Io sto sviluppando una fortissima avifobia… ornitofobia. Di quale nome scientifico ti vestirà il terrore degli uccelli? Non credo io debba spiegare il perché dell’attuale paura degli untori alati. Certo è che, se non fosse vera, questa vicenda mi parrebbe una grande metafora: il pericolo viene sempre e comunque dall’esterno. Allora bisogna reagire. Ma come si fa con una minaccia che incombe dal cielo, come si fa a chiudere le frontiere ai volatili? Già in questo paese non si vuole capire che i confini nazionali dovrebbero essere sempre presidiati dall’esercito per evitare l’entrata di bipedi implumi scuri. Figuriamoci dunque quanto è difficile difendersi contro l’assalto d’ineffabili attentatori piumati d’ogni taglia e dai colori ingannatori. Eh, sì perché anche il cigno per quanto bianco non ha la coscienza candida e dovrebbe perciò rimanere a casa sua. Ovviamente è difficile coprire di reti tutto lo spazio aereo elvetico. Quello che potremmo però tranquillamente fare è cercare di scoraggiare il più possibile la sosta di questa orda di profittatori che vengono qui solo per scroccare il nostro becchime e per arraffare i nostri vermi. Reagiamo! Incrementiamo il tasso di felinizzazione della nostra fauna, ad esempio. Facciamo della caccia all’anatra uno sport nazionale, cioè basterebbe dare un bersaglio preciso al tiro federale. Potenziamo i roccoli, erigiamone di nuovi, più grandi e dotiamoli di tecnologie più sofisticate. Uccelliamo tutti senza posa, giorno e notte. E ora una predica non agli uccelli ma a quelli che li mantengono. Qui mi rivolgo ai soliti caritatevoli cittadini ai quali chiedo di rinunciare a quei piccoli centri d’accoglienza che troviamo nei loro giardini. Vi sembra il caso in questa situazione d’emergenza di tenersi la casetta per nutrire gli uccelli? E dico pure: fermate la scellerata opera di tanti pensionati che vanno al parco a foraggiare quella massa di pennuti scioperati e mantenuti. L’anatroccolo anche quando cresce rimane brutto. Infine, mi dispiace incrudelire ma la minaccia è tale che decreterei senza indugio il pogrom del canarino che è pur sempre una razza non autoctona. Quando si parla di “pericolo giallo” si allude proprio ai fratelli di Titti. È una subdola razza nomade che si è insinuata nel nostro paese. Non fatevi ingannare dai nomi suadenti di questi zingari: cardellini, verzellini, lucherini, scriccioli, ciuffolotti, ecc. Graziosi? Guai! Sono malvagi, sono dappertutto, portano la peste aviaria. Non lo dimenticate mai. Questo pensiero mi perseguita e adesso mi fa orrore dormire col piumone, non mi fido più del mio soprabito imbottito. Non vedo nessuna eleganza in una giacca a coda di rondine. E rimango lì in un brodo di sudore a fissare l’orologio a cucù che ogni ora mi fa sobbalzare. E non chiedetemi a quale ala del mio partito io appartenga. Vi prego, aiutatemi a uscire da questo incubo. Raccogliete il mio invito a una tolleranza zero nei confronti degli uccelli. Restituitemi un’influenza dal volto umano.

Pubblicato il 

17.03.06

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