Tri-Star senza permesso

L'Ispettorato del lavoro, coadiuvato dalla Polizia, sta accertando la posizione legale degli operai giunti dal Messico per imparare l'uso dei macchinari che saranno delocalizzati

La Tri-Star, azienda di Bioggio che sarà delocalizzata in Messico (di cui area aveva riferito tre settimane fa) per volontà del gruppo proprietario, l’americana Carlisle, è stata oggi al centro di un’operazione di polizia a sostegno dell’intervento dell’Ispettorato del Lavoro.

 

Le autorità cantonali hanno voluto accertare se fossero adempiute le condizioni legali relative alla presenza di una ventina di operai messicani e un dirigente americano per imparare a utilizzare i macchinari delle fabbrica ticinese che saranno delocalizzati. Al termine dell’operazione, la ventina di operai messicani è stata condotta al comando della polizia cantonale per le verifiche del caso.

 

Da quanto appurato da area, gli operai messicani erano sprovvisti dei necessari permessi di lavoro. A livello legale, a persone provenienti da Stati terzi è possibile restare in Svizzera per otto giorni per una formazione teorica senza i permessi lavorativi. Teorica, ma non pratica. Difficilmente si può imparare come funzionino dei macchinari senza metterci le mani. Così facendo però, s’infrange la legge. Questo spiegherebbe perché il dirigente americano non è stato prelevato dalla polizia per ulteriori verifiche. Non toccando i macchinari, il dirigente si sarebbe limitato alla teoria.

 

L’ispettorato del lavoro ha dato seguito a una segnalazione pervenuta alla Commisione permessi Stati Terzi, l’ente cantonale incaricato di approvare le richieste di permesso di lavoro provenienti da nazioni fuori dall’Unione europea. «Sapendo dell’arrivo di operai messicani e del dirigente americano, abbiamo chiesto alla Commissione se fossero state rilasciati dei permessi di lavoro a loro favore» spiega Vincenzo Cicero, responsabile industria di Unia Ticino. «Poiché non risultavano, è partita la segnalazione. L’Ispettorato del lavoro avrà valutato la necessità di far chiarezza».

 

Stupisce il fatto che un grande gruppo internazionale non si sia informato sulle procedure legali svizzere previste per l’invio di personale all’estero. «Abbiamo posto la domanda e ci è stato risposto che la casa madre americana si era rivolta all’avvocato Costantino Delogu quale assistenza giuridica in loco».

 

L’avvocato Delogu è infatti il consulente convenzionato dell’Associazione industrie ticinesi (Aiti). Delogu aveva anche svolto un ruolo di primo piano nella fallimentare vicenda Tisin, essendo presidente dell’associazione Ticino Manufacturing firmataria del Ccl a nome del gruppo di aziende che voleva sottrarsi all’obbligo del salario minimo cantonale. «L’avvocato Delogu appare come un Re Mida al contrario» commenta il sindacalista Cicero.

 

L'avvocato Delogu ha contattato area per fornire la sua versione dei fatti, smentendo di «aver mai fatto una simile consulenza e di non aver mai ricevuto un mandato per gestire l'arrivo degli operai dal Messico».

 

Infine, aggiungiamo che da nostre informazioni, il direttore dello stabilimento ticinese non avrebbe avuto nessuna colpa nella vicenda dei permessi. area ha contattato il gruppo americano Carlisle per conoscere la loro versione dei fatti, ma al momento nessuna risposta è arrivata da Oltreoceano.

Pubblicato il

22.03.2023 12:31
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