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Tremonti, tre scudi |
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Ma cosa vuole da noi questo Giulio Tremonti? Tre scudi? Due fiorini? Sei ducati? Vuole miliardi di euro? Ah, ecco. Io però continuo a non capire perché un ministro delle finanze italiano una mattina, così, si alzi con la fregola di lottare contro l'evasione fiscale. Evadere dal carcere è brutto, è da cattivi ma evadere dal fisco, no. Il fisco è una cosa disdicevole, opprimente. È lo Stato che ci mette le mani in tasca per utilizzare i nostri (nostri!) soldi come meglio gli pare. Perciò evadere il fisco è una manovra per mettersi in salvo. È un segnale che il contribuente dà al proprio governo per spiegargli che è grande abbastanza per decidere da solo che fare dei propri guadagni. Dunque, riassumendo, è quasi una dimostrazione di maturità. Questa raggiunta età adulta viene evidentemente meno se permettiamo allo Stato di lasciarci lì solo con la paghetta settimanale per le piccole spese. Ora, questa maturità il popolo italiano l'ha davvero raggiunta a pieno. Tanto è vero che l'Italia svetta fieramente ai primi posti nella classifica europea dei paesi con il maggior guadagno non dichiarato. Noi svizzeri che dovevamo fare? L'Italia certamente è un paese amico. Allora potevamo noi, le nostre banche, negare ai nostri vicini aiuto e sostegno? Certo che no poiché garbo e discrezione sono tra le prerogative nazionali. E adesso è proprio un ministro italiano che viene a recriminare sui conti che noi ospitiamo? Quanta poca gratitudine a questo mondo. E poi, suvvia, non è che i soldi depositati nelle casseforti elvetiche da evasori italiani siano planati così lontano da sentirne veramente la mancanza. La Svizzera è territorialmente molto vicina all'Italia, chi vuole può facilmente venire a visitare i propri averi senza sobbarcarsi lunghi viaggi. Lasciare i soldi da noi per un italiano è come nascondere i gioielli di famiglia in soffitta, sono beni a portata di mano. Quindi perché stare a fare i fanatici per un chilometro più o meno: se tieni i soldi a Como va bene, se li porti a Chiasso no. Tanta pignoleria dagli italiani non ce la saremmo davvero aspettata. D'accordo c'è una frontiera che ci divide ma ci separa solo per i permessi di lavoro, per l'amministrazione, la politica. Per il resto siamo fratelli, o almeno cugini: parliamo la stessa lingua, come gli argentini molti di noi hanno almeno un nonno, un genero o un cognato italiano (è sempre più difficile tenere figlie e sorelle sotto chiave), anche noi svizzeri mangiamo molta pizza e pasta, tifiamo Milan o Juventus, per dire. Quindi direi che i soldi italiani li possiamo tenere a pieno diritto sicuramente a titolo di risarcimento per la forzata assimilazione culturale che abbiamo subito. Ed è una questione annosa ormai. Ma, come spesso accade, il nocciolo della questione affonda nella storia, sovente la più remota. Ossia, la soluzione a problemi contemporanei va ricercata in quel che purtroppo ormai non si può più correggere. Se la Svizzera fosse stata in grado di tenersi la Valtellina a quest'ora Tremonti non era lì a remarci contro.
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