Tagli per 93 mila sussidiati

Fra i quattro referendum cantonali che saranno oggetto di votazione il prossimo 16 maggio c’è anche quello sui sussidi ai premi delle casse malati. Il referendum toccherà da vicino i 95 mila ticinesi che anche nel 2004 hanno fatto ricorso allo Stato per far fronte ai costi della salute. Ben 93 mila di loro subiranno direttamente le misure che Consiglio di Stato e Parlamento ticinese hanno adottato se anche il popolo le accetterà. Si tratta di misure che avranno effetto retroattivo al primo gennaio 2004. All’orizzonte si prospetta dunque “un conguaglio negativo per i sussidiati”. 93 mila le persone che saranno chiamate alla cassa. Le istanze per ottenere il sussidio alla cassa malattia per l’anno in corso sono state all’incirca 46 mila 500 (tra singoli e famiglie) e i sussidi verranno concessi con ogni probabilità a 95 mila persone. Quasi un terzo dei ticinesi deve ricorrere annualmente all’aiuto dello Stato per pagare il premio della cassa malattia. Stato che a maggio, popolo permettendo, diminuirà il proprio impegno ritoccando i sussidi già concessi a partire dal primo gennaio 2004. A questo riguardo potrebbero risultare pesanti le conseguenze finanziarie per i sussidiati a causa della strategia scelta dal Cantone. Non potendo comportarsi altrimenti l’Ufficio dell’assicurazione malattia si è finora basato sulla legislazione corrente che prevede di accettare o meno l’istanza di sussidio in base al reddito imponibile del richiedente. L'ammontare del contributo annuo viene invece calcolato in base alla “quota media ponderata cantonale”(vedasi articolo sotto). La modifica della legge di applicazione cantonale della Lamal prevede tra l’altro di mutare le basi sulle quali viene ottenuta questa misura del premio medio, attualmente calcolata tenendo conto di tutti i premi degli assicuratori malattia (vedasi articolo sotto). E il nocciolo della questione sta proprio qui. Come si comporterà il Cantone che per la per la prima metà dell’anno ha elargito il sussidio in base alla vecchia legislazione (e che quindi ha versato al 98 per cento dei sussidiati più di ciò a cui avrebbero avuto diritto) se la modifica verrà accettata? Senza ombra di dubbio i 93 mila coinvolti saranno chiamati a restituire la parte eccedente di sussidio che hanno ricevuto nella prima parte dell’anno. Ma ciò non avverrà con un rapporto bilaterale fra l’Ufficio dell’assicurazione malattia e il sussidiato. Verranno coinvolte le casse malattia. Esse ricevono dal Cantone a scadenza mensile il contributo per il proprio affiliato sussidiato e in seguito emettono la fattura a carico dell’assicurato. Un esempio è d’aiuto: supponiamo che un cittadino abbia chiesto – e gli sia stato concesso – un sussidio. L’ammontare è di 150 franchi al mese mentre il premio dell’assicuratore malattia è di 200 franchi. Ora, a seguito della modifica di legge, supponiamo che egli abbia diritto non più a 150 ma a 75 franchi al mese. A questo punto il Cantone avendo già concesso nei primi 6 mesi il sussidio intero per il 2004 informerà l’assicuratore che non verserà più alcun contributo. La cassa malattia si rifarà naturalmente sul proprio affiliato che sarà chiamato a pagare il premio pieno per i mesi restanti dell’anno. Il sussidiato si troverà così improvvisamente a pagare da 50 a 200 franchi al mese in un sol colpo. Non è neppure da escludere che qualche assicurato si troverà nella condizione di dover pagare alla cassa malattia più del premio pieno. Una misura che avrà dei contraccolpi non indifferenti sul sussidiato e in particolare sulle famiglie. Molte sono le obiezioni che si possono sollevare su questo modo di agire dello Stato. Primo: i sussidiati non sono stati per tempo informati sulle conseguenze che avrà la modifica di legge sulla quale si voterà in maggio e, non a torto, qualcuno dei 93 mila potrà ricorrere adducendo di non essere stato messo nella condizione di poter effettuare una buona scelta fra gli assicuratori (vedasi articolo sotto). Secondo: quale sarà il costo per l’amministrazione che dovrà informare 93 mila sussidiati che il proprio contributo è diminuito nel corso dell’anno? Intende comunicarlo? Se invece informerà unicamente le casse malattia come potrà il sussidiato verificare se vi sono abusi? La trasparenza non appare garantita. Inoltre: il Cantone, se il popolo il 16 maggio darà il suo consenso, inasprirà la legislazione contro coloro che non pagano i premi, ossia contro quegli assicurati insolventi che sono costati 7 milioni di franchi all’amministrazione nel 2002. Se 93 mila persone si troveranno a pagare improvvisamente di più quanti di loro non potranno o non vorranno più far fronte ai propri impegni? Da ultimo (ma non meno importante): il Consiglio di Stato è davvero convinto che l’assicurato sussidiato ha tutti i mezzi per individuare la migliore cassa malattia nell’ingarbugliato sistema dei costi della salute? Senza contare che non tutti i sussidiati guadagnano 10 mila e più franchi, lordi beninteso, al mese. Il Cantone calcola annualmente la “quota media cantonale ponderata” in base alla quale elargisce un diverso sussidio per ogni differente assicuratore malattia scelto dal sussidiato. Tale quota è attualmente ottenuta tenendo conto sia dei diversi premi applicati da tutti gli assicuratori malattia – e approvati da Berna – che del numero di assicurati affiliati presso le singole casse malattia. La quota media cantonale ponderata per l’anno in corso (pubblicata sul foglio ufficiale numero 91 del 14 novembre 2003) ammonta a 3600 franchi (per i maggiori ai 25 anni, 2760 per i giovani adulti fra i 18 e i 25 e 990 per i minorenni). Ciò significa che il sussidiato che sceglie una cassa malattia più cara di 3600 franchi riceverà un contributo dal Cantone minore rispetto a colui che ne ha scelta una a più buon mercato. L’assicurato che spende di più è ragionevolmente chiamato ad assumersi parte del costo supplementare. Il prossimo 16 maggio i ticinesi si pronunceranno su una modifica della Legge cantonale di applicazione della legge federale sull’assicurazione malattie (Lcamal) che prevede di cambiare le basi sulle quali viene ottenuta la quota media cantonale ponderata. Se venisse accolta dal popolo non si terrebbe più conto dei premi, e del numero del numero di affiliati, di tutte le casse malattia ma unicamente delle 20 meno care. Secondo i calcoli di area la nuova quota che entrerebbe in vigore per il 2004 (con effetto retroattivo al primo gennaio) se il referendum di maggio venisse respinto ammonterà a 3390 franchi e non ai 3600 franchi indicati – in base alla corrente legislazione – sul foglio ufficiale. I sussidiati che hanno preso le proprie decisioni in base ai 3600 franchi pubblicati dal Cantone si vedranno pertanto puniti poiché, come recita il messaggio del preventivo 2004: «non vi sono ragioni plausibili che giustifichino un maggior sussidio statale a parità di reddito unicamente perché il sussidiato decide di spendere di più. A mente del Consiglio di Stato, l’assicurato sussidiato che non si preoccupa di verificare e di confrontare i premi tra i diversi assicuratori e che resta o entra nelle casse più care, fa una scelta antisolidale proprio nel momento in cui invoca la solidarietà dei contribuenti chiedendo il sussidio». Solidarietà che in ogni caso il sussidiato non avrebbe potuto esprimere per il 2004 poiché non è stato in alcun modo opportunamente informato dalle autorità su quale sarebbe stata l’asticella che avrebbe misurato il suo “grado di solidarietà” – quei 3390 franchi che si sarebbe dovuto calcolare di proprio pugno tenendo conto non solo dei premi ma anche del numero di affiliati delle venti casse meno care. E questo in palese violazione del principio dell’affidamento, secondo il quale il cittadino deve potersi fidare delle comunicazioni ufficiali dell’autorità competente (come è il caso con la pubblicazione della quota media ponderata cantonale sul foglio ufficiale). Ai 93 mila sussidiati che a partire da maggio si potrebbero trovare a pagare un premio repentinamente più alto (vedasi articolo sopra) si potrà davvero rimproverare, anche da un punto di vista legale, di «aver compiuto una scelta antisolidale»? Nessuno di loro sapeva infatti cosa è “la solidarietà secondo il Consiglio di Stato”.

Pubblicato il

19.03.2004 02:00
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