Tempi storici, tempi biologici

Estinzione del 50% del milione di specie esistenti entro fine secolo. Ad affermarlo è l’ultimo  “Assessment Report on the Different Value and Valuation of Nature” dell’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), redatto da 82 esperti (tra cui anche della Svizzera) di scienze sociali, economiche e umanistiche. In sostanza: la natura sta «diminuendo a livello globale a tassi senza precedenti nella storia, e il tasso di estinzione delle specie sta accelerando. La diversità all’interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi, così come molti contributi fondamentali che ci offre la natura, dal cibo al legno e al sequestro del carbonio, stanno diminuendo rapidamente».


I bollettini economici finanziari invece fanno stato di pingui guadagni nel 2022 e concentrazioni di ricchezza strafottenti dei disagi sociali crescenti ovunque anche nei cosiddetti paesi ricchi. Le analisi economiche dominanti continuano a ignorare che l’entropia esista: “L’hanno condannata a cent’anni di solitudine, come la stirpe dei Buendia nel romanzo di G. Marquez” come scrisse Tiezzi nel 1984 in ‘Tempi storici, tempi Biologici: la terra o la morte’.


L’entropia, ricordiamolo, misura il grado di dispersione dell’energia (da quella disponibile a quella non più disponibile). Essa aumenta naturalmente perché ogni essere vivente non potendo produrre energia è costretto a procurarsela consumando (mangiando, bruciando ecc). Maggior è il fabbisogno maggiore l’entropia. La sostituzione del lavoro umano con quello animale prima, e con le macchine a partire dall’industrializzazione ha comportato oltre al benessere materiale anche l’aumento di entropia, raggiungendo oggidì livelli altissimi e crescenti.


Per J. Rifkin, che con G. Roegen ha portato questi concetti sul piano economico, «il vizio fatale dell’economia tradizionale è di essere ancora legata alla concezione newtoniana del mondo in equilibrio, in cui il tempo è reversibile, ignorando la termodinamica, la sua legge dell’entropia e il suo impatto nel tempo». Un difetto che caratterizza tutti i modelli economici dominanti (sia di cultura capitalista sia marxista). Essi sono statici ed estremamente limitati nell’anticipare e programmare il futuro, soprattutto perché omettono che diversamente dallo spazio il tempo possiede una direzione. “La termodinamica − scrive Tiezzi − introduce la consapevolezza dello scorrere unidirezionale del tempo, traccia il confine tra la realtà del passato, e l’indeterminazione del futuro, indica l’orientazione del tempo nei processi naturali”. Tiezzi, aggiunge che “il problema della sostenibilità sta nella divergenza tra il tempo storico (ordine di grandezza di migliaia di anni) e il tempo biologico (ordine di grandezza di miliardi di anni). Cambiamenti che prima avvenivano nell’ordine di migliaia, milioni di anni, oggi avvengono nell’ordine di decenni. Troppo rapidamente per poter esser sopportati dalla biosfera”. E che oggi si manifestano in modo sempre più evidente e frequente: riscaldamento globale, perdita di biodiversità, desertificazione. “Si tratta di un problema di divergenza tra due scale temporali − indica Tiezzi − quella umana (tecnologica), e quella della natura (biologica)”.
Ora, non solo la teoria economica continua a ignorare o sottovalutare questi concetti, ma continua a preferirne un altro che potrebbe essere riassunto dalla massima “il tempo è denaro”. Ovvero della necessità di massima efficienza. “Il progresso viene misurato dalla velocità con cui si produce, si arriva addirittura a pensare che quanto più velocemente si adoperano le risorse della natura, tanto più il progresso avanza”. In altre parole: “Più velocemente si trasforma la natura, più si risparmia tempo”. Ma come afferma Tiezzi “questo concetto di ‘tempo tecnologico o economico’ è esattamente l’opposto del ‘tempo entropico’”.

Pubblicato il

27.04.2023 09:12
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