Terza guerra mondiale

Vorrei sinceramente complimentarmi con i baldi ragazzotti della nazionale di calcio statunitense che hanno così ben interpretato lo spirito della competizione sportiva che sta tenendo in scacco le nostre serate davanti al televisore. Questo mondiale del pallone è molto divertente, un po' come andare in guerra, hanno chiosato. Questo sì che indica uno spirito agonistico propositivo condito da un sano attaccamento alla bandiera. Peraltro un lodevole esempio di coerenza l'hanno dato scendendo in campo contro la vile Italia (che intende ritirare le sue truppe dall'Iraq) ben contenti di darle, pur prendendole a più riprese.
Abbiamo visto fisici asciutti o muscolosi. Qualcuno si è imbolsito. Ci sono giocatori agili e altri inamovibili. Spilungoni e tracagnotti. Quelli che fanno le star e quelli che fanno i fotomodelli. Basta. Adesso vogliamo vedere lacrime e sangue stillati da veri gladiatori.
Anche il campo da calcio deve trasformarsi in un vero campo di battaglia. Cosa significa quell'erbetta liscia e tenera su cui si potrebbe giocare in pantofole? No! Il rettangolo di "gioco" dev'essere fangoso, scosceso ma, soprattutto, qua e là minato. Per carità piccole cariche che tramortiscono senza uccidere. Poi naturalmente bisognerebbe abolire gli arbitri. S'è mai visto che in una guerra vera i contendenti diano retta a delle regole superiori condivise? E poi senza arbitro si taglierebbero fuori tutte le polemiche sterili sulla loro supposta corruzione. Il fallo in un gioco che si vuole davvero virile non solo è ammesso ma è di rigore. Quanto al pallone lo vedrei bene chiodato. Tanto si giocherebbe comunque con scarponcini militari ed elmetto.
Chi è lì piantato in campo senza fare nulla, tipo i difensori quando il gioco si sposta nella metà campo avversaria, invece di perder tempo dovrebbe mettersi a scavare delle trincee che prima o poi tornano utili in caso di contropiedi repentini.
Anche il vincitore dovrebbe essere decretato diversamente. L'idea dell'eliminazione diretta suona bene ma deve cominciare dalla prima fase del campionato. Vince chi riesce a far smettere di correre gli altri. Il punto goal lo segna chi riesce ad abbattere il portiere avversario.
Anche la posta in gioco dovrebbe farsi un po' più consistente. Cosa se ne fa uno di quell'orribile gelatone dorato? Chi vince deve conquistare il diritto di saccheggio nei confronti del paese che ha fatto soccombere. Tanto se guardiamo indietro in genere il Mondiale di calcio lo vincono le squadre dei bianchi, con la sopportabile eccezione dei meticci brasiliani. Ci vuole un bottino consistente. Allora sì che vedremmo calciatori motivati, degni di portare le divise dei paesi che rappresentano. Un fattore che riuscirebbe a spronare anche tutti i giocatori mercenari che vediamo sparsi in diverse squadre. Non c'è come il miraggio di un arricchimento rapido e rapace a esaltare gli animi. Anche quelli dei naturalizzati.
Vedete? Gli spunti più innovativi arrivano sempre dagli Stati Uniti. Ah, che bello il sogno americano…

Pubblicato il

30.06.2006 14:30
Flavia Parodi