Un atto di considerazione nei confronti della minoranza italofona? Senso di responsabilità istituzionale? Nulla di tutto questo: l’elezione del ticinese Ignazio Cassis in Consiglio federale è semplicemente il frutto della decisione di un Parlamento di destra in favore del più a destra dei candidati presentati dal Partito liberale radicale.
A differenza di alcune figure improponibili proposte negli anni passati dal Ticino (si pensi a Norman Gobbi), Cassis possiede certamente la necessaria levatura per assumere responsabilità di Governo: è intelligente, preparato, dialogante, collegiale, scaltro ed è un lobbista (al servizio delle casse malati) di primordine. Ha insomma le caratteristiche del consigliere federale “perfetto” e le potenzialità per diventare un buon statista. Il problema è a sapere al servizio di chi. Sicuramente non delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati, delle donne, dei disoccupati, dei malati, degli assicurati, degli invalidi o degli stranieri. È infatti evidente che con Cassis l’asse politico del consiglio federale si sposterà ulteriormente a destra, così come nei piani dell’Udc che gli ha garantito l’elezione (nonostante le sue origini italiane! ...non poco per un partito xenofobo!). Anche se la presenza italofona in governo è in sè un fatto positivo, non è affatto detto che Cassis faccia i cosiddetti “interessi del Ticino” come i più si aspettano. Si pensi soltanto al disastrato mercato del lavoro, che è il problema numero uno di questo cantone e che certamente non si risolve con le idee liberiste che il neo ministro porta con sè in governo. Per i ticinesi c’è però sicuramente un motivo di sollievo: per qualche anno non dovranno più assistere né al piagnisteo dei politici che reclamano più attenzione da Berna né al teatrino di improbabili candidature dopo ogni partenza dal consiglio federale.
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