Un Ticino a due facce

Nell’ultimo mese il risultato uscito dalle votazioni che si sono tenute lo scorso febbraio sull’iniziativa popolare contro l’immigrazione di massa ha fatto quasi il giro del mondo o perlomeno ha avuto eco in tutta l’Europa e ha occupato parecchio i nostri politici sia a livello nazionale sia a livello locale. Il risultato finale a livello federale è stato molto risicato, 50,3% contro il 49,7% di no. In Ticino invece la popolazione locale ha voluto ancora una volta dimostrare in modo chiaro e netto sia ai politici “nostrani”, ma soprattutto alla ”Berna federale” il proprio malcontento e il proprio disagio, votando a favore di questa iniziativa con uno schiacciante 68,2 %.


È comprensibile l’esito del voto della popolazione ticinese poiché quello che sta succedendo nel mercato del lavoro locale sta mettendo in concorrenza le persone deboli della catena: persone residenti locali e frontalieri a cui vengono offerti salari vergognosi. Gli echi della votazione si stanno già facendo sentire e ne abbiamo avuto la prova anche all’interno della nostra realtà dei programmi occupazionali. Infatti gli uffici cantonali hanno stretto ancora di più le maglie, ad esempio una persona che vive da oltre 16 anni in Svizzera, che si è formata una famiglia con figli nati e cresciuti in Ticino si è vista recapitare la decisione di lasciare la Svizzera entro la fine di marzo 2014. Questa persona ha ricevuto prestazioni assistenziali per lei e la sua famiglia e, dato che non è in grado di mantenersi, non lei è più stato rinnovato il permesso di dimora B. Pertanto entro fine mese dovrebbe lasciare la Svizzera per tornare a casa sua. Mi chiedo: ma come reagirebbe qualcuno di noi se dovesse ricevere una notizia del genere? Ma non ci si è chiesti il dramma interiore che questa persona sta vivendo? Quello che provo è un sentimento misto di rabbia e impotenza poiché chi ci va di mezzo come sempre sono le persone più fragili e svantaggiate. Questa è la faccia meno bella della Svizzera e del Ticino.


Dall’altra, vi è un altro volto del Ticino, quello che apprezzo e mi rincuora, e sto pensando alla nascita dell’Associazione Hayat (che significa Vivere) con sede a Bedigliora, che con l’aiuto della nostra associazione e dell’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento del Dipartimento della sanità e della socialità si sta prodigando per mettere a disposizione degli alloggi pronti ad accogliere famiglie siriane.


Queste iniziative nate dal basso dimostrano che anche nel nostro cantone vi sono ancora persone disposte a mettersi a disposizione per offrire condizioni dignitose a chi fugge da situazioni di guerra nel proprio paese d’origine. Credo che questo sia un esempio di una vera società interculturale dove si costruisce un progetto di convivenza, di vera interazione fra le parti.

 

Pubblicato il

26.03.2014 23:41
Tatiana Lurati Grassi
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