La settimana lavorativa passa da 42 a 37,8 ore. È stata la mossa introdotta all’ospedale di Wetzikon lo scorso anno per contrastare l’alto tasso di abbandoni nel nosocomio zurighese e la cronica carenza di personale qualificato che affligge la sanità elvetica. A dodici mesi dall’attuazione, area ha chiesto all’ospedale di stilare un bilancio. Per capire invece come sia vista in Ticino la riduzione oraria introdotta all'Ospedale zurighese, area ha intervistato Annette Biegger, responsabile area infermieristica dell'Ente Ospedaliero Cantonale (Eoc). L'intervista la trovate qui
La riduzione oraria a parità di paga riguarda gli infermieri impiegati sui tre turni giornalieri. In totale, spiegano da Wetzikon, sono 260 gli infermieri beneficiari della riduzione del tempo di lavoro del 10%. O come preferiscono sottolineare all’ospedale zurighese, grazie alle 17 ore mensili liberate, potranno godere di 24 giorni di ferie in più all’anno. Motivando la decisione, la direzione del nosocomio aveva spiegato che nei due anni precedenti, il 17% del personale aveva lasciato il reparto di terapia intensiva e quasi il 35% il reparto di emergenza. Tra le motivazioni principali della partenza, la sofferenza mentale e fisica nel gestire l’importante onere lavorativo. L’abbandono della professione è uno dei gravi problemi che affligge la sanità elvetica. Un tema emerso in maniera dirompente durante il dibattito sull’iniziativa «Per cure infermieristiche forti», accettata da Popolo e Cantoni con il 61 per cento di Sì il 28 novembre 2021. In media, chi lavora nel settore delle cure, abbandona il mestiere dopo appena 15 anni. L’attuazione dell’iniziativa procede a rilento rispetto ai problemi urgenti della sanità, affermano i professionisti del settore. Per poter sopperire alla cronica assenza di personale fisso, molti ospedali svizzeri sono costretti a ricorrere alle agenzie di lavoro temporaneo specializzate in personale infermieristico. Una soluzione estremamente costosa. Il personale temporaneo costa all’ospedale il 40% in più rispetto al personale fisso. «Questa soluzione, oltre ad essere cara, richiede molto tempo nell’introduzione del personale ed ha un impatto negativo sulla qualità delle cure a causa della mancanza di continuità» aveva dichiarato a suo tempo alla Nzz Matthias P. Spielmann, il Ceo della struttura ospedaliera zurighese. Da qui l’idea di ridurre il tempo di lavoro a parità di stipendio, sperando in un duplice risultato: «Vogliamo rendere la professione infermieristica più attraente e definire le condizioni quadro in modo tale che un maggior numero di infermieri rimanga fedele alla professione» spiegava l’amministratore delegato. L’esperimento durerà fino al termine del 2023 e un team scientifico dell’Università di Berna ne sta valutando l’impatto. I risultati dello studio universitario saranno pubblicati a fine giugno. Per capire se la scommessa di Wetzikon sia riuscita, area li ha intervistati a un anno dall’introduzione del nuovo modello orario. L’esperienza è definita «positiva, piacevole e soddisfacente» da Janine Wächter, portavoce dell’Ospedale di Wetzikon, quando le chiediamo di descriverla con tre aggettivi. Per poter garantire la copertura infermieristica sui tre turni lungo le ventiquattro ore giornaliere, la portavoce spiega che sono state assunte 26 nuove infermiere a tempo pieno, l’equivalente al dieci per cento dei 260 infermieri già presenti nel nosocomio zurighese. Per la direzione ospedaliera però, queste nuove uscite finanziarie non devono essere considerate dei costi, ma un investimento a medio-lungo termine. «Avere del personale fisso fidelizzato alla struttura, ci permette di non dover ricorrere al personale interinale, che all’ospedale costa quasi la metà in più del personale in casa». Da quando il nuovo modello orario è entrato in vigore, «la percentuale di personale temporaneo sta diminuendo, ma è ancora troppo alta». Una prima risposta positiva per contro è arrivata dalla ricerca di personale. «Riceviamo molte più candidature rispetto al passato. Prima c’erano settimane e mesi in cui non arrivavano candidature» afferma Wächter, aggiungendo che si osservano degli effetti positivi anche sul personale presente in casa. «In questi dodici mesi, abbiamo osservato un calo del turnover infermieristico, ossia meno infermieri lasciano la nostra struttura, così come registriamo una diminuzione delle assenze di breve durata del personale di cura rispetto alla media degli anni precedenti». Insomma, il bilancio dell’esperienza è positivo per la dirigenza dell’Ospedale di Wetzikon, ma non va considerata la bacchetta magica che risolverà tutti i problemi. «La carenza di personale qualificato deve essere affrontata da diverse prospettive. L’introduzione dei nuovi modelli di orario di lavoro concerne “unicamente” il settore infermieristico e quindi risolve solo una parte del problema della penuria di personale qualificato. È dunque necessario un approccio globale alla problematica. Argomenti quali lo sviluppo del team, il miglioramento dei processi o lo stanziamento di premi economici al personale chiamato a delle sostituzioni in tempi brevi, sono pianificati e in parte già stati implementati» spiega la portavoce dell’ospedale. In definitiva, consigliereste l’adozione della misura ad altri ospedali? «Sì, allo stadio attuale i segnali sono positivi. Il modello sta attirando i professionisti del settore infermieristico. Pur essendo relativamente costoso, la misura è una risposta immediata alla messa in pratica dell’iniziativa infermieristica. Tuttavia, la misura presenta pure uno svantaggio. Consente ai politici responsabili della sanità di rimandare delle decisioni fondamentali per il settore. Fra queste, le tariffe attualmente in vigore nel sistema ospedaliero elvetico impediscono sul lungo termine il finanziamento del modello orario da noi introdotto. Per questo il nostro durerà fino a dicembre di quest’anno. In seguito, valuteremo se ci sarà la possibilità di estenderlo, nella speranza che la politica adotti in tempi brevi le soluzioni che s’impongono» conclude la nostra interlocutrice. |