È lecito leggere la decisione del Nazionale di non entrare in materia sulla revisione della legge sugli stupefacenti, già approvata dagli Stati, come una “marcia indietro” sulla canapa? No, poiché nessuno ha saputo presentare alternative. È l’ennesimo tentativo di evitare una discussione ragionata, non solo sulla canapa, su tutte le sostanze che possono generare dipendenza (quelle legali in primis) e su come la società intenda impostare una seria prevenzione. Con la proposta di depenalizzare il consumo di canapa il Consiglio federale – rappresentato dal conservatore Couchepin! – non intendeva certo incitarne il consumo. La proposta governativa, anzi, conteneva misure a sostegno di una migliore prevenzione e, in particolare, a tutela dei giovani nei confronti della canapa (regolamentazione di coltivazione e commercio). Un tale compromesso sociale implica l’abbandono della politica dello struzzo di chi ci vuol far credere che i consumi problematici sono limitati ad alcune sostanze “cattive”, mentre ciò che non è vietato sembrerebbe non faccia poi così male. Un atteggiamento che produce sterili scontri ideologici sullo statuto legale delle sostanze, mentre i consumi procedono secondo una loro dinamica sociale, economica e generazionale. La realtà è evidente: v’è un consumo controllato di canapa da parte della popolazione adulta. Ciò vanifica il principio della penalizzazione del consumo e dimostra che il mercato nero sopravvive bene (o meglio?) in assenza di regole sociali. Non solo, l’assenza di regole favorisce chi intende lucrare e mette in difficoltà chi vuole tutelare i giovani, i soggetti più fragili di fronte a un mercato nero. Il voto di lunedì non è una marcia indietro, solo un prevedibile passo di un lungo processo. Dieci anni fa, lo stesso fronte rifiutava lo scambio di siringhe, il trattamento a base d’eroina e la riduzione del danno, misure poi avallate da più voti popolari. È stata annunciata un’iniziativa popolare a favore della riforma: ascolteremo gli argomenti dei contrari quando finalmente si entrerà nella discussione concreta, che lunedì si è cercato di eludere ancora. Dire ai propri figli “non sono d’accordo che tu faccia ciò” è certo più impegnativo del ritornello “non puoi farlo siccome proibito”, ma molto più educativo. Era quanto proponeva il governo sulla canapa. Speriamo che i più giovani ora non si rifugino nell’assenzio, tornato legale proprio lunedì…

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18.06.04

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