Come sempre accade in Italia, quando lo Stato si appresta a legiferare su  argomenti di carattere etico, la politica viene fortemente condizionata dalla Chiesa cattolica, ovvero dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) e dallo stesso Vaticano che, dall'altra sponda del Tevere. Ciò è avvenuto in passato, e ciò sta accadendo in queste settimane a proposito delle unioni di fatto. Una materia sulla quale, oggi come allora, l'Italia, un paese tradizionalmente e profondamente cattolico (anche se à la carte, secondo le convenienze), si sta spaccando in due schieramenti tra chi è a favore di una legge che regolarizzi in qualche modo le unioni di fatto, sia tra persone eterosessuali che dello stesso sesso, e chi, invece, è assolutamente contrario che lo Stato debba legiferare su questa materia, sostenuti dalla Chiesa cattolica. In prima fila, tra questi, lo stesso Benedetto XVI, ed il presidente della Cei, cardinale Camillo Ruini che vede nelle unioni di fatto un forte rischio di disgregamento della famiglia. Un comportamento che, anche in questo caso, come negli anni Settanta, prima con il divorzio e poi con l'aborto, non tiene conto che si tratta di norme che cercano semplicemente di porre un rimedio regolarizzando, anche in Italia, situazioni già diffuse. Infatti, come risulta da una recente indagine sulle famiglie italiane promossa dall'Istituto Italiano di Statistica (Istat), in Italia vi è stato, innanzitutto, un drastico calo dei matrimoni (419'000 nel 1972 e 250'000 nel 2005), mentre le coppie di fatto, che nel 1995 erano meno di 250'000, nel 2005 hanno superato il mezzo milione (dato che, peraltro, contempla unicamente le coppie eterosessuali). Sempre secondo l'Istat, oggi in Italia ben un terzo dei matrimoni avviene con rito civile. In ogni caso, al di là delle roventi polemiche innestate dalla Chiesa e dai suoi numerosi supporter politici, il governo Prodi, pur tra mille cautele, è riuscito ad approvare un disegno di legge sui "Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi", elaborato congiuntamente dal ministro delle Pari Opportunità, Barbara Pollastrini (Ds), e dal ministro della Famiglia, Rosy Bindi (Margherita). Si tratta, ora, di vedere quale iter avrà in Parlamento questo disegno di legge che in molti temono possa essere oggetto di frattura nella stessa maggioranza di governo tra l'ala destra (Udeur e cattolici integralisti della Margherita) e la cosiddetta Sinistra Radicale. E qui possono entrare in gioco anche i cittadini italiani all'estero con i loro diciotto parlamentari che sono stati eletti nella Circoscrizione Estero che pure dovranno pronunciarsi in merito a questo disegno di legge supportati da un dibattito che dovrebbe coinvolgere anche le comunità italiane all'estero. Ma non solo. Gli italiani all'estero dovrebbero inserirsi anche nel dibattito in corso in Italia discutendone con i parenti, inviando lettere ai quotidiani ed attraverso il web, portando l'esperienza di chi vive in Paesi dove già esistono i Pacs, le Unioni di fatto, le Unioni civili che dir si voglia o, addirittura i matrimoni gay. Come, per esempio, proprio chi vive in Svizzera dove, dopo il referendum popolare dello scorso anno, è oggi in vigore l'unione domestica registrata senza aver provocato tanti clamori e senza che si siano verificati tutti quegli sconquassi sociali paventati in Italia dai soliti fondamentalisti cattolici!

Pubblicato il 

09.03.07

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