Umiliazione che fa male

L’Udc è stata chiara: «Abbiamo una ricetta che ci porta al successo e continueremo a usarla». Fin quando saranno Blocher, Schlüer, Mörgeli e Fehr a guidare la divisione propagandistica del loro partito, continueranno a bastonare anno dopo anno nelle loro campagne elettorali i cittadini stranieri in Svizzera. Ed è altrettanto chiaro che se non cambia qualche cosa fondamentalmente, l’Udc continuerà a vincere le votazioni di politica migratoria. La sinistra e il sindacato devono essere consapevoli che nelle condizioni attuali non c’era da aspettarsi del sostegno né da parte del Prd né da parte del Ppd. I due partiti sono troppo presi ad occuparsi di sé stessi. Non è chiaro se i due partiti con la loro riorganizzazione programmatica riusciranno, sulle questioni di politica migratoria, a distanziarsi chiaramente dalla linea Udc. Da parte borghese ci si potrà aspettare un impegno deciso su tali questioni solo quando gli oggetti in votazione toccheranno direttamente – nel nocciolo – gli interessi economici. Solo in questo caso i nostri compagni migranti potranno contare su una lobby forte da parte borghese. Se non vogliamo lasciare il campo della politica migratoria a Blocher e alla sua Udc senza combattere, prima di analoghe votazioni la sinistra, nonostante tutto, dovrà cercare di impegnare in maniera vincolante il Prd e il Ppd – alla luce della situazione odierna un’impresa non facile. Non riusciremo certo a cambiare l’Udc, ma dobbiamo combattere con tutte le forze di cui disponiamo il rapido degrado dello stile politico ed il discredito che questo partito reca alla democrazia diretta. E qui sono chiamati in causa i grandi partiti, o meglio: tutto il sistema politico. Noi sindacati ci siamo mossi insieme alle organizzazioni dei “secondos” in vista delle votazioni del 26 settembre. Anche in futuro dipenderà molto dal nostro impegno. Come organizzazione che raggruppa con parità di diritti persone d’origine e passaporto diversi, siamo particolarmente legittimati, ma abbiamo anche l’obbligo di impegnarci nella politica migratoria e nella politica d’integrazione. I cittadini svizzeri senza passaporto rossocrociato meritano di meglio, che non di essere umiliati alle urne ad ogni occasione. Perché tali umiliazioni lasciano ferite profonde, personali e sociali. Ai giovani di oggi come a quelli di ieri – quando nel mirino dell’iniziativa Schwarzenbach c’erano gli italiani. Vania Alleva è Responsabile del settore migrazione e integrazione del Sindacato edilizia e industria (Sei)

Pubblicato il

01.10.2004 00:30
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