Adesso l’obiettivo di Lukas Mühlemann, amministratore delegato del Credit Suisse Group, è quello di limitare i danni e calmare le acque nel torbido «affare» dell’istituto argentino Banco General de Negocios. Ma non sarà gioco facile tirarsi fuori dalle sabbie mobili che ricoprono la seconda banca elvetica, dopo le rivelazioni della stampa sul presunto ruolo occulto che questa avrebbe tenuto, con il Banco General, nell’evasione di circa 70 milioni di dollari dall’Argentina, in violazione delle norme attuate dal presidente Duhalde, a seguito del terremoto finanziario che ha messo in ginocchio il Paese sudamericano. La faccenda interessa ora la Commissione federale delle banche, che ha trasmesso alla fine della settimana scorsa una richiesta di spiegazioni a Lukas Mülhemann. Che il gendarme delle banche mettesse il naso negli affari del Credit Suisse in Argentina era una mossa che tutti si attendevano. Questa iniziativa punta però a fare luce anche sulle relazioni della banca svizzera con il Banco Commercial de Montevideo e la San Luis Financial Investment di Panama, estendendo le ricerche oltre i confini del Paese argentino, quasi a voler indicare che la macchia d’olio potrebbe allargarsi a vista d’occhio. Il rapporto tende a stabilire se l’istituto elvetico ha collaborato alla fuga di capitali facendo seguito alle pressioni del Banco General de Negocios, e permettendo così a esponenti della finanza e dell’alta società di mettere al sicuro, all’estero, il proprio patrimonio. Il Credit Suisse e l’istituto creditizio argentino sono uniti da un legame a doppio filo. Oltre a possederne una fetta pari al 26,4% del capitale, la banca svizzera occupa un seggio nel consiglio di amministrazione del Banco General, una poltrona che spetta di diritto a Lukas Mülhemann. Il big boss zurighese ha condotto negli ultimi anni un rapporto di stretta collaborazione con i vertici della grande banca argentina, che il Credit Suisse Group ha usato come testa di ponte per conquistare il mercato finanziario del Paese sudamericano. Scambi di favori e cortesie erano frequenti tra gli amministratori delle due banche, e l’intesa sembrava filare a vele spiegate fino al crollo degli affari. Nell’ultimo trimestre contabile il Credit Suisse First Boston, braccio finanziario del Credit Suisse Group, ha subito perdite per circa 330 milioni di franchi, legate con ogni probabilità al tracollo del Banco General de Negocios. L’ora dei conti è suonata il 25 gennaio scorso a Zurigo durante il consiglio di amministrazione che la banca argentina ha tenuto in esilio in Svizzera, dove per i banchieri tira un aria decisamente migliore di quella che si respira in Argentina. Il problema per Lukas Mühlemann viene proprio da questa riunione, alla quale ha preso parte, nelle mura della sede del Credit Suisse, il latitante José Rohm, presidente dell’istituto argentino, ricercato dalla polizia argentina. Secondo un responsabile della banca statunitense JP Morgan, altro azionista del Banco Generale de Negocios, citato dalla stampa argentina, José Rohm sarebbe venuto a chiedere a Lukas Mülhemann un prestito di 260 milioni per tappare le falle aperte dal fratello Carlo, vice presidente della banca, arrestato il 23 gennaio a Buenos Aires, prima di imbarcarsi per la Svizzera. La giustizia argentina, che indaga dal 1991 sulle attività dei due fratelli, ha inoltrato via Interpol un mandato di arresto per José Rohm, che le autorità giudiziarie elvetiche hanno rispedito al mittente bollandolo come «incompleto». A quanto risulta dalle dichiarazioni ufficiali, la motivazione di «riciclaggio di denaro» non era accompagnata dalla menzione di rito che prevede una «specifica di reato», come l’evasione fiscale, lo storno contabile, eccetera. Berna ha allora chiesto ai giudici argentini di completare il mandato, ma ormai era troppo tardi : José Rohm è partito per New York il 26 gennaio, proseguendo poi per una destinazione sconosciuta. Le nuvole che si addensano sui vertici del Credit Suisse rischiano di farsi ancora più nere a seguito dell’inchiesta che è stata aperta a Ginevra dal giudice Paul Perraudin. Il magistrato ginevrino è partito alcune settimane fa alla ricerca di un conto sospetto che il procuratore generale argentino, Nicolas Beccera, avrebbe aperto nella banca svizzera. In novembre il primo dei giudici d’Argertina era riuscito a ottenere la liberazione dell’amico e ex presidente peronista Carlos Saul Menem, provocando l’indignazione dell’apparato giudiziario del Paese. Le frustate che i vertici del Credit Suisse Group ricevono a tutto campo potrebbero provocare numerosi guai a Lukas Mühlemann che si è personalmente impegnato nella campagna argentina. Nuove rivelazioni sono attese dalle investigazioni dei giudici di Buenos Aires che pongono il Banco General de Negocios al centro di un traffico di riciclaggio e evasione di fondi per oltre 375 milioni di franchi negli ultimi dieci anni. I detective argentini, affiancati ora da quelli americani, si chiedono se una parte o la totalità di questa somma sia transitata dalle banche elvetiche.

Pubblicato il 

15.02.02

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