Suora, operaia e tra la gente

Da undici anni lavora come cassiera in una Coop di Berna e da altrettanti è attiva nel sindacato. Quella di Carmela Di Guardo, 53enne siciliana di Catania, è la storia di una salariata immigrata in Svizzera che vive le condizioni del lavoro dipendente e che si adopera in difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Una storia piuttosto consueta ma al tempo stesso singolare, perché Carmela di Guardo è anche una religiosa: una suora della congregazione delle Piccole sorelle di Gesù. L'abbiamo incontrata due settimane fa a Losanna a margine del congresso del sindacato Unia, dove era presente come delegata.

Non porta l'abito religioso o altri segni distintivi. «Il desiderio più grande di una piccola sorella -ci spiega infatti- è quello di vivere la vita quotidiana delle persone che ci circondano». È stato proprio questo aspetto, in giovane età, ad attirarla fortemente verso questa comunità religiosa. Il suo percorso incomincia in parrocchia: «Come tanti giovani, un po' dopo l'adolescenza mi chiedevo cosa fare nella vita. Facendo parte di un gruppo che ogni settimana si riuniva per preparare l'omelia per la messa della domenica con il viceparroco, imparai a conoscere meglio il Vangelo e la figura di Gesù e subito dentro di me cominciò a nascere qualcosa». Poi, un giorno, a Roma il primo incontro, determinante, con una piccola sorella di Gesù che raccontava lo stile di vita di queste suore: una vita «semplice, di lavoro e di preghiera e vissuta in luoghi ordinari». «Fui attratta da questa normalità», ricorda oggi Carmela. Una normalità che si manifesta anche a partire dalla scelta del vestito: «In origine le piccole sorelle, che erano presenti nel mondo operaio, portavano un abito blu di jeans e un fazzoletto in testa che richiamavano la tenuta degli operai con cui lavoravano in fabbrica otto ore al giorno. In seguito ci si accorse però che anche questo vestito semplice creava degli ostacoli alle piccole sorelle desiderose di fondersi nella massa, tra le gente e con la gente. Dopo attenta riflessione si decise così di rinunciarvi. Oggi ci vestiamo come la gente del posto in cui viviamo».
«Perché vogliamo vivere il medesimo quotidiano, fatto di lavoro e di relazioni di amicizia, oltre che del rapporto con Dio. Secondo la nostra fede cristiana, con un Dio che si è fatto creatura per vivere tra di noi, l'unico modo per poter dire a qualcun altro "sei prezioso", "hai una dignità" o "ti voglio bene" è infatti quello di condividere le sue condizioni», spiega Carmela, che certo non nasconde il suo vissuto, ma non lo racconta nemmeno a tutti. Proprio perché, insiste, «vogliamo vivere ed essere sul piano dell'attitudine interiore (come suggerisce la nostra denominazione "piccole sorelle di Gesù") come tutti gli altri. Noi vogliamo farci sorelle di tutte le persone che incontriamo».
Questo suo forte desiderio (che ritorna quasi in ogni sua frase) si è realizzato percorrendo la strada dell'immigrazione che nei passati decenni ha portato dall'Italia alla Svizzera centinaia di migliaia di lavoratori. E qui a vivere, almeno inizialmente, le loro stesse sofferenze: la nostalgia di casa e la difficoltà di adattarsi al clima, alla lingua e alla mentalità svizzero-tedesca. «Sono giunta in Svizzera ventiquattro anni fa -racconta- Siccome la nostra spiritualità è quella di voler vivere con la gente che non ha molti contatti con la Chiesa, cerchiamo di essere presenti in diversi ambienti di vita tra i quali quelli degli zingari, delle prostitute e dei detenuti. Ed io inizialmente sono venuta qui per condividere con altre donne un momento difficile della loro vita come quello della reclusione all'interno di un carcere». Un'esperienza quella della "detenuta volontaria" che Carmela ha vissuto più volte, ma di cui preferisce parlare poco. Per «evitare di suscitare stupore: le piccole sorelle vivono semplicemente le condizioni della gente comune, che possono anche essere estreme», ci spiega con assoluta naturalezza.
Anche nel mondo del lavoro, come lei stessa ha potuto constatare in undici anni di cassiera in un piccolo negozio Coop di Berna, dove ha «l'opportunità di condividere le fatiche del lavoro dipendente di una gran parte di umanità» e di «vivere così il Vangelo» come ogni membro della sua comunità religiosa desidera. In questa filosofia di vita s'inscrive anche la sua partecipazione al sindacato, a cui ha aderito subito appena arrivata alla Coop: «Ho avvertito la necessità di conoscere i miei diritti e quelli dei miei compagni di lavoro», spiega, ricordando per esempio la lunga battaglia condotta insieme al sindacato e alle sue colleghe per ottenere, dopo dieci anni d'impiego a ore, un contratto fisso. Oggi Carmela fa da collegamentro tra i suoi colleghi di lavoro e il sindacato: «In modo puntuale, perché le mie giornate, oltre alle ore di lavoro, le dedico alla preghiera, alla meditazione della Parola di Dio, oltre che agli incontri con le numerose persone che conosco». Sempre «accogliendo l'altro come fratello e come sorella e insieme percorrendo un cammino alla ricerca di più giustizia e più rispetto per l'essere umano», conclude Carmela.


Tutto iniziò in Marocco

La congregazione delle Piccole sorelle di Gesù è stata fondata nel 1939, ma affonda le sue radici nella vicenda di un ex militare vissuto a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento. Charles De Foucauld, che ha perso la fede in età liceale, inizia il suo percorso religioso in un viaggio all'interno del Marocco, che esplora da clandestino (all'epoca l'accesso era interdetto agli europei) tra il 1883 e il 1884, dopo che nel corso di una spedizione militare in Algeria come sottotenente di cavalleria ha deciso di lasciare l'esercito. Il Marocco lo affascina per il suo paesaggio e la sua architettura, ma ciò che più lo sconvolge è la fede dei musulmani. Comincia così a esplorare se stesso e a cercare Dio. Al suo ritorno in Francia riprende il contatto con la sua fede cristiana e nel 1886 interviene la svolta. Poi, dopo un pellegrinaggio in Palestina alla scoperta di Gesù di Nazaret, diventa monaco trappista
(un ordine di clausura di discreto silenzio e di grande povertà) e viene inviato su sua richiesta in Siria, tra le montagne impervie di Curdi, Armeni, Turchi e Arabi. Dopo aver conosciuto la realtà di una famiglia estremamente povera, non se la sente più di continuare a vivere tranquillamente, seppure in povertà, tra le mura di un convento. Chiede e ottiene così di potersene andare tra i poveri, prima per tre anni in Terrasanta a Nazaret, dove vive come «povero servo» all'ombra del monastero delle Clarisse, «solo con Dio solo» in una capanna-eremo. Decide infine di farsi prete: l'ordinazione avviene in Francia nel 1901. Poi, avendo riscoperto Dio nei paesi musulmani, decide di tornare in Algeria, nel profondo sud del Sahara dove non ci sono né cristiani né preti. Per oltre una decina di anni vive in un minuscolo villaggio di capanne insieme ai Tuareg, con cui condivide ciò che ha e ciò che è. Stringe relazioni di fiducia e di amicizia. Pur di restare con loro, accetta di non celebrare la messa quando non ci sono cristiani presenti che assistano. Dei Tuareg studia lingua e cultura, traduce poemi, canti e proverbi, redige un dizionario Tuareg-Francese. Diventa insomma la memoria di un popolo. E dopo lo scoppio della guerra nel 1914, rimasto al villaggio solo con i più poveri dopo che la carestia ha fatto partire i nomadi per pascoli lontani, per difenderli dagli attacchi, costruisce un fortino-magazzino comunitario, dove nel 1916 verrà ucciso da una banda di Tuareg ribelli.
La vicenda di fratel Charles viene scoperta nel 1921 da una giovane francese, Magdeleine Hutin, che da subito spera di diventare una delle piccole sorelle tanto desiderate da Charles de Foucauld. Nel 1935, malata e inferma, si trasferisce ad Algeri con la madre e una ragazza che condivide le stesse aspirazioni. Un prete chiede loro aiuto per aprire «un centro di padre de Foucauld». In seguito raccoglie l'invito a fare un anno di noviziato presso le Suore Bianche di Algeri e durante questo periodo, visto il suo desiderio, le viene proposto dal prefetto apostolico del Sahara di scrivere la Costituzione delle Piccole sorelle di Gesù. L'8 settembre 1939, qualche giorno dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, piccola sorella Magdelaine fa ad Algeri la sua prima Professione, cioè i tre voti di povertà, obbedienza e castità. Questa sarà la data ufficiale della fondazione delle piccole sorelle di Gesù.
Oggi ve ne sono circa 1.300 nel mondo (di 62 nazionalità) e 26 in Svizzera. La maggior parte di loro vivono in piccole comunità.
   

Pubblicato il

17.12.2010 01:00
Claudio Carrer