Ticino, terra d'asilo

17 febbraio, Tilo Chiasso-Biasca, partenza ore 10.33. Apro il libro e sprofondo nella lettura di "Dio non ama i bambini della Pariani", libro crudelissimo. Tra Capolago e Maroggia il controllore (d'ora in poi condütör) si avvicina a un uomo di colore  e gli chiede il biglietto, dandogli del tu. Non ce l'ha, il biglietto. Il condütör gli chiede un documento, questa parola la capisco bene anch'io: documento. Il viaggiatore clandestino  porge un foglio formato A 4, sicuramente la fotocopia di un documento personale. L'altro telefona, forse alla polizia: -Cosa facciamo?-chiede. -Lo aspettiamo a Lugano. -Okay. Buona giornata.
Il condütör si siede accanto al suo apprendista, un biondino pieno di buona volontà. Gli sta insegnando il mestiere: è destinato a far carriera. Il viaggiatore, in piedi, guarda smarrito. Salgono altri ferrovieri in divisa e stanno tutti insieme nello scompartimento, in silenzio. Fronte unito. È una giornata fredda, è bello starsene al caldo a guardare le onde del Ceresio.
Ora il  clandestino si avvicina con passo lento alla porta della carrozza. A Melide preme il bottone verde e scende. Con calma. Si ferma davanti al finestrino dietro il quale sono seduti i ferrovieri in divisa e fa un segno, con aria rassegnata: vorrebbe riavere il suo foglio, per favore. Il condütör, un piccoletto dall'aria di bravo ragazzo, gli dice, guardandolo attraverso il finestrino: -Salta! Su, salta! E fa un gesto d'invito con la mano, indicando i brividi azzurri dell'acqua che s'intravede oltre la  stazione. Come dire: buttati nel lago, forza. Il Tilo riprende lentamente la sua corsa verso Paradiso.
Il condütör ritelefona a quelli di prima: -Il nero è scappato a Melide. In realtà è solo sceso tranquillamente alla prima fermata, perché non ha il biglietto. Allora il condütör chiama l'Ufficio Controllo Abitanti di Chiasso. Legge i dati dal foglio che ha in mano: -Via Volta… Dev'essere il domicilio provvisorio del viaggiatore che si è dileguato. - Okay. Buona giornata. Poi, davanti agli occhi del biondino che sta imparando l'arte, rilegge il foglio e, con calma, lo fa in mille pezzi, come se stesse compiendo un'azione eroica. Straccia la fotocopia del documento del nero, forse un richiedente l'asilo. -Magra consolazione- commenta malinconicamente.
La vera consolazione sarebbe quella che il nero si buttasse nel lago. Ma non si può avere tutto dalla vita. Bisogna accontentarsi. Il sindaco di Lugano con una telefonata dà lo sfratto ai rifugiati, "se no ci pensiamo noi". Il condütör, al nero, si limita a stracciare il pezzo di carta: l'unica cosa che ha. Lo rende invisibile. Lo cancella dalla faccia della terra. Dio non ama i clandestini

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27.03.2009 15:30
Alberto Nessi