Il mondo sindacale lancia un'offensiva contro il lavoro precario. E lo fa in occasione del primo maggio, la Festa del lavoro, che quest'anno è dedicata proprio ad una riflessione e ad una sensibilizzazione sui problemi che pone la precarietà occupazionale. L'offensiva è stata presentata ieri dall'Unione sindacale svizzera (Uss) e si basa in particolare su un rapporto di Doris Bianchi e Daniel Lampart sul lavoro interinale, una delle forme più insidiose di precariato. Secondo l'Uss il lavoro temporaneo deve rimanere un'assoluta eccezione sul mercato del lavoro svizzero. Per questo l'Uss mira a riportare ordine nella giungla delle agenzie di collocamento, al riconoscimento della parità di trattamento dei lavoratori interinali con gli impiegati fissi e al miglioramento della sicurezza sul posto di lavoro.

Dal 2004 al 2006 il lavoro temporaneo in Svizzera è cresciuto del 60 per cento, quadruplicandosi addirittura in rapporto ai dati del '93 (cfr. riquadrato). È un fenomeno che si riscontra in tutti i Paesi europei. Questo aumento ha diverse origini: la perdurante disoccupazione, che rende difficile trovare un lavoro fisso; il ruolo di ammortizzatori congiunturali dei lavoratori interinali (che sono i primi a rimanere a casa quando le cose vanno male); le strategie espansive delle agenzie di collocamento attive in ambito internazionale, supportate da internet; il maggior grado di flessibilità chiesto dalle imprese. La maggior parte dei lavoratori interinali lavorano nel settore secondario, il 25 per cento nell'edilizia. Tre interinali su quattro sono uomini.
Il lavoro temporaneo risponde a bisogni contrapposti per lavoratori e datori di lavoro. Tanto che, rilevano Bianchi e Lampart, credere che un lavoro interinale possa fungere da trampolino di lancio verso una più solida carriera professionale è spesso un'illusione: infatti molti lavoratori interinali, in particolare se giovani, sono costretti a passare da un impiego precario all'altro in una sorta di girone infernale che sembra non aver fine e che più si prolunga, più rende difficile l'accesso ad un lavoro fisso.
Non solo. Sono spesso i lavoratori interinali a subire un pesante dumping salariale: i controlli effettuati nell'ambito della libera circolazione delle persone hanno evidenziato una media nazionale dell'11 per cento di interinali pagati sotto i minimi, con punte in cantoni come Zurigo del 30 per cento. Inoltre il lavoratore interinale non acquisisce mai il diritto ad un'assunzione definitiva, è chiaramente sfavorito nella formazione continua (solo il 14 per cento ne beneficia), non ha possibilità di carriera ed è confrontato a diverse lacune assicurative (in particolare nel secondo pilastro). E rispetto ad altri Paesi europei, in Svizzera la legge non proibisce l'utilizzo di lavoratori temporanei in impieghi pericolosi. D'altro canto, non pare che le ditte che ricorrono più spesso a lavoratori interinali possano vantare tassi di produttività migliori della concorrenza.
Il lavoro interinale dunque deve rimanere un fatto assolutamente eccezionale, rilevano Bianchi e Lampart, accettabile solo per far fronte a momentanei picchi di produzione o ad assenze di lavoratori fissi. In ditte o settori professionali dove il lavoro interinale ha assunto proporzioni inaccettabili dev'essere limitato dal Contratto collettivo di lavoro (Ccl). Inoltre un basso tasso di disoccupazione è la migliore ricetta per contenere il lavoro temporaneo, ciò che sottolinea l'importanza di una politica congiunturale attiva. Concretamente l'Uss con la sua campagna lanciata ieri si pone tre obiettivi:
•    Riportare ordine sul mercato svizzero del lavoro temporaneo nel corso del 2008.
Oggi è troppo facile aprire un'agenzia di lavoro interinale in Svizzera, mentre i controlli statali su questo tipo di attività sono praticamente inesistenti: una volta ottenuta l'autorizzazione ad esercitare (sulla base di criteri assai blandi) l'agenzia non subisce più alcun controllo. Per questo l'Uss vuole che nel corso del 2008 ci sia un riesame di tutte le autorizzazioni concesse alle agenzie interinali oggi attive, che siano chiaramente aumentati i controlli sul rispetto delle condizioni d'impiego (salari) e che la Suva consideri i lavoratori temporanei una sua priorità, assumendo il compito di vigilare sul rispetto delle norme di sicurezza. In caso di violazione delle norme di legge dev'essere impedito alle agenzie di collocamento di collaborare con gli Uffici regionali del lavoro, rispettivamente dev'essere ritirata l'autorizzazione ad esercitare in casi gravi.
•    Riconoscere il principio della parità di trattamento per i lavoratori interinali attraverso Ccl settoriali.
Siccome i lavoratori interinali hanno un contratto di lavoro con l'agenzia e non sono assunti dalla ditta presso cui lavorano, non sono neppure soggetti al Ccl in vigore per essa. L'Uss vuole pertanto l'elaborazione di Ccl quadro fra l'organizzazione mantello delle agenzie interinali (Swiss-staffing) e i sindacati dei rispettivi settori professionali. I Ccl quadro dovranno contenere il principio dell'applicazione anche agli interinali dei Ccl di settore. Inoltre, analogamente a quanto avviene in altri Paesi, dev'essere vietato il ricorso a personale interinale in aziende in sciopero.
•    Lottare contro gli infortuni professionali.
Per migliorare la sicurezza sul posto di lavoro occorre una coerente applicazione delle misure di sicurezza, secondo questo schema: l'agenzia è responsabile per un'adeguata formazione di base e per un corretto collocamento del lavoratore interinale, la ditta presso cui esso lavora deve invece istruirlo sulle specificità del suo concreto posto di lavoro. In quest'ambito l'Uss propone un pacchetto di misure da discutere ancora quest'anno con la Suva e i partner sociali. In particolare ogni lavoratore interinale impiegato in mestieri pericolosi deve possedere una carta della sicurezza che dimostri che ha le necessarie qualifiche (visite sanitarie, formazione, esperienza). Inoltre dev'essere accresciuta la responsabilità civile delle ditte che impiegano lavoratori interinali.

Pubblicato il 

27.04.07

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