Tutti i nodi della perequazione

In queste settimane che precedono l’imminente votazione popolare del 28 novembre, sul primo oggetto in votazione, la nuova impostazione della perequazione finanziaria e della ripartizione dei compiti tra Confederazione e cantoni (Npc), se ne sono dette di tutti i colori. Eppure si tratta di un argomento non facile, sostanzialmente tecnico, e strettamente legato a questioni complesse come il federalismo. E in effetti, più che singoli punti, di controverso ci sono soprattutto alcune impostazioni di fondo. Premesso che la Npc ha lo scopo di cambiare e semplificare le regole in base alle quali Confederazione e cantoni si dividono le risorse per far fronte ai rispettivi compiti, si capisce che a mettere le mani nel ginepraio dei rapporti tra i cantoni e di questi con la Confederazione, significa aprire discussioni a non finire su una miriade di problemi. Per esempio: è provato che circa l’otto per cento del pubblico che frequenta il teatro dell’Opera (Opernhaus) di Zurigo è composto da abitanti nel canton Argovia. Ciò vuol dire che, se la Npc sarà approvata, il canton Argovia potrà essere obbligato dal parlamento federale a pagare 4,3 milioni di franchi annui all’Opernhaus zurighese, quasi quanto la stessa Argovia spende attualmente per promuovere musica, teatro, cinema ed arte su tutto il territorio cantonale. Di esempi di questo genere ce ne sono tantissimi; e tutti sostanzialmente fondati, nel senso che pongono problemi reali per i quali occorrono nuove regole. È naturale che se ne discuta molto, a proposito ed anche a sproposito. C’è chi fa notare con allarme che in effetti la Npc, se approvata, modificherà ben 20 articoli e 4 disposizioni transitorie della Costituzione federale. La Confederazione sarà autorizzata ad immischiarsi con le sue prescrizioni in numerose competenze cantonali; e verrà introdotto un quarto livello istituzionale (dopo quelli della Confederazione, dei cantoni e dei comuni) che contraddice l’obiettivo di semplificazione dei rapporti all’interno dello stato federale. Inoltre, le decisioni di questo quarto livello intercantonale verrebbero sottratte al controllo del popolo, poiché in questo caso non sarebbe previsto alcun diritto popolare d’iniziativa o di referendum. Altra argomentazione: con la cooperazione intercantonale nella politica regionale proposta dalla Npc, i prestiti restituibili ad interessi zero verranno sostituiti da crediti remunerati. Secondo alcuni, ciò significa rafforzare il perseguimento della strategia “delle casse vuote”, che abbandona a sé stesse le regioni periferiche e di montagna. Nello stesso tempo, la Npc mette in pericolo la capacità concorrenziale dei cantoni, poiché costringe i cantoni economicamente forti a privarsi di risorse da destinare a quelli che hanno minori capacità di produrle. E qui è evidente la contraddizione tra i principî economici e quelli della solidarietà federale. A queste obiezioni si oppongono gli argomenti prodotti dal Consiglio federale. Nei rapporti di perequazione intercantonale, i cantoni che usufruiscono di prestazioni di altri cantoni non sono soltanto chiamati a pagare, ma beneficiano anche di un diritto di partecipazione. Per esempio, negli ultimi anni la medicina d’avanguardia ha dato luogo ad un eccesso di capacità; con la Npc tali capacità verranno concentrate in pochi centri di medicina altamente specializzata, contenendo in tal modo i costi senza ridurre la qualità dell’offerta. Altro esempio: nella perequazione delle risorse, la Confederazione e i cantoni ricchi offrono sostegno ai cantoni deboli. Lo scopo è quello di garantire a tutti i cantoni una dotazione minima di mezzi finanziari utilizzabili liberamente. In ogni caso, le Camere federali decidono gli importi di perequazione con un decreto sottoposto a referendum facoltativo. Meno facile è invece trovare le argomentazioni per controbattere le obiezioni degli handicappati e della sinistra. I primi, o meglio 45 loro organizzazioni, temono che i cantoni finiranno per risparmiare sui contributi loro destinati, ovvero sui costi di personale, laboratori e scuole specializzate, finora ampiamente coperti da un’assicurazione sociale nazionale. Se la Npc verrà approvata, in futuro tali costi dovranno essere finanziati dai cantoni, i quali per risparmiare già oggi non esitano a sopprimere interi ospedali. Le organizzazioni degli handicappati contestano quindi l’utilità di abbandonare una soluzione nazionale che secondo loro funziona bene, per adottare 26 diverse soluzioni cantonali. I socialisti, pur se divisi (le sezioni cantonali di Basilea Campagna, Berna, Friburgo, Nidvaldo, Turgovia e Uri si sono schierati a favore, mentre Basilea Città e Svitto hanno lasciato libertà di voto e la sezione di Soletta non s’è pronunciata), hanno deciso di sostenere la posizione degli handicappati, perché vedono nella Npc un serio tentativo di abbattimento delle assicurazioni sociali garantite a livello federale. Tale riforma è stata denunciata dal Pss come un progetto della destra, un «insolente attacco» alle prestazioni sociali, uno sfacciato tentativo per trasferire denaro ai cantoni che, liberi di farne quello che vogliono, ne approfitteranno per abbassare le imposte. La sinistra sostiene pertanto che, invece di questa Npc, sarebbe meglio armonizzare i 26 sistemi fiscali, affinché i cantoni con enormi problemi sociali non siano costretti a tenere alte o aumentare le imposte, mentre gli altri si possono permettere di abbassarle generando discriminazioni e diseguaglianze. Sul secondo oggetto in votazione, il nuovo ordinamento finanziario, non c’è assolutamente nessuna opposizione. Tutti i partiti sono d’accordo: basti pensare che in parlamento è stato votato all’unanimità, senza nessun voto contrario. Che cos’è dunque questo nuovo ordinamento finanziario? La Costituzione federale limita nel tempo il diritto della Confederazione di riscuotere l’imposta federale diretta e l’imposta sul valore aggiunto (Iva). Tale limite scade nel 2006 e dev’essere rinnovato. È necessario quindi votare una modifica costituzionale che consenta di prorogare la facoltà della Confederazione di riscuotere le due imposte fino al 2020. Va tenuto presente che l’imposta federale diretta e l’imposta sul valore aggiunto sono le principali fonti di entrata della Confederazione, costituiscono cioè il 60 per cento (nel 2003: 29,6 miliardi di franchi) del gettito fiscale. Poiché la Confederazione non può rinunciare a questi proventi (perché altrimenti non potrebbe adempiere interamente compiti essenziali) un voto contrario appare semplicemente improponibile. Inoltre si tratta di adeguare la Costituzione alla situazione reale, vale a dire che con questa modifica costituzionale si fa riferimento alla soppressione dell’imposta sul capitale e alla riduzione dell’aliquota massima dell’imposta sull’utile. In materia di Iva, con la nuova legge le disposizioni transitorie nella Costituzione diventano superflue. In altre parole l’aliquota speciale applicabile alle prestazioni del settore alberghiero e la destinazione di una parte del gettito dell’Iva alla riduzione dei premi dell’assicurazione malattie vengono inserite definitivamente nella Costituzione.

Pubblicato il

19.11.2004 01:00
Silvano De Pietro