Nelle scorse settimane, su La Regione è stato pubblicato un interessante approfondimento sul tema dell’alloggio. Partendo da uno studio di Elio Venturelli, già direttore dell’Ufficio cantonale di statistica, si affronta con precisione la relazione tra mercato dell’alloggio, variazione della popolazione e sfitto. I dati riportati portano a conclusioni molto semplici ed evidenti anche all’osservatore più distratto, ma che grazie al rigore scientifico acquisiscono una solidità incontestabile. In tutto il Cantone Ticino aumentano gli alloggi che restano vuoti per lungo tempo e che portano a un allarmante innalzamento del tasso di sfitto. Ciò succede essenzialmente per due motivi. Da una parte la popolazione ha smesso di crescere, addirittura tende a diminuire. Dall’altra si costruiscono troppe case, troppi palazzi. Perché si costruisce tanto pur sapendo che mancano le persone in grado di occupare i nuovi appartamenti? Perché i cosiddetti investitori istituzionali (ad esempio Casse pensioni e assicurazioni) che dispongo di grandi capitali non sanno dove mettere il loro denaro. I tassi di interesse quasi nulli, o addirittura negativi, rendono il deposito bancario per niente interessante. Più redditizio risulta immettere il denaro nel mercato immobiliare, pur sapendo che la richiesta non è in grado di soddisfare pienamente l’offerta. Cosa sì può fare per porre rimedio a questa situazione? Molte cose, ma il fatto che il libero mercato dell’alloggio rischia di andare in tilt, ci suggerisce che un ruolo centrale deve assumerlo l’ente pubblico. Il Piano dell’alloggio, un documento redatto dal Cantone nel 2015 e che purtroppo è rimasto per troppi anni chiuso in un cassetto, nelle sue conclusioni indica la via da perseguire: • monitorare il mercato dell’alloggio; • rinnovare il parco alloggi esistente senza incrementare gli affitti in modo eccessivo; • ridurre l’influsso del costo dei terreni quale fattore di determinazione degli affitti; • incrementare il parco di alloggi di utilità pubblica (o collettiva); • favorire l’economia di scala per alloggi di nuova costruzione; • orientare l’insediamento di alloggi di utilità pubblica in luoghi strategici (entro il primo anello di periferia) e ben allacciati alla rete dei trasporti pubblici; • investire in alloggi di utilità pubblica quale tassello di ottimizzazione e riduzione degli investimenti pubblici complessivi (in particolare, nei settori della mobilità e della socialità). Per il primo punto, stiamo aspettando che il Centro di competenze affidato alla Supsi ci dia le prime indicazioni. Per il secondo è importante mettere a disposizione dei proprietari immobiliari sussidi destinati al rinnovamento degli edifici in modo da evitare che le ristrutturazioni portino ad aumenti sconsiderati delle pigioni. I punti restanti richiedono l’impegno in prima persona di Comuni e Cantone che dovrebbero offrire i terreni pubblici in diritto di superficie in modo da favorire l’insediamento di alloggi di utilità pubblica che notoriamente offrono alloggi con costi inferiori rispetto al mercato libero, si calcola circa il 20% in meno. Le strade ci sono, è necessario che gli amministratori pubblici le imbocchino. A trarne beneficio sarebbe la maggior parte della popolazione.
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