Perché comperare una tavoletta di cioccolato quando te ne offrono cinque a un prezzo più conveniente? Perché due lattine di pelati quando se ne comperi dodici ti costano meno? Sembra che se non raccogli l’invito sei un salame. Ma cosa succede se sei di quelli che la spesa la fanno a piedi? Ti accorgi che sei un alieno. Che il supermercato non fa per te. Che sei fermo ai tempi di tua nonna. Lei, buon’anima, ti dava su la retina e ti mandava al negozio a comperare il tonno a etti e il latte coi centesimi di rame. Lo shopping, invece, chiama l’auto; l’auto il megaparcheggio, il megaparcheggio i grandi spazi fuori città, e via di seguito. Mega, iper, super, tutto va nella direzione del grande. Altro che “piccolo è bello”, altro slogan da matusalemme. Viva l’auto grossa, la monovolume camion-sportiva arredata come un salotto di pelle. Grintosa, sfreccia per le piste del deserto infuocato nel sole del tramonto, sale sui picchi nevosi, la si posteggia su un masso perché è un fuoristrada e il suo carattere avventuriero va rispettato. Poco male se nella realtà è in città che la si usa: serve a portare il bimbo a scuola (che dista trecento metri da casa ma a piedi non si va… «Non mi fido, le strade sono così pericolose!») Magari si va in montagna, ogni tanto. Ma soprattutto l’auto grossa serve a fare la spesa. Momento in cui si materializza il “think big”. Non il cestino, ma il carrello, che è enorme. Come gli articoli, sempre più ingombranti. Mega-rotoli con chilometri e chilometri di carta. Puoi permetterteli solo se possiedi un fuori-strada con portellone posteriore. Lo carichi insieme alle palette di lattine per il micio e alla confezione quadrupla di balsamo per i capelli, all’offerta “paghi tre e prendi cinque” di ammorbidenti e al bidone di pop corn da sgranocchiare davanti alla tele con mega-schermo dove stanno stravaccati come ippopotami quattro ragazzini obesi. Che porterai in piscina o in palestra a smaltire l’adipe e intanto che loro si muovono ne approfitti per andare a fare la spesa… L’incubo si autoalimenta. E se lanciassimo una campagna dal titolo “Fare la spesa a piedi. Con la sportina”, non sarebbe bello? Siccome l’inutile è peso che devi portare non comprerai bottiglie di acqua sgorgata da chissà che sorgente a tremila chilometri di distanza, che si è fatta ore di camion in autostrada e giorni e giorni in un magazzino. Ti verrà in mente che basta aprire il rubinetto per avere acqua sana e buona, oltre che fresca. La spesa a piedi è sana ed è etica. Chiama il negozio di quartiere, le facce che conosci, il formaggio e i salamini impacchettati a mano nella carta, che potrai usare per accendere il camino. Bello no? Come le favole.

Pubblicato il 

23.04.04

Edizione cartacea

Rubrica

Nessun articolo correlato