Sul voto all'estero

Tutti noi siamo stati testimoni delle roventi polemiche emerse sul voto all'estero in occasione dei referendum tenutisi in Italia il 12 e 13 giugno. Polemiche legate al rischio che non si raggiungesse il quorum per la scarsa partecipazione al voto da parte degli elettori nella Circoscrizione Estero. Meno male che ciò non è accaduto per l'elevata partecipazione al voto che vi è stata in Italia altrimenti, ora, ci sarebbe stato l'assalto alla legge sul voto all'estero da parte di molti parlamentari e di chissà quanti movimenti e partiti. Tuttavia, prima che qualcuno nel parlamento italiano sia spinto a farsi promotore di una iniziativa legislativa per togliere agli italiani all'estero il diritto al voto per corrispondenza e riportare l'orologio indietro di dieci anni, sarà bene che sia lo stesso associazionismo italiano nel mondo, i Comites, il Cgie e gli stessi parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero a fare una seria riflessione sull'attuale legge Tremaglia per proporre quelle modifiche indispensabili a superarne le criticità. Una per tutte potrebbe essere che i cittadini italiani iscritti all'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero (Aire) possano godere del diritto di voto per i referendum e le elezioni politiche rientrando in Italia come avveniva prima del 2001. Oppure avvalersi del voto per corrispondenza nella Circoscrizione Estero unicamente a condizione che ad ogni elezione chiedano di registrarsi all'Anagrafe elettorale dell'Ufficio consolare di pertinenza. Con una soluzione di questo tipo si supererebbero certamente le maggiori problematiche sorte in questi ultimi dieci anni (indirizzi errati, elettori inesistenti, disinteresse al voto, ecc.).
In ogni caso questa vicenda ha quantomeno fatto parlare e scrivere del voto all'estero e degli emigrati italiani i grandi media nazionali. Certamente in modo negativo, ma questo è un classico per gli italiani all'estero. D'altra parte, in passato, i media italiani si occupavano degli emigrati solo in occasione di grandi tragedie nelle quali venivano coinvolti (Marcinelle, Mattmark, ecc.). Quindi meglio così perché vale sempre il detto "parlatene male, ma parlatene!" anziché esistere nell'anonimato più assoluto!
Tuttavia il problema del quorum aggravato dal voto o, meglio, dal non voto degli elettori italiani all'estero è sempre esistito e non è sorto con la così detta Legge Tremaglia. Anzi! Prima di questa legge innovativa, gli italiani all'estero per esplicitare il loro voto dovevano ogni volta rientrare in Italia. Pertanto erano poche migliaia quelli che lo facevano. Oggi, con il voto per corrispondenza, sono diverse centinaia di migliaia gli elettori che in tutto il mondo si avvalgono di questo loro diritto. Quindi la Legge Tremaglia ha reso meno grave il problema del non voto degli elettori italiani all'estero per il raggiungimento del quorum nei referendum.

Pubblicato il

08.07.2011 12:30
Dino Nardi