Chi è il coordinatore dei volontari coi rifugiati e che cosa è stato fatto finora? Se lo domandano i 1.600 firmatari della petizione consegnata a fine settembre al Governo, nella quale si chiede trasparenza sul controverso mandato diretto da 75.000 franchi affidato a Caritas dal Dss. area prova a fare chiarezza.
Non si spengono i riflettori sul Servizio richiedenti l’asilo del Dipartimento Sanità e socialità, al centro dell’interesse pubblico da febbraio per i danni provocati dal mandato sotto costo affidato all’agenzia di sicurezza Argo 1, su cui sta ancora indagando la magistratura. Le ultime rivelazioni della trasmissione Falò della Rsi e quelle de laRegione sul vitto ai centri dei richiedenti (di cui si era già occupato a marzo il portale Ticinonline), gettano pesanti interrogativi sulla metodologia applicata dal Dss nell’assegnazione dei mandati diretti relativi all’attività del Servizio richiedenti l’asilo. Nel caso di Argo 1, il contratto è stato siglato due mesi dopo che l’agenzia aveva già assunto il mandato e fu prolungato tacitamente a voce per due altri anni (senza mai esser stato ratificato dal governo), mentre nel caso dei fornitori dei pranzi nei centri dei richiedenti l’asilo dei contratti formali non esistevano proprio. Stando al domenicale il Caffè, i contratti non esistevano nemmeno con le pensioni che alloggiavano i rifugiati. Una gestione molto informale dei soldi pubblici, quasi personalizzata, ben lontana dai giustificati formalismi burocratici in cui normalmente opera lo Stato, che invece pare essere estranea al Servizio richiedenti l’asilo del Dss, e va specificato, sempre benedetta dai suoi diretti superiori. Anche il dopo Argo 1 ha dato spunto a critiche relative a un mandato diretto nel medesimo servizio cantonale. Vediamole. Il 15 maggio la Divisione dell’azione sociale e delle famiglie affida due mandati diretti a Caritas. Il primo mandato finanzia l’associazione caritatevole cattolica per la creazione del ruolo di coordinatore dei programmi occupazionali di pubblica utilità destinati ai richiedenti l’asilo nei centri cantonali (gestiti da Croce Rossa) o collocati negli appartamenti (gestiti da Sos Ticino). Nel secondo mandato invece, quello che ha suscitato malcontento, il Dss affida sempre a Caritas il ruolo di coordinatore dei volontari che dedicano il tempo libero a iniziative di solidarietà coi rifugiati. Entrambi i mandati rientrano nel campo delle attività di Carmela Fiorini, la caposervizio dei richiedenti l’asilo del Dss, diventata nota al pubblico con lo scandalo Argo e in particolare per le due cene gentilmente offerte dal titolare dell’agenzia di sicurezza a lei e il suo compagno Fiorenzo Dadò (presidente del Ppd) durante una vacanza a Bormio. Una “cortesia” di Argo 1 avvenuta giusto due mesi dopo aver ricevuto il primo appalto e a poche settimane dal secondo. Tornando ai due nuovi mandati a Caritas, va specificato che entrambi hanno ricevuto la famosa risoluzione governativa che invece era mancata nel caso di Argo 1. E sono state scritte nero su bianco le condizioni e le attese. Un passo verso la normalità in discontinuità col passato. Questo però non ha evitato le critiche per la scelta di affidare a Caritas il ruolo di coordinatore dei volontari. A sollevare il problema è stata l’associazione “DaRe - Diritto a Restare”, i cui circa cinquanta volontari da quasi tre anni si occupano principalmente di fornire abiti e altri beni di prima necessità ai richiedenti l’asilo. Intervistata da area in giugno, la presidente di DaRe Lara Robbiani Tognina spiegava così l’indignazione per il mandato a Caritas. «Il nostro lavoro si era reso necessario perché il servizio di Caritas non funzionava, tanto che, per fare un paio di esempi concreti, a Bosco Gurin, anche se faceva già freddo, c’erano richiedenti l’asilo in abiti estivi e a Camorino c’erano ragazzi che non avevano nemmeno un ricambio di biancheria intima». Il sistema che non funzionava era la consegna ai rifugiati due volte l’anno di buoni da 50 franchi da spendere nei negozi di Caritas e Croce Rossa. Da Peccia raggiungere il primo punto vendita delle due associazioni non era propriamente la cosa più semplice e immediata, per fare un esempio. I due enti erano comunque rimborsati dal Cantone per i buoni emessi per la rivendita di vestiti ricevuti gratis dalla popolazione. «Molte persone preferiscono dare a noi i vestiti, proprio perché li consegniamo gratuitamente ai rifugiati in base ai loro bisogni» spiegava la presidente di DaRe ad area. A inizio anno, il Cantone ha abolito i buoni che finanziavano indirettamente Caritas e Croce Rossa, lasciando però insoluto il problema di fornire vestiario ai profughi sprovvisti. A quel punto «l’ufficio di Carmela Fiorini – spiega Robbiani Tognina – aveva dunque chiesto a DaRe di presentare un progetto per coprire le richieste di vestiario provenienti dalle 17 strutture che accolgono richiedenti l’asilo». Il progetto, che avrebbe sostenuto finanziariamente una parte delle spese sostenute dell’associazione DaRe, è stato però scartato dal Cantone. Al suo posto, il Dss ha preferito finanziare Caritas con 75.000 franchi per 18 mesi, dandole per mandato il coordinamento dei volontari coi rifugiati. DaRe non ci stà, denuncia pubblicamente la vicenda e lancia una petizione contro la decisione cantonale. Il 26 settembre la petizione corredata delle firme di 1.600 cittadini, è stata consegnata al governo. «A cinque mesi, non ci sono risposte a quello che avevamo obiettato. Capire chi realmente è il coordinatore di Caritas, quali obiettivi ha, cosa stanno facendo» dichiara alla Rsi Martina Malacrida, vicepresidente di DaRe al momento della consegna delle firme. Per rispetto verso quei 1.600 cittadini, area cerca di far chiarezza. Iniziamo con lo svelare che il coordinatore dei volontari sono in realtà due persone, stando a quanto riferitoci da Dante Balbo, responsabile del servizio sociale di Caritas. Sono lui stesso e un secondo collaboratore di Caritas, MdF, a dividersi l’onere. Stando alle spiegazioni di Balbo, finora hanno stilato una mappatura delle associazioni volontarie che si occupano dei migranti e organizzato una prima riunione il 28 settembre. Questo quanto realizzato nei primi quattro mesi di attività, o se preferite, come sono stati spesi 16.000 franchi dei soldi pubblici sui 50.000 a disposizione in un anno di mandato. Un bilancio iniziale che appare piuttosto magro, considerando che la mappatura delle associazioni già esisteva. Da nostre informazioni, poi confermateci dallo stesso Balbo di Caritas, la mappatura era già stata allestita l’anno scorso, quando il servizio richiedenti della signora Fiorini aveva promosso giornate formative con tutte le persone e le associazioni attive nella solidarietà ai rifugiati. Anche la riunione del 28 settembre non si può dire abbia registrato il tutto esaurito. Oltre al rifiuto di DaRe, altre tre associazioni hanno preferito declinare l’invito al coordinamento di Caritas. Per farla breve, sono rimasti un paio di gruppi di area cattolica interessati al coordinamento. È certamente presto per stilare un bilancio di un mandato che si concluderà a fine 2018. Di sicuro non è partito sotto i migliori auspici. Il fatto che il dipartimento coinvolto sia diretto da un esponente di un partito molto vicino alla Chiesa cattolica, e la funzionaria del Dss Fiorini sia stata eletta in Consiglio comunale a Bellinzona nelle file sempre del Ppd, non aiuta ad allontanare il sospetto popolare che la scelta caduta su Caritas non sia poi così casuale. Se i soldi dei cittadini saranno stati ben spesi, lo sapremo solo al termine del mandato. Affaire à suivre.
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