento si rivelano firme non valide, per cui il Pss sta compiendo l'ultimo sforzo per raccogliere almeno altre 10 mila firme.

Pubblicato il

05.10.2007 01:30
Silvano De Pietro