Tutti gli interessi di Doris Leuthard

Subito dopo la decisione della presidente del Ppd, Doris Leuthard, di accettare la candidatura unica alla successione di Joseph Deiss in Consiglio federale, nessuno degli altri partiti di governo e neppure i verdi si sono detti fondamentalmente contrari. Il grado di consenso è tuttavia variegato; ed anche se molti osservatori danno per sicura l’elezione di questa avvocata argoviese 43enne, nulla ci sembra possa essere dato per scontato. La sinistra ha in effetti diverse riserve da esprimere sulle posizioni politiche della signora Leuthard; e al momento opportuno, quando cioè i gruppi parlamentari procederanno alle audizioni della candidata unica, queste riserve finiranno per pesare. Alla presidente dei verdi Ruth Genner, per esempio, può star bene che si parli nuovamente di una donna da far entrare in governo. Ma occorre – ha precisato la parlamentare ecologista – che dopo aver fatto lobby per il nucleare Leuthard capisca che le centrali atomiche sono superate ed occorre promuovere le energie rinnovabili. Un certo impegno è inoltre atteso da lei (perché evidentemente finora non l’ha mostrato) in materia di politica d’asilo e degli stranieri. Sono le stesse obiezioni, benché non espresse apertamente, che le muove il Pss. Sin da quando s’era fatto il suo nome dopo le dimissioni a sorpresa di Deiss. «La candidatura Leuthard ha alcune pecche», aveva detto il presidente socialista Hans-Jürg Fehr, sottolineando che la presidente del Ppd «è troppo strettamente legata all’ambiente economico del nucleare, nella questione dell’asilo è troppo a destra, in economia è troppo liberale e nella politica rispetto all’Europa sta troppo sulla difensiva». Pertanto, alla conferma della candidatura unica, pur riconoscendo che Leuthard è «la logica candidata» e «una vera rappresentante del Ppd», a Fehr non rimaneva che affermare diplomaticamente: «Saremmo stati lieti se il Ppd avesse proposto due donne». Ma che cosa viene rimproverato concretamente a Doris Leuthard? Come persona, non molto. Anche perché, a dire il vero, sino al 2004 è rimasta defilata e poco nota. Entrata in politica appena nove anni fa, quando nel marzo del 1997 venne eletta nel Gran Consiglio argoviese era una giovane giurista perfettamente sconosciuta. Due anni dopo riuscì ad entrare nel Consiglio nazionale e nel 2001 venne designata vicepresidente del Ppd. È stato con la mancata rielezione della consigliera federale Ruth Metzler per far posto a Blocher in governo, che è scoccata all’improvviso l’ora di Doris Leuthard. Il giorno dopo quel famoso 10 dicembre, a pagare le conseguenze della sconfitta elettorale e della perdita di un ministro furono il presidente del Ppd, Philippe Stähelin, ed il capogruppo parlamentare pipidino, Jean-Michel Cina. Facendosi da parte, spianarono la strada alla vicepresidente Leuthard. Il suo ruolo nella faccenda Metzler è rimasto tuttavia poco chiaro. Sulla preparazione e la gestione di quella elezione che vide Deiss preferito alla Metzler, sui retroscena, le tensioni e le pressioni, si sa ben poco: con i giornalisti parlò quasi esclusivamente Cina. Ma nel suo libro “Grissini & Alpenbitter” Ruth Metzler menziona criticamente Doris Leuthard come una di quelle persone che avevano fatto pressione su di lei affinché rendesse pubblica una dichiarazione di rinuncia a favore di Deiss. Se a tutto ciò si aggiunge un’ostentata modestia, un’assenza di ambizioni un tantino fuori luogo per un personaggio politico di primo piano, è facile che la signora Leuthard attiri anche qualche sospetto di opportunismo, o, se si vuole, di scaltra gestione della propria immagine e della propria carriera anche a medio e lungo termine. Politicamente, però, a Doris Leuthard la sinistra rimprovera molto di più. Soprattutto di essere una lobbysta. Che non è né un’offesa né una parolaccia. Ma dipende a quali lobby si riservano le proprie simpatie ed i propri appoggi politici. Nel 2004 la nuova presidente lanciò il programma del rinnovamento del Ppd, definendolo "liberale e sociale". Ma a sinistra quel "sociale" non è stato per nulla capito, dal momento che Leuthard ha appoggiato le leggi di Blocher sull’asilo e sugli stranieri. Inoltre, la “signora Ppd” non s’è fatta scrupolo di collezionare qualche mandato in consigli d’amministrazione (Cda) che le consentissero di consolidare i suoi buoni rapporti con varie lobby. Per cominciare, è membro del Cda della Elektrizitätsgesellschaft Laufenburg appartenente al gruppo Axpo, in compagnia del capo di tale gruppo, Heinz Karrer, del direttore della divisione energia atomica dello stesso gruppo e di un consigliere d’amministrazione della centrale atomica di Gösgen. Per questo suo mandato la signora Leuthard percepisce 70 mila franchi all’anno. La supercandidata Ppd è anche consigliera d’amministrazione della Neue Aargauer Bank, che al 98,8 per cento appartiene al Credit Suisse. Per questo incarico percepisce 40 mila franchi all’anno. Altra lobby: in qualità di rappresentante degli assicurati del cantone di Argovia, Leuthard siede nel comitato direttivo dell’associazione Css cui appartiene l’assicurazione malattia Css (la cassa malati cristiano-sociale). Poi c’è la presidenza della fondazione Mobilfunk und Umwelt, finanziata dalle compagnie di telecomunicazioni Swisscom, Sunrise e Orange, allo scopo di tenere basso il profilo del dibattito sull’elettrosmog. Ed infine la presidenza della Commissione per la lealtà di Pubblicità Svizzera. Insomma, è un po’ come “aver le mani in pasta” in diversi settori economici. E tali incarichi la dicono lunga su quali interessi questa signora abbia coltivato e difeso finora in parlamento. In ogni caso, se sarà eletta in Consiglio federale, Doris Leuthard dovrà abbandonarli tutti. Tuttavia, il capogruppo dei radicali, Felix Gutzwiller, ha fatto notare che la signora «manca di qualsiasi esperienza di direzione», poiché non è mai stata membro di un esecutivo comunale o cantonale. Ed il settimanale Woz cita il consigliere nazionale socialista basilese Rudolf Rechsteiner, secondo il quale Doris Leuthard sarebbe «il braccio lungo di Economiesuisse». Un altro parlamentare anonimo dei verdi, citato dallo stesso giornale, osserva come la signora Leuthard sia ben rappresentata nel salotto dei Vip dell’economia, dei quali gode chiaramente la fiducia. E forse è proprio grazie a questi appoggi che ora viene candidata, senza rivali, al Consiglio federale.

Pubblicato il

12.05.2006 01:00
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