Suicidi imitatori

Leggo sul giornale odierno del gesto di un adolescente americano che con un Cessna rubato si è buttato su un grattacielo, suicidandosi con un atto imitativo dei fatti dell’11 settembre scorso. Come reagire a simili notizie? Affrettata sarebbe un’interpretazione che vedesse nei fatti criminosi di New York una causa diretta e persino esclusiva del nuovo gesto. L’elemento di comunanza è dato a mio avviso dalla scelta del lato metaforico del gesto ma non dal passaggio all’atto in quanto tale. Il giovane pilota della Florida in altre parole si sarebbe comunque tolto la vita in altro modo se gli avvenimenti citati non gli avessero proposto un immaginario particolarmente pregnante ed invitante. Oltre alla condanna morale di quest’ultimi si deve dunque anche deplorare la loro funzione evocatoria e persuasiva. Atti di morte messi in scena in maniera talmente incisiva non possono non toccare l’immaginario di tutti noi. Qualora quest’ultimo fosse particolarmente predisposto alla (auto)distruzione il passaggio all’atto non viene frenato dalle difficoltà tecniche legate alla messa in scena del gesto in quanto tale. Queste cose ce le hanno dette già da tempo gli psichiatri, ma finora non ne avevamo fatto troppo conto. E‘ vero che si può esagerare anche nell’altro senso e quindi essere tentati di prendere misure eccessive nei confronti di chi emette delle vaghe intenzioni suicidarie. Ne ho fatto l’esperienza personale, redigendo un testo sul suicidio destinato ad insegnanti di scuole professionali. È stata attirata la mia attenzione sul fatto che un’informazione troppo poco prudente potrebbe persino incoraggiare indirettamente potenziali candidati al gesto citato. Non intendo dirimere qui la questione, anche per mancanza di competenza. Rimane comunque la necessità di riflettere sulla portata non soltanto reale ma anche simbolica dei gesti di morte legati al fanatismo politico. Questi gesti non solo distruggono vite umane ma infettano l’immaginario di noi tutti, facendo aumentare in noi il senso di impotenza e predisponendoci al senso di indifferenza e incoraggiandoci indirettamente anche al cinismo. Il terrorismo uccide cioè due volte: nella carne e nella mente. Se però non possiamo far nulla per i morti, possiamo comunque impedire alle metafore di morte di propagarsi nelle nostre teste e nei nostri cuori.

Pubblicato il

11.01.2002 13:30
Alberto Bondolfi