Turismo, prime risposte

Un nodo centrale della politica condotta da quando è in governo da Marina Masoni sta per venire al pettine: quello della fallimentare esperienza della direzione Stinca di Ticino Turismo. Il dibattito s'è riacceso quando, un paio di settimane fa, sono state divulgate le risposte del governo ad una serie di interrogativi posti a luglio dalla sottocommissione turismo creata in seno alla gestione. Il Consiglio di Stato in sostanza si dice perplesso per il mandato da 3,5 milioni (di cui 900 mila franchi di sussidi cantonali) attribuito a Giuseppe Stinca per la riorganizzazione del turismo ticinese quando lo stesso Stinca era già direttore di Ticino Turismo ed esprime preoccupazione per l'inchiesta in corso nei suoi confronti per presunta frode fiscale (avrebbe nascosto all'erario 800 mila franchi con un ardito giro fra il Ticino, New York, Londra e Monte Carlo). Mentre si attende che il governo scelga chi farà la perizia sulla conformità del mandato con il Concordato intercantonale sugli appalti (Ciap) e mentre la Lega chiede la revoca dei membri di nomina governativa del Consiglio d'amministrazione di Ticino Turismo, facciamo il punto della situazione con Marina Carobbio: la capogruppo socialista in parlamento, membro della sottocommissione turismo, ha da sempre criticato per conto del Partito socialista (Ps) l'intera operazione Stinca.

Marina Carobbio, come valuta complessivamente le risposte date dal Consiglio di Stato alle domande della sottocommissione turismo?
Il Consiglio di Stato ritiene che le modalità del mandato Stinca e i suoi costi suscitano perplessità. Questo è positivo, perché sono perplessità che da sempre in parlamento, in particolare da parte del Partito socialista (Ps), sono state sollevate. Il governo non è però entrato nel merito dell'attribuzione del mandato. Questo è un importante aspetto che manca.
Per chiarire questo aspetto lei chiede una verifica esterna che stabilisca se questo mandato è conforme o meno al Concordato intercantonale sugli appalti (Ciap). Perché esterna?
Perché in tutti questi anni c'era già stata la possibilità di fare una verifica interna. La non conformità con il Ciap era già stata sollevata da noi e altri in Gran Consiglio. Ma non si è mai voluto entrare nel merito. Una verifica interna fatta oggi non avrebbe quindi più la necessaria autorevolezza.
Il governo non dà risposte nemmeno sull'aumento da 3,5 a 4 milioni del costo del mandato né sul bilancio da fare di quell'esperienza.
Il governo non è entrato nel merito delle singole domande più volte sollevate. S'è limitato a delle considerazioni più generali. Per quel che riguarda il bilancio che noi avevamo chiesto sul mandato, in particolare per quanto concerne il raggiungimento degli obiettivi, il governo si limita a rimandarci a testi di cui già disponevamo. Certo, nella sua risposta il governo elenca obiettivi raggiunti e obiettivi mancati, ma non fa un bilancio complessivo dell'operazione, chiarendo il rapporto esistente tra i costi di 4 milioni del mandato e i risultati effettivamente ottenuti. L'unica valutazione che oggi ha in mano la Commissione della gestione è il rapporto conclusivo "Riorganizzazione del turismo ticinese", redatto dallo stesso Stinca. Una valutazione fatta propria prima dalla commissione di progetto e poi dal consiglio d'amministrazione di Ticino Turismo. Una modalità per lo meno strana: come minimo ci si sarebbe aspettati una valutazione più imparziale e oggettiva, non autoreferenziale da parte di chi è stato pagato per dirigere il progetto.
Il mandato dovrebbe appunto fissare anche i criteri e le modalità di valutazione della sua esecuzione… ma questo mandato è segreto: nemmeno voi della gestione l'avete visto.
Sì, nel contratto sottoscritto dai vertici di Ticino Turismo e dai rappresentanti di Stinca c'è una clausola che esso non può essere sottoposto a terzi. E quindi nemmeno al parlamento o alla commissione della gestione e delle finanze! Lo scandalo è che un ente parapubblico, con rappresentanti nel Consiglio d'amministrazione nominati dallo Stato per rappresentarlo, sottoscriva un simile contratto. Questo impedisce a chi istituzionalmente deve vigilare sul corretto impiego dei sussidi pubblici di valutare l'esecuzione del mandato sulla base del mandato stesso.
Su "La Regione" del 14 luglio Pier Felice Barchi scrisse: «solo quando il testo del mandato fosse noto (…) apparirà pubblicamente che per chi ha firmato come controparte di Stinca vale il dilemma: o avete clamorosamente favorito Giuseppe Stinca a danno dell'erario o siete ingenuamente cascati in una rete». Condivide?
Condivido pienamente. Già quando questo mandato era in corso e poi alla sua fine c'erano dei segnali che qualcosa non andava per il verso giusto. E questo a prescindere dall'onorario, che ci sembrava molto elevato (il mandato esterno prevedeva infatti che Giuseppe Stinca lavorasse a tempo pieno come direttore di Ticino Turismo con una retribuzione di 330 mila franchi e che contemporaneamente  fosse pagato per 770 giornate a quasi 2 mila franchi al giorno in qualità di consulente). In parlamento Marina Masoni aveva detto che se non si fossero raggiunti gli obiettivi si sarebbe potuto revocare il mandato. Molte volte sono suonati dei campanelli d'allarme sia in parlamento (noi su questo tema chiedemmo la discussione generale) che sui media, ma non si è mai intervenuti né come Cantone (che ha comunque contribuito finanziariamente) né da parte dei vertici di Ticino Turismo. Sembra che si sia a tutti i costi voluto assegnare quel mandato indipendentemente dai risultati che si volevano raggiungere.
Nella risposta alle domande poste dalla sottocommissione turismo il governo esprime preoccupazione per l'inchiesta sulla presunta frode fiscale. Cosa che ha fatto gridare alla violazione del principio della separazione dei poteri.
Sulla questione penale non spetta a noi politici entrare nel merito, ci mancherebbe altro. Ma anch'io sono preoccupata per il fatto che, oltre ad aver dato 4 milioni a Stinca, questi abbia forse anche frodato il fisco per 800 mila franchi. Esprimere simile preoccupazione mi sembra legittimo anche da parte del governo.
Condivide la richiesta della Lega di revoca dei membri del Consiglio d'amministrazione di nomina governativa?
Personalmente capisco le ragioni della Lega, che acquisteranno più consistenza quando saremo a conoscenza della perizia giuridica sul mandato. Del resto il rapporto di minoranza sul rinnovo del credito quadro a Ticino Turismo l'avevamo sottoscritto noi e la Lega. E c'era un passaggio in cui criticavamo la doppia funzione di Marina Masoni quale direttrice del Dfe e presidente. Masoni infatti è colei che nel contempo come Ticino Turismo riceve i sussidi dallo Stato e come Dfe o Consiglio di Stato decide se assegnarli o meno. La presidenza di Ticino Turismo da parte di Masoni, un interim che dura dal 1998, è un'anomalia sempre più inaccettabile.
Chi ha pilotato l'operazione Stinca? C'è chi ipotizza che l'operazione sia stata condotta da Masoni, dall'allora vicepresidente di Ticino Turismo Tiziano Gagliardi e da Giorgio Giudici.
Non lo so. Quello che so è che all'interno del Consiglio d'amministrazione c'erano e ci sono politici esperti chiamati a vigilare sulle modalità di attribuzione e sui costi di questo mandato e a monitorarne l'attuazione e i risultati. Ma la verifica è mancata in seconda battuta anche da parte del governo come autorità di vigilanza, che non è intervenuto benché questi problemi fossero stati sollevati in parlamento.
Il caso di Ticino Turismo rientra nella tipologia dello scandalo dei mandati diretti portato alla luce dall'inchiesta di Raoul Ghisletta (cfr. area n. 48 del 1. dicembre)?
Anche in questo caso siamo in presenza di un mandato diretto, costoso e che non ha conseguito gli obiettivi fissati. Per il resto la questione Ticino Turismo però ha aspetti molto particolari. Invece di concentrarsi su progetti concreti in grado di rivitalizzare il turismo ticinese e di valorizzare le risorse presenti sul territorio ci si è voluti affidare ad un consulente esterno proveniente dal privato ma ben pagato con soldi pubblici. Ticino Turismo rappresenta bene la politica attuata negli ultimi dieci anni, tesa ad anteporre gli interessi personali a quelli della collettività.
In commissione della gestione sembra ci sia un certo accordo sulla necessità di proseguire i chiarimenti.
L'enormità e la gravità di quanto accaduto hanno reso attenti anche gli altri partiti. Se però si fosse agito come avevamo suggerito nel rapporto di minoranza sul rinnovo del credito quadro, ossia aspettando con il nuovo credito per il marketing finché non ci fosse stata una valutazione del mandato a Stinca, forse oggi avremmo già chiuso questo capitolo e sapremmo come sono andate le cose. Ora ci si rende finalmente conto che bisogna affrontare questo problema fino in fondo.
La questione si risolverà a breve?
Spero. Da un lato aspettiamo la conclusione dell'inchiesta penale. Dall'altro ci sono ancora aperti dei quesiti (modalità di attribuzione del mandato, aumento dei costi, bilancio complessivo) che spero trovino una risposta prima della fine della legislatura. Alla luce dei fatti già oggi accertati un passo indietro di Marina Masoni dalla presidenza di Ticino Turismo è comunque fin d'ora più che auspicabile.

Stinca, doppio ruolo non chiaro

Nel rispondere alle domande della sottocommissione turismo il Consiglio di Stato (Cds) esprime «perplessità sulle modalità con le quali è stato attribuito il mandato» di riorganizzazione del turismo ticinese e sui suoi costi ed osserva: «non è chiaro come il mandatario (Giuseppe Stinca, ndr) potesse simultaneamente assolvere (e per anni) al compito di consulente e a quello di direttore dell'ente cantonale con compiti operativi». Perplesso il Cds lo è anche per i risultati: «otto delle dodici iniziative non sono state realizzate completamente, tre solo parzialmente e due non sono mai passate alla fase operativa». Ma per il governo le responsabilità della riorganizzazione e del mandato a Stinca sono del Consiglio d'amministrazione di Ticino Turismo. Infine il Cds esterna la sua preoccupazione per l'esito dell'inchiesta nei confronti di Stinca per presunta frode fiscale. In un primo tempo il governo non s'è invece voluto esprimere sulla conformità del mandato con il Concordato intercantonale sugli appalti. Dovrà farlo ora per volere della commissione della gestione.

Pubblicato il

08.12.2006 02:30
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