Suonatori a cavallo dei tempi

«Faccio parte di una generazione che prima di andare a scuola doveva mungere la mucca». Mauro Garbani, figlio di contadini ticinesi, ha solo 45 anni, ma i ricordi della sua infanzia paiono affondare in un passato molto remoto. «Da bambino vivevo perennemente in uno iato: da una parte m’attorniava una cultura popolare vecchia di secoli e dall’altra ascoltavo Jimi Hendrix e Janis Joplin. Malgrado abbia vissuto in un momento di rapido progresso sono rimasto legato alle mie origini contadine e a tutto il bagaglio culturale che la mia famiglia mi ha tramandato». Anche, ed in particolare, alla musica. E la sua ricerca, quella che lo spinge nelle valli a riportare alla luce melodie e testi antichi, più che una passione è una vera e propria vocazione. Di formazione falegname, Mauro Garbani, assieme alla musicista di origini basilesi Esther Rietschin, forma nel 1991 il duo Vent Negru, occupandosi in particolare di musica popolare. «Mi rendo conto che il mondo della mia infanzia, il mondo appartenuto ai miei genitori, sì, ma anche a me, va scomparendo. Il mio lavoro con Esther Rietschin è quello di non lasciarlo svanire nell’oblio, di recuperarlo in quanto depositario di una parte della mia identità, delle mie radici». Catalogazione, dunque, di tutti i canti e i motivi che ancora vivono sulle labbra degli anziani, estendendo la ricerca dal Ticino al Nord Italia e avvalendosi dei risultati di altri ricercatori, quali gli italiani Roberto Leydi, Giorgio Nataletti, Giovanna Marini o l’etnomusicologo statunitense Alan Lomax. Il frutto del lavoro di ricerca poi confluisce nei dischi, nei concerti, nelle serate musicali e negli spettacoli di cantastorie dei Vent negru. «La nostra attività è molteplice» – spiega Mauro Garbani – «tanto che mi piace definirci come suonatori itineranti. Suoniamo nelle chiese come nelle osterie adattando il nostro repertorio all’ambiente in cui ci esibiamo. Le nostre tradizioni musicali sono ricchissime e permettono sia di divertire la gente nelle bettole, sia di proporre riflessioni musicali con brani di provenienza più colta». Il repertorio dei Vent Negru, dopo più di dieci anni di lavoro, spazia dalla musica popolare a quella liturgica, dai motivi che nel corso dei secoli hanno modificato la loro veste in conformità con le mode, a quelli giunti a noi nella loro forma più antica. Ma la musica non è l’unico ramo della tradizione ticinese e norditaliana ad essere oggetto delle attenzioni da parte dei Vent Negru. Accanto alla musica da ballo, alle ninne nanne alle canzoni d’amore o di guerra, i due musicisti recuperano detti, proverbi, racconti e tipologie di danze. Inoltre Mauro Garbani ha ridato lustro a uno strumento antico, l’organetto, antenato della fisarmonica cromatica, dimenticato a favore della versatilità di quest’ultima. «Dagli anni ’80, dalla scomparsa cioè di Plinio Canonica, l’ultimo suonatore dell’organetto in Ticino, più nessuno da noi si è occupato di questo strumento» – afferma Garbani – «Io ne avevo uno in casa e ho deciso di studiarne tutte le potenzialità. È uno strumento complesso poiché, a differenza della fisarmonica, produce note diverse espandendo rispettivamente chiudendo il mantice. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare l’organetto è estremamente versatile e preciso. Uno strumento a pieno titolo, in grado di eseguire qualsiasi tipologia di musica». Quello di ritenere gli strumenti, ma ancora di più la musica di matrice popolare come appartenenti a una categoria secondaria della cultura è un errore commesso da molti. «Ruolo dei Vent Negru» – conclude Garbani – «è anche di mostrare l’alta caratura della musica popolare, la sua raffinatezza e la complessità delle sue manifestazioni al di là di ogni stereotipo riduttivo. L’immagine di una musica popolare come sottofondo nelle balere e nei bar è riduttiva, perché ritrae solo una minima parte – e neanche la migliore – delle potenzialità di questa musica». Un album ricco di voci del passato Diverse espressioni della musica tradizionale ticinese e norditaliana si ritrovano nell’ultimo lavoro del duo Vent Negru, “Leva su ca canta u gall”, un cd autoprodotto di 14 brani che mescola melodie, canti, e proverbi provenienti da varie regioni d’Italia (Piemonte, Liguria, Emilia Romagna) e dalle valli ticinesi. Il risultato è ben lungi dall’essere un revival kitsch delle tradizioni popolari, anzi, gesti antichi, parole che sembrano provenire da molto lontano, echi e archetipi germogliano vividi come per incanto, ritmi e cadenze arcane suscitano meraviglia e stupore, e sono capaci di pizzicare le corde più intime. Sì, perché attraverso il lavoro dei Vent Negru una nebbia improvvisamente si dirada e ognuno scopre di avere un legame con il proprio passato molto più profondo e solido di quanto si sarebbe aspettato. Ogni testo del disco ha una sua storia, spesso legata anche alla storia personale di Mauro Garbani (voce, organetto e chitarra del duo), come “Be a ba”. «Questa canzone dallo strano titolo» – ci spiega – «è stata composta in Italia, nell’Ottocento, e non è altro che un escamotage per imparare l’alfabeto. I bambini nelle scuole cantavano questa canzone e nello stesso tempo mandavano a memoria tutte le lettere. Ricordo che mio nonno diceva di aver imparato l’alfabeto in questo modo». Interessante anche l’aneddoto che si cela dietro alla maliziosa “La falsa monaca”. «È un brano che risale al 1600» – spiega ancora Garbani – «Nel corso dei secoli la musica si è modificata seguendo i gusti del tempo, mente il testo è rimasto pressoché invariato. Abbiamo trovato questa canzone, che narra di come un amante sia riuscito a giacere con la sua amata travestendosi da monaca, in un libretto di canzoni popolari ticinesi. Curioso il fatto che l’autore del libretto sia un certo Hanns In Der Gand, nome falso di un rifugiato polacco che, prima di giungere in Svizzera negli anni Trenta, di mestiere faceva il cantante folk. Riparato in Ticino fra mille peripezie si è interessato alla musica popolare del luogo e ne ha raccolto diverse testimonianze». ventnegru@hotmail.com

Pubblicato il

02.07.2004 03:30
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