Quasi tutte le città europee progettano grattacieli e case-torri: Londra, Zurigo, Milano; persino Tirana fino a ieri triste capitale di un paese di poveri pastori, di disperati e di trafficanti e persino la piccola Locarno che sogna di questi tempi una torre del cinema della modesta altezza di settanta metri. (Ne ha sessanta la casa-torre di Lugano).
Quello che contraddistingue oggi questi alti edifici è la possibilità di torcerli, di avvitarli sul loro asse, di costruirli sghembi (salvo i pavimenti che devono per forza rimanere piani a causa dei mobili e della naturale stazione eretta degli umani). Potenti computer hanno reso possibili disegni molto complessi, sinora inimmaginabili e l'esecuzione in tempi molto brevi di calcoli di strutture cosiddette iperstatiche completamente fuori dai buoni vecchi sistemi ortogonali. Quindi, nei prossimi tempi ne vedremo, nelle città, di tutte le forme e di tutti i colori.
Ma a Milano, oltre agli ormai scontati progetti di grattacieli, è nata un'idea metropolitana di grandissimo interesse: un bosco di trentamila ettari (querce, carpini, aceri) che fascerà la "città" con la bellezza di tre milioni di piante. Per realizzarlo ci vorranno circa vent'anni.
L'autore del progetto è l'architetto cinquantenne Stefano Boeri, direttore della rivista Domus e docente di progettazione urbana al Politecnico. Il costo previsto è di un miliardo e mezzo di euro, pari ad un quarto del costo della tratta ferroviaria ad alta velocità tra Milano e Bologna e ad un terzo del costo del ponte sullo stretto di Messina.
Non c'è niente da ridere. La provincia di Milano è seriamente impegnata nel progetto ed i finanziamenti dovrebbero arrivare dall'Unione europea (fondi per la riforestazione), dalla Società autostrade Milano-Serravalle, dalle Cooperative, dalla Compagnia delle opere, senza contare l'appoggio di Legambiente, Italia Nostra e così via.
Il Metro-Bosco (così si chiama il progetto) dovrebbe assumere forme diverse insinuandosi nelle strutture territoriali esistenti: dalla piantumazione degli incolti, ai filari lungo le tangenziali, alla ricucitura di zone verdi oggi separate, ai parchi di tipo storico attorno ai monumenti. Il tutto sarebbe punteggiato da cascine, rogge, abbazie, aree agricole, agriturismi, semplici prati.
In settembre sono previsti nuovi incontri operativi poiché s'intende fare sul serio.
Penso che questa iniziativa abbia un grandissimo valore. Essa si pone in controtendenza, anche sul piano concreto e non solo su quello critico e verbale, rispetto alla concezione diffusa che vede il territorio come uno spazio da occupare sempre più con strade, edifici, manufatti, in un "naturale" processo di crescita senza fine. Voi aprite i giornali e leggete tutti i giorni articoli che annunciano felicemente nuove iniziative edilizie: centri commerciali e direzionali, quartieri di villette e condomini chiamati esclusivi, cinema multisale, capannoni polivalenti, crematori, inceneritori… . Sulle stesse pagine leggete di continuo notizie di fallimenti, concordati, licenziamenti, truffe, inquinamenti, per non dire di peggio.
Ma non viene allora il dubbio che sia meglio piantare alberi ? Mi pare che un proverbio cinese, di quelli antichi naturalmente, dicesse che se nella vita hai piantato almeno un albero, la tua vita è stata degna di essere vissuta.
A Milano ne vogliono piantare tre milioni e non saranno gli abeti argentati e le siepi di lauro ceraso, che oltre ad arredare tristemente le villettopoli avvelenano anche gli animali, bensì carpini, querce, aceri, cioè le essenze anticamente presenti in Lombardia e in tutte le Prealpi.
Se Metrobosco sarà fatto davvero vuol dire che la vita dei milanesi di adesso sarà stata degna di essere vissuta e quella dei milanesi del futuro sarà efficacemente protetta da molti mali urbani. Ogni anno un ettaro di bosco (100 alberi) abbatte cinquanta tonnellate di Co2.
Quello che c'è di bello in tutto questo è che ne approfitteremo anche noi. Grazie.

Pubblicato il 

22.09.06

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