Tirana, 31 gennaio 2003 «Tirana è un luogo, chissà dove, difficile da trovare»: Così canta il “grupo novu de rock” dall’altra parte dell’Europa a Lisbona. L’Albania e soprattutto Tirana, Durazzo e Saranda le due città più importanti affacciate sul Mediterraneo, stanno vivendo momenti di grande cambiamento. Il resto del paese rimane ancora molto povero e pieno di problemi – soprattutto i villaggi del nord – ma anche lì, molto più lentamente, sta cambiando qualche cosa. Tredici anni dopo la caduta del regime di Enver Hoxha, l’Albania rimane nella percezione di molti di noi una macchia scura nella cartina europea. Le notizie negative la fanno da padrone: contrabbando illegale, traffico di persone, droga, mafia, vendetta, onde di immigrati e scandali politici. A Tirana e anche in tante altre città, però sta fiorendo, un po’ in sordina uno sviluppo liberale moderno, che porta piano piano anche a degli sviluppi positivi. «Tirana cinque anni fa era relativamente brutta, addirittura molti rimpiangevano il tempo del vecchio regime, dove tutto era sotto controllo ed ordinato. La città era piccola e tutti si conoscevano. Oggi non la si riconosce più: la gente è più libera, i colori delle facciate non sono più grigie e si può costruire senza dover ottenere un permesso del partito», così si esprime Denald, 24 anni tecnico di una televisione privata. Il sindaco di Tirana, Edi Rama, è un artista. Forse è anche per questo che la città sembra esteticamente più vivibile. Questi cambiamenti sono comunque apprezzati dalla maggior parte degli abitanti della città. «Tirana è cambiata così tanto negli ultimi dieci anni. Si trovano insegne pubblicitarie su tutti i tetti e pareti del centro città. Una cosa inimmaginabile solo alcuni anni fa» ci racconta Bettina, un’esperta tedesca che conosce bene l’Albania, soprattutto Saranda. «In Portogallo è avvenuto più o meno lo stesso: prima si sono sviluppate le città e grazie all’aiuto delle rimesse degli emigrati in Europa occidentale e degli investimenti della Comunità europea anche le campagne hanno potuto raggiungere un certo standard», così dice alla fine del nostro incontro l’esperta. «La democrazia ha portato la libertà di opinione ed un’economia libera», questo è quanto dicono la maggior parte dei giovani incontrati. Certo lo sviluppo non è solo positivo: la corruzione è diventata il problema numero uno di tutti i cittadini. «Al mercato si trova di tutto – nel periodo comunista non c’era nulla – ma i prezzi sono troppo alti per la maggior parte della popolazione», così prosegue Denald. Abita con i suoi genitori nella periferia della città. La popolazione della capitale intanto in dieci anni è quadruplicata, circa due milioni e mezzo vivono oggi in questa nuova metropoli, che non può dare lavoro a tutti. Infatti la maggior parte dei giovani è disoccupata e cerca in tutti i modi di lasciare il paese. «Chi ha terminato i propri studi universitari, soprattutto all’estero ha una possibilità di trovare lavoro nell’amministrazione statale, gli altri si devono arrangiare come possono», dice Denald. Il tempo libero lo passa in discoteche e caffè. Negli ultimi anni si sono sviluppati bar e night club un po’ ovunque in tutto il paese. «I giovani qui fumano troppo e spendono i pochi soldi che guadagnano i genitori in futilità», dice amareggiato Denald. Il futuro però è in mano a questi giovani che un giorno guideranno la nuova Albania. Speriamo che i cambiamenti, anche drastici, avvenuti negli ultimi anni portino i risultati tanto desiderati dalla comunità internazionale e dal governo albanese.

Pubblicato il 

14.02.03

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