È cambiato il vento, anzi si è fermato e nel Mediterraneo la nave di soccorso si chiama Aquarius ma a bordo sembra di trovarsi nella bonaccia della Linea d’ombra di Conrad. Ospita 629 disperati, un’umanità sofferente in fuga dall’inferno, passata attraverso un inferno ancor peggiore di casa sua che è la Libia, ferita e umiliata dai carnefici, gettata tra le onde in improbabili gommoni, salvata dai volontari della ong. Malta dista 15 miglia ma alla Valletta non li vogliono, Messina dista 35 miglia ma il neoeletto governo italiano ha chiuso i porti per ordine del premier di fatto Matteo Salvini. Dice che per quei bambini, per quelle donne incinte dopo essere state violentate dai carnefici, per quegli uomini disidratati e terrorizzati dalla paura di essere riconsegnati ai carcerieri africani “è finita la pacchia”. Sì, la pacchia. Dice Salvini che la Aquarius è straniera come le altre navi di soccorso nel Mediterraneo e dunque deve togliersi dai piedi. Dice Salvini che salvo poche eccezioni i migranti in fuga da guerre, dittature e fame sono tutti delinquenti, terroristi, scafisti, spacciatori. Prima gli italiani, dice. Dice Salvini che quegli esseri umani in cerca di un frammento di vita ci costano troppo, 35 euro al giorno. E dice ancora tante altre cose e viola le leggi del mare e del buon senso e dell’umanità, bloccando i porti. Il M5S, Di Maio, il premier finto Conte, il ministro delle infrastrutture Toninelli, invece, tacciono. Salve qualche sindaco pentastellato come quello di Livorno e praticamente tutti i sindaci delle città portuali italiane che offrono le loro strutture alla nave, a tratti della speranza, sempre più spesso della disperazione. Salvini dice che ha vinto lui quando il nuovo premier socialista spagnolo, Sánchez, offre il porto di Valencia per l’approdo della nave Aquarius. Valencia non dista 15 o 35 miglia dalla Linea d’ombra, ma 1.400, e i migranti che già da 5 giorni galleggiano nella nebbia di una bonaccia infinita ne dovranno vivere, al momento in cui scriviamo, altri 4 di navigazione perché in Italia c’è un ducetto amico di Le Pen e di Orbán che mostra i muscoli all’Europa sulla pelle di 629 esseri umani. Salvini quasi dichiara guerra alla Francia e ne convoca l’ambasciatore a Roma quando il presidente Macron accusa l’Italia di “cinismo” e “irresponsabilità”. Ha ragione Macron, peccato che sia lui stesso altrettanto cinico e irresponsabile di Salvini facendo morire i migranti sulle Alpi, sotto i treni nei tunnel della ferrovia tra Ventimiglia e Mentone, occupando con i suoi gendarmi la struttura italiana di Bardonecchia gestita dalle ong per perquisire i migranti lì ospitati. Però Salvini ha la solidarietà dei 4 castigamatti di Visegrad, quelli che vorrebbero che tutti i migranti restassero in Italia da dove Salvini li vorrebbe espellere. L’Europa non esiste, è drammatico ma è così, è un’accozzaglia di egoismi, rivalità, interessi che rispondono alle leggi di un liberismo senz’anima che genera populismi, sovranismi, nuovi odi. Salvini e quelli come lui soffiano sul fuoco e, purtroppo, aumentano i consensi in popolazioni impoverite e incattivite. Il fatto è che fuori dall’Europa, dalla Ue, dall’euro, si vivrebbe ancora peggio. Ma non c’è più chi dice che le regole andrebbero sì cambiate, ma sulla base della solidarietà e non degli egoismi. E certo non sulla pelle della povera gente, come i migranti a bordo di Aquarius. Chi pensava che la Lega al governo avrebbe scelto la Realpolitik e ammorbidito la linea xenofoba srotolata in campagna elettorale contro i migranti si sbagliava di grosso. E il M5S si è inabissato, non solo nelle urne, del resto voleva governare con chiunque, “a prescindere” come direbbe Totò. Ci sono voluti molti giorni prima che da Roma giungesse un messaggio di solidarietà ai familiari e ai compagni di Soumaila Sacko, sindacalista, raccoglitore di pomodori, sfruttato come una bestia da soma e infine ammazzato a pistolettate in Calabria. E nella baraccopoli di San Ferdinando che ospita quell’umanità di nuovi schiavi non è arrivato il governo Conte bensì il presidente di un ramo del Parlamento, Fico, che speriamo resterà anche in futuro un grillino anomalo.
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