Interrogatori sotto tortura. Non so se si possa veramente parlare di un nostalgico revival. Ah, quegli interrogatori dal sapore un po’ retrò. Ma no. Tutto sommato questo metodo d’inchiesta, perfezionato nei secoli, non è mai stato veramente abbandonato. Cosa significa, cari i miei sedicenti paladini dei diritti dell’uomo? Significa che funziona. Significa che le vostre belle anime non devono scandalizzarsi se la giustizia, anzi la Giustizia con la G maiuscola, mette in campo ogni metodo per farsi strada. Se la democrazia deve passare per la tortura, lasciamole libero il varco. Non tutto il male viene per nuocere, no? L’Iraq è proprio lì, esempio fulgente, per dimostrarcelo. L’indignazione risparmiamola per i torti dei tiranni non per il lavoro dei liberatori. Siamo o non siamo per la determinazione dei popoli? Sì. Allora qualche sacrificio quei popoli dovranno pur accollarselo. La democrazia non è merce che si compri a prezzo di moneta. Al massimo a prezzo di petrolio e nel caso ne vale comunque la pena. Ma come dice un vecchio adagio: un po’ devi soffrire se democratico vuoi apparire. Se quelli stanno nelle carceri e sorvegliati a vista significa che qualcosa di male avranno pur combinato. Nessuno si sognerebbe mai di arrestare arbitrariamente gente innocente. Fidatevi. E quindi la ben oliata macchina giustiziera occidentale deve procedere senza l’ostacolo di vaghe remore moraliste. Cosa vorremmo fare con questi delinquenti? Dargli dei comodi questionari a crocette da compilare? Non ci si può fidare. Quelli sono capacissimi di mentire. Niente di più facile poiché appartengono a una civiltà inferiore, falsa e infida. Mica come noi occidentali che stiamo dalla parte dei buoni, amanti della verità, sposati alla giustizia e democrazia e libertà e al libero mercato, perché no. Il guaio è che in questi frangenti c’è sempre chi è pronto a travisare, a meravigliarsi e a indignarsi. Sorpresa! Da quando mondo è mondo in tutte le guerre si tortura. Anche in quelle giuste. Anche in quelle finite. Una sorpresa ingiustificata ma, e come poteva essere altrimenti?, strumentalizzata da una certa stampa partigiana, o banditesca per dirlo chiaro e tondo. E le umiliazioni fisiche e morali. Ma dove? Prima di tutto vorremmo vedere le prove. Ah già le fotografie… Ditemi voi se è tanto difficile falsificarle. Ah, non è la prima volta che ci nascondiamo con questo stratagemma? Vabbè, poniamo che sia successo veramente, comunque non è detto che l’umiliazione sia per forza così esecrabile. Innanzi tutto quel che non uccide rafforza, diceva Nietzsche. Si tratta semplicemente di promuovere un approccio catartico all’interrogatorio. Il torturato attraverso la sofferenza si purifica: prima traviato, ritrova in seguito la via verso la verità. Attraverso il dolore impara ad amare, esiste un vero amore che non sia travagliato?, impara ad amare la democrazia. Vedrete se il seguito non ci darà ragione.

Pubblicato il 

11.06.04

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