Il pensionamento a 60 anni ottenuto nell’edilizia è diventato un tema che incuriosisce anche le altre categorie di lavoratori, e li spinge a pensarci e a discuterne. Una dimostrazione è venuta sabato 23 novembre dalla consueta giornata di formazione sindacale presso la Sulzer Escher-Wyss a Zurigo, che annualmente la Flmo tiene per i lavoratori stranieri. Ma quest’anno c’era una novità: l’assemblea è stata organizzata insieme al Sei, ed oltre al presidente della Flmo, Renzo Ambrosetti, ha partecipato anche il presidente degli edili, Vasco Pedrina. Che lo sciopero del 4 novembre abbia fatto scuola, è risultato chiaro dagli interventi dei partecipanti. Come pure è parsa evidente la voglia di ripetere analoghe manifestazioni alla prima occasione opportuna che si presenti. I temi affrontati erano ovviamente quelli di stretta attualità che riguardano i due sindacati: il prepensionamento nell’edilizia, appunto; e la piattaforma di rivendicazioni in vista del rinnovo nel 2003 della convenzione nazionale dell’industria metalmeccanica. Nell’edilizia – dove ancora molti lavoratori chiedono spiegazioni sui meccanismi di applicazione dell’accordo sulla pensione a 60 anni – si offre l’occasione di rivendicare il prepensionamento anche nei rami secondari del settore. Ai metalmeccanici, con l’avvio dei negoziati per il rinnovo del contratto nazionale, si apre l’opportunità di mettere un po’ alla prova la proprio forza e la propria determinazione. Centrale sarà il tema del salario: cioè compensazione del rincaro e minimi salariali che tengano conto delle specificità regionali (con un occhio alla libera circolazione delle persone, per evitare il dumping salariale). Altro punto importante, con le ristrutturazioni prevedibili nel settore, è la possibilità d’intervento del sindacato nelle situazioni di chiusure e di licenziamenti in massa. Per ambedue i sindacati, sembra ormai avviata la fase di stretta collaborazione che, in vista della creazione del sindacato interprofessionale, d’ora in avanti sarà sempre più irrinunciabile. Ed è proprio sugli aspetti di questa collaborazione che abbiamo intervistato i due presidenti. Ambrosetti: una lotta comune Qual è l’importanza e l’utilità di questa giornata di formazione sindacale tenuta insieme da Flmo e Sei? Intanto questa è una giornata tradizionale per la Flmo, che l’organizza tutti gli anni. Quest’anno, nell’imminenza della creazione del sindacato interprofessionale, abbiamo voluto estenderla anche ai colleghi del Sei, perché riteniamo giunto il momento che si cominci, il più possibile e a tutti i livelli, a collaborare e a lavorare assieme. Questo vale per i migranti, per le donne, per i giovani e per i settori professionali, che un giorno o l’altro dovranno cominciare a lavorare assieme. Dopo il successo dello sciopero nazionale del 4 novembre nell’edilizia, ci sono nella base della Flmo segnali di disponibilità a riprendere questa rivendicazione del pensionamento flessibile ed a farne un cavallo di battaglia? Il discorso del pensionamento flessibile non è diventato d’attualità solo recentemente. In passato, nelle nostre rivendicazioni contrattuali, più volte abbiamo puntato su questo aspetto. In qualche settore, penso all’artigianato dell’edilizia, abbiamo già degli embrioni che devono essere sviluppati. Per quanto concerne l’industria delle macchine, è una delle rivendicazioni prioritarie che abbiamo posto. Ci sarebbe anche la disponibilità ad andare fino in fondo, fino allo sciopero? È troppo presto per dirlo. Il modello del Sei non può essere semplicemente trapiantato in altri settori, perché la struttura d’età dei lavoratori nell’industria è diversa. Sul principio che bisogna andare nella direzione di un pensionamento flessibile, siamo pienamente convinti; sul modo, è ancora tutto da discutere. In quanto alle misure da adottare nel corso della trattativa, siamo ancora nella fase iniziale di presentazione delle rivendicazioni, per cui è troppo presto per pronunciarsi. C’è comunque nella base una ferma volontà di migliorare le condizioni contrattuali. Anche la disponibilità ad appoggiare le lotte degli altri? Certo. Nel caso dello sciopero del Sei tutto l’apparato Flmo era mobilitato per dare una mano ai colleghi dell’edilizia. E questo si può ripetere anche per il settore dei servizi pubblici. Ci sono segnali anche di un aumento dei soci? Non possiamo ancora dire esattamente come finirà quest’anno, dopo che abbiamo lanciato una campagna speciale di reclutamento. Penso comunque che, o manterremo il livello di iscritti, o ci sarà una lieve flessione, ma nell’ordine di qualche centinaio di soci. Come procede la creazione del nuovo sindacato interprofessionale? I lavori procedono a pieno ritmo. Abbiamo stabilito, subito dopo il congresso di settembre, una scaletta di interventi prioritari; e ora si stanno realizzando una serie di progetti parziali per le strutture, per i membri, per la politica contrattuale, per la politica sindacale e quant’altro, sui quali si lavorerà assieme intensamente nei prossimi mesi. L’obiettivo è di giungere, dopo la metà dell’anno prossimo, ad una visione completa e chiara di come sarà organizzato strutturalmente il sindacato. Parallelamente c’è anche il discorso sul futuro (“Zukunftsdebatten”, sul modello di quanto è stato fatto in Germania, ma con le dovute proporzioni), perché non vogliamo concentrarci unicamente su una questione di strutture, ma vogliamo anche dare contenuti di politica sindacale futura. E in particolare nella regione Ticino, come procedono questi lavori preparatori? Nella regione Ticino ci sono stati dei contatti, che ritengo proficui. Il che significa volontà di collaborare. Le tensioni che c’erano prima del congresso si sono smorzate e, da parte dei dirigenti ma anche dei funzionari e dei comitati, si sta cominciando ad incontrarsi, a lavorare assieme e ad ipotizzare come sarà la nuova struttura in Ticino. Pedrina: una grande opportunità Perché una giornata di formazione sindacale a Zurigo insieme alla Flmo? Per far capire che il progetto di sindacato interprofessionale può essere una grande opportunità per l’emigrazione. Ma anche per rilanciare la nostra azione sindacale verso gli emigrati, facendo nostre le loro problematiche e sviluppandole. Importante è che gli emigrati sentano che questo sindacato interprofessionale deve diventare anche il loro progetto. Dopo il congresso, come procede la creazione del sindacato interprofessionale? Si deve fare un salto qualitativo. Prima la discussione era sul principio, se fare o no il sindacato interprofessionale. Il congresso ha deciso di sì, fissando gli elementi chiave di questo progetto; e adesso si deve passare alla realizzazione. Questo rappresenta un salto qualitativo, perché impone di coordinare la realizzazione del progetto in modo che copra tutta l’organizzazione futura del sindacato: dagli aspetti tecnici a quelli sindacali e politici; dalla messa in comune delle istituzioni sociali, come la cassa disoccupazione, o di servizio ai membri, come la protezione giuridica, alla unione di strutture sindacali, come i gruppi d’interesse (emigrati, donne, ecc.) o professionali. Lo sciopero del 4 novembre ha cambiato qualcosa tra i lavoratori? Diciamo che ha avuto un effetto molto positivo anche rispetto alla prospettiva del sindacato interprofessionale, perché in una serie di regioni i colleghi e i funzionari della Flmo hanno dato un grande contributo alla realizzazione dello sciopero nazionale. Quello che abbiamo vissuto intensamente insieme in questa occasione, ha rappresentato un’esperienza che è anche un fattore di speranza e di dinamica unitaria. Un’esperienza molto importante, che vale più di molte discussioni teoriche sui programmi futuri del nuovo sindacato. Ora il pensionamento flessibile verrà ripreso e rilanciato da altre categorie? Al congresso sono state decise una risoluzione e una piattaforma comuni tra la Flmo e il Sei, per fare in modo che nei prossimi due o tre anni il modello di prepensionamento che abbiamo ottenuto nell’edilizia sia esteso ai settori secondari (magari in alcuni non saranno 60, ma 62 o 63 anni), come l’artigianato del metallo, installatori, sanitari, ecc. È prevista inoltre una campagna negli altri settori per fare avanzare questa idea. E adesso che ci sarà il rinnovo della convenzione dell’industria metalmeccanica, anche in quel settore è prevista una rivendicazione sul prepensionamento. Ci sono anche segnali di nuove adesioni al sindacato? Già durante lo sciopero alcune regioni ci hanno segnalato adesioni al sindacato di colleghi che non erano organizzati sindacalmente. L’eco dello sciopero e del risultato ottenuto è molto positiva nei cantieri, per cui siamo fiduciosi che abbia un effetto positivo anche sul reclutamento. Quali sono, ora, i prossimi obiettivi di lotta del Sei? Primo: faremo bene attenzione affinché il modello che abbiamo ottenuto nell’edilizia venga effettivamente applicato. E sarà già un grande lavoro, perché è un grosso progetto, una grossa novità, e la sua applicazione richiede forze importanti. Secondo, ci sono già i padroni del ramo carpentieri che vogliono contestare il pensionamento anticipato ed uscire dal contratto mantello. E qui dovremo condurre una battaglia: la lotta continua. Terzo, cominciamo a preparare la campagna per i rinnovi dei contratti nei settori secondari, in particolare in quelli del legno, falegnameria, pittura e gessatura, rami interni, dove cercheremo con la Flmo di ottenere il prepensionamento.

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29.11.02

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