Un' "Avs più" per chi ha meno

L'idea, politicamente esplosiva, l'Unione sindacale svizzera (Uss) se l'è covata in segreto. Ora però il presidente dell'Uss Paul Rechsteiner la svela: i vertici sindacali presenteranno proprio oggi al Congresso dell'Uss a Berna il loro piano per un'Avs suppletiva. Rechsteiner ce ne parla in anteprima.

Paul Rechsteiner, complimenti per la sua rielezione a presidente dell'Uss in occasione del Congresso di oggi e domani. Quale tracciato seguirà nei prossimi anni l'Uss?
È nostra ambizione in occasione del Congresso fissare un'agenda sindacale per i prossimi 10 o 15 anni. Prima però dobbiamo dare un'occhiata a quanto accaduto nel recente passato. Il quasi collasso del sistema finanziario è stato esattamente due anni fa. Esso ha portato ad enormi interventi statali. Ma in maniera del tutto perversa i governi sfruttano ora la crisi per imporre con ancora più forza l'agenda neoliberale. In tutta l'Europa. Quest'anno in Svizzera abbiamo assistito ad un attacco allo Stato sociale che in queste dimensioni non si era mai visto. Noi sindacati nel 2010 abbiamo per lo meno vinto in tre oggetti su quattro: sul furto delle rendite delle casse pensioni, sull'undicesima revisione dell'Avs e sulla prevista revisione dell'Assicurazione infortuni.
I sindacati giocano bene in difesa, meno bene in attacco.
Ora questo deve cambiare. Con un'offensiva sull'Avs. In quest'ambito vogliamo un'inversione di tendenza politica. Il nostro obiettivo è una "Avs più".
Avs più che cosa?
La nostra Costituzione federale esige che tutti possano mantenere il loro tenore di vita in maniera adeguata anche dopo il pensionamento. Finora si riteneva che per raggiungere questo obiettivo bastasse il 60 per cento dell'ultimo salario. Per coloro che guadagnano 10 mila franchi al mese e oltre, basta senz'altro. Ma per la maggioranza della popolazione che guadagna fra i 4 mila e i 7 mila franchi al mese, questo 60 per cento non basta. Non possono più mantenere il loro tenore di vita dopo il pensionamento com'erano abituati a fare. Questo malgrado le rendite dell'Avs e della cassa pensione. Per questo ora vogliamo porre dei nuovi obiettivi per quanto riguarda le prestazioni. Per salari fino a 5 mila franchi al mese la rendita deve raggiungere l'80 per cento. Per salari fino a 7 mila franchi dev'essere il 70 per cento. Chi lavora, una volta pensionato deve poter vivere della sua rendita, senza dover ricorrere alle prestazioni complementari.
E concretamente come funzionerebbe questo modello?
Con un'Avs suppletiva, il nuovo comparto assicurativo "Avs più". "Avs più" è un'assicurazione per i lavoratori dipendenti finanziata con i contributi dei datori di lavoro e dei lavoratori. Essa va a completare l'Avs di base e le prestazioni della cassa pensione. Con "Avs più" si può colmare l'attuale lacuna nelle rendite – e questo in maniera molto più efficiente che non con qualsiasi altro modello. Non dovremmo mettere in piedi nessun nuovo apparato burocratico, perché per realizzare "Avs più" potremmo sfruttare l'attuale struttura dell'Avs. Dunque una cosa efficiente e buona, e oltretutto anche solidale!
Che però non è gratuita, giusto?
Ogni miglioramento sul fronte delle rendite costa qualcosa, questo è chiaro. Siamo convinti che la gente è disposta a pagare qualcosa per un'assicurazione come questa. In definitiva si tratterebbe di alcuni permille di stipendio, che però migliorerebbero sensibilmente la vita durante la vecchiaia. Il modello di prepensionamento nell'edilizia è anche una sorta di rendita suppletiva: funziona, e tutti ne sono contenti, anche gli impresari costruttori.
Perché non volete rafforzare l'Avs a spese dell'attuale secondo pilastro? Perché non volete una pensione popolare?
Diminuire la rendita di cassa pensione non farebbe che aumentare la lacuna nelle rendite. Inoltre la votazione sulle pensioni dello scorso mese di marzo ha messo in risalto, fra le altre cose, che la gente non è disposta a farsi portare via il suo capitale del secondo pilastro. Ha lavorato per costituire questo capitale e quindi si difende comprensibilmente contro ogni peggioramento. "Avs più" invece è una proposta nuova e creativa per colmare la lacuna nelle rendite delle classi di reddito basse e medie.
Ai partiti borghesi un rafforzamento dell'Avs non andrà mai giù. Loro vogliono solo smantellare.
È un passo audace e nuovo, ma necessario. Oppure la possibilità di vivere dignitosamente nella vecchiaia dev'essere forse riservata solo ai ricchi? Tutti hanno il bisogno di poter vivere delle loro rendite. E questo bisogno lo dobbiamo soddisfare. Questo è il mandato conferito dalla Costituzione. Ci sono due possibilità. O lasciamo la sua realizzazione nelle mani della lobby delle assicurazioni private – e in questo modo ci rimettiamo parecchi soldi guadagnati con il duro lavoro. Oppure puntiamo sulla tradizione svizzera e sulla solidarietà – e creiamo con "Avs più" un'Avs suppletiva. Ma dobbiamo farlo in fretta. Al Congresso proponiamo di istituire una commissione di esperti che elabori un modello con tutti i dettagli entro il 2012.
Perché proprio il 2012?
A quel momento il Consiglio federale minaccia già di uscire con una nuova proposta per lo smantellamento delle rendite del secondo pilastro. Il confronto sulle rendite dopo le prossime elezioni sarà l'argomento centrale di politica sociale.
La rendita dipende anche dallo stipendio. Quali obiettivi ha l'Uss nella politica salariale?
Anche su questo punto vogliamo andare all'offensiva. Con l'iniziativa sui salari minimi. Essa vuole un salario minimo di 4 mila franchi al mese per tutti, rispettivamente un salario orario di 22 franchi. L'iniziativa poi rafforza i contratti collettivi: e questo torna utile anche ai redditi medi. Ma la posta in gioco è ancora maggiore. L'evoluzione dei salari, come si sa, è decisiva per stabilire come viene ripartita la ricchezza sociale. Il neoliberalismo, che ormai sta infierendo da anni, è un programma di lotta per promuovere i ricchi. Risultato: anche in Svizzera si assiste ad un'evoluzione drammatica verso una sempre maggiore disparità sociale. I ricchi e i superricchi hanno sempre di più, a spese di coloro che hanno un reddito normale. Anche qui ora vogliamo imporre un cambiamento di rotta. Per lo meno noi sindacati siamo riusciti ad invertire la tendenza alla permanente pressione sugli stipendi che si avvertiva nei settori a basso salario. E questo anche nel commercio al dettaglio, un settore pilota per la precarizzazione delle condizioni di lavoro. Salta all'occhio che anche un harddiscounter come Aldi in Svizzera si fa vanto nelle sue inserzioni di avere dei buoni salari.
Questo è ciò che dice Aldi. Ma è anche vero?
Le condizioni di lavoro da Aldi sono certamente problematiche. Ma anche Aldi è confrontata con le attese risvegliate dai sindcati con la campagna "Nessun salario sotto i 3 mila franchi" alla fine degli anni '90: anche le commesse devono avere degli stipendi in qualche modo decenti. Su questo punto oggi c'è un consenso. Grazie ai sindacati. Ma è chiaro che c'è sempre ancora molto da fare. Il nostro obiettivo rimane un contratto collettivo di lavoro per il commercio al dettaglio a cui tutti si debbano attenere.
Rendite, stipendi e contratti collettivi: si può andare all'offensiva con dei temi così pragmatici e strettamente sindacali?
Come organizzazioni dei salariati abbiamo il dovere di rimanre vicini agli interessi diretti dei nostri associati. I sindacati sono molto concreti. Le cose più elementari sono decisive se vogliamo imporre un'inversione di tendenza. Stipendi, rendite e condizioni di lavoro: queste sono le questioni centrali per le prospettive di vita delle persone. E oltretutto sono anche politicamente molto esplosive.

Questo articolo appare sul quindicinale sindacale Work del 5 novembre 2010. Traduzione a cura di area.

Pubblicato il

05.11.2010 01:30
Michael Stoetzel