StressExpo al lavoro: dietro le quinte dell'esposizione nazionale

Il lavacro battesimale, in grande stile, d’Expo.02 ha dissolto, per un giorno, la tensione sul fronte sindacale e esorcizzato parte dei demoni che hanno fin qui abitato l’esposizione nazionale. Dopo la festa inaugurale, magica e irreale, il nodo del lavoro, quello reale e per nulla incantevole, è tornato ora a stringere il cappio delle controversie irrisolte. Prima fra tutte il prolungamento degli orari dei commerci nel cantone di Neuchâtel, che ospita uno delle cinque arteplages dell’esposizione nazionale. I sindacati neocastellani ingoiano il rospo ma avvertono: «L’apertura prolungata dei negozi dovrà essere circoscritta ai mesi di vita dell’Expo.02. Non dovrà andare oltre». Con un’ordinanza senza precedenti l’esecutivo del Canton Neuchâtel ha concesso, il 3 aprile, una deroga speciale permettendo di allungare gli orari fino alle nove, in settimana, il sabato alle sette. Unica vittoria per il fronte sindacale: domenica, i commerci rimarranno chiusi. Sul tavolo dei giudici federali di Losanna è giunto nelle scorse settimane un ricorso contro una decisione, quella del governo neocastellano, che scavalca prepotentemente le proprie prerogative «estendendo la deroga a tutti i comuni del cantone invece di concederla, come è logico, alla città di Neuchâtel o anche ai negozi degli immediati dintorni», denuncia la sindacalista del Sindacato edilizia e industria (Sei), Annabella Gaudenzio. Il decreto dell’esecutivo consente a «tutti» i commerci del cantone, beninteso «fuori dal perimetro dell’arteplage» (in cui gli orari si estendono fino a notte), di prolungare gli orari, senza dover chiedere il permesso al proprio comune. «Il consiglio di Stato ha deciso per loro», sottolinea la sindacalista. Un precedente pieno di insidie che spinge i sindacati a diramare un chiaro avviso ai naviganti, e mettere in guardia sul pericolo che la provvisoria prassi della chiusura tardiva diventi «la regola», quando l’Expo.02 chiuderà i battenti. «È facile creare nuove abitudini di consumo nella popolazione, lamenta la sindacalista. Sarà difficile chiedere agli abitanti di tornare indietro». Si teme che l’esposizione nazionale possa essere un pretesto per effettuare un colpo di mano sui diritti dei lavoratori. Intanto la breccia aperta dal consiglio di Stato neocastellano allarga l’irritazione dei sindacati che guardano con malcelata invidia al coraggioso rifiuto della cittadina di Yverdon di prolungare gli orari di apertura dei commerci. Nel Canton Friburgo, la deroga sarà con ogni probabilità concessa a due comuni limitrofi all’arteplage di Morat, cittadina turistica in cui gli orari sono già prolungati tutto l’anno. A Bienne, nel Canton Berna, la situazione appare ancora incerta. Condotta all’esterno la guerra degli orari si traduce all’interno delle arteplages con la controversia, spinosa, del trattamento salariale dei lavoratori. All’inizio di questo mese, gli ispettori hanno denunciato trenta contratti illegali. I dipendenti di un’azienda edile venivano retribuiti con meno di 1800 franchi al mese, una somma che si situa ben al di sotto del minino contrattuale di circa 4200 franchi. I trenta collaboratori, provenienti dall’estero, erano inoltre stati assunti in nero, le ditte avevano omesso di chiedere un permesso di lavoro alle autorità cantonali. L’Expo.02 dà lavoro a migliaia di persone. Non è esagerato allora definire una «grossa matassa» l’ispezione nelle arteplages. Con l’appoggio delle organizzazioni sindacali, il Sei ha ottenuto un mandato unico e ha affidato a Adriano Crameri i settori «scoperti» della vendita, della manutenzione, e delle attività di complemento, come le guide, gli addetti ai parcheggi o alla sicurezza. Ogni giorno il sindacalista neocastellano percorrerà le quattro penisole dell’Expo.02 (e imbarcherà sull’arteplage mobile del Giura) con le orecchie e gli occhi ben aperti, avvicinando e interrogando i lavoratori sulle loro condizioni contrattuali. «L’unica maniera di procedere ad una tutela efficace dei collaboratori rimasti fuori dalle convenzioni – spiega Adriano Crameri – è riprendere il bastone «pastorale» del sindacalista e andare verso loro, non aspettare che vengano a noi». Riguardo alla protezione sindacale, il grande frutto dell’Expo.02 risulta dunque spaccato in due. Da una parte i contratti «non protetti» (non facenti oggetto di una Ccl), a carico del Sei. Dall’altra la tutela dei lavoratori nel campo dell’edilizia, la ristorazione, e le professioni tecniche o tecnologiche è invece assicurata nel quadro della convezione collettiva intercantonale stipulata tra datori di lavoro e sindacati. Ma anche in questi settori «protetti» non si è al riparo da abusi grandi e piccoli, come insegna la vicenda dei trenta contratti illegali. Nella fattispecie i lavoratori erano stati assunti da tre o quattro ditte edili che avevano appaltato i lavori ad un’azienda che, a sua volta, aveva ricevuto un mandato dai responsabili di Batigroup che, con l’altro gigante dell’edilizia elvetica, Zschokke, cogestisce l’appalto generale dei grandi lavori dell’Expo.02. I contratti illegali sono passati dalle maglie larghe dei subappalti a catena, un sistema che, osservano i sindacati, è stato malamente interpretato nel senso del «subappalto» di responsabilità. Prova ne è stata la reazione dei diretti interessati, che ha fatto seguito alle rivelazioni della stampa locale: la direzione dell’esposizione nazionale ha immediatamente puntato il dito sulle imprese responsabili, Zschokke e Batigroup, che a loro volta hanno scaricato il barile fino a farlo cadere sulla testa delle aziende incriminate. Sul fronte del lavoro nero una task force è stata costituita, ma il numero degli ispettori che la compongono, una decina, è «insufficiente», avverte Adriano Crameri. Circa un mese fa i vertici del Dipartimento dell’economia di Neuchâtel hanno convocato una riunione straordinaria con le aziende, la direzione di Expo.02, e gli ispettori, mostrando di considerare seriamente il problema. Fino ad oggi sono state constatate gravi irregolarità soltanto a Neuchâtel. Niente, o quasi niente, è stato segnalato a Yverdon, Morat e Bienne, a parte sporadici e isolati casi di violazione. Ma i sindacati non si fanno illusioni e prevedono altre sorprese. Dal 1° giugno entreranno in vigore gli accordi bilaterali tra la Svizzera e l’Unione europea. Si teme che la babele contrattuale di Expo.02 si innalzerà ancora più in alto con le mille modifiche che la libera circolazione della manodopera comporterà. Con un incremento dello stress e delle ore lavorative per sindacalisti e ispettori. Istruzioni per l'uso Il biglietto di ingresso costa 48 franchi al giorno (120 franchi per tre giorni). Per circolare tra le arteplages, tramite il catamarano Iris, bisognerà aggiungere 20 franchi a persona. Il pass stagionale costa 240 franchi ed è valido dal 15 maggio al 20 ottobre. Sono previste riduzioni per i ragazzi dai 6 ai 16 anni (50 per cento), per anziani, studenti e apprendisti (10 per cento), così come per i disabili e per i gruppi. ***** È consigliato raggiungere l’esposizione in treno, tutte le entrate si trovano a dieci minuti dalle stazioni di Neuchâtel, Morat, Bienne e Yverdon. Il biglietto d’entrata a Expo.02 dà diritto a una riduzione del 10 per cento sulle tariffe Ffs. Per chi intende recarsi in automobile il costo del parcheggio è di 40 franchi (carta giornaliera). Gli alberghi propongono prezzi e tariffe nella media svizzera, oscillando tra 80 e 150 franchi (camera doppia). A Neuchâtel, Ipsach e Anet tre villaggi indiani offrono alloggi in tepee collettivi, sino a 12 persone (40 franchi a testa), o per famiglia (195 franchi, per cinque persone).

Pubblicato il

17.05.2002 01:00
Fabio Lo Verso