Elezioni italiane/1

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Il presidente della Puglia Nichi Vendola che guida Sinistra, ecologia e libertà (Sel), nata per scissione da una costola di Rifondazione comunista, ha risposto positivamente alla domanda e ha scelto l'alleanza organica con il Pd di Bersani, già nelle primarie. Le liste di Sel sono state definite in parte sulla base delle scelte del suo gruppo dirigente e in parte con le primarie tenute contestualmente a quelle del Pd, con un programma sicuramente attento alla questione sociale e vicino alle battaglie della parte più avanzata del mondo del lavoro, ai diritti civili e sociali. Un punto di vista, quello vendoliano, che quotidianamente si differenzia da quello bersaniano e su punti tutt'altro che secondari, dal lavoro alla guerra. Resta il fatto che al timone del centrosinistra c'è Bersani. Tra i candidati di spicco si trovano l'ex numero due della Fiom, Giorgio Airaudo, e Giovanni Barozzino, uno dei tre operai della Fiom licenziati a Melfi da Marchionne e poi reintegrati dalle sentenze della magistratura. Vendola ha ingaggiato una campagna piuttosto discutibile per il voto utile, cioè a lui, cioè contro la lista Ingroia.

 

Come non ricordare quando la campagna contro la dispersione e per il voto utile era stata scatenata ai danni della lista Arcobaleno, di cui lo stesso Vendola faceva parte, contribuendo al suo fallimento e all'esclusione della sinistra antiliberista dal Parlamento? E resta, inevasa, la domanda: il Pd è la risposta possibile alle politiche liberiste, o è esso stesso parte del problema? Un'altra parte della sinistra ha scelto di aderire alla lista “Rivoluzione civile” guidata dall'ex magistrato di Palermo Antonio Ingroia, punto di riferimento indiscusso dell'antimafia che ha portato alla luce i rapporti tra politica e criminalità organizzata e le trattative con essa dello Stato.

 

La lista ha avuto un travaglio complicato, entusiasmante all'inizio quando parte della società civile stretta intorno ad Alba e a “Cambiare si può” ha avviato una consultazione di massa per definire il programma e i criteri di formazione delle liste privilegiando i territori e le esperienze di movimento. Al carro di Ingroia e all'esperienza degli arancioni (guidati dai sindaci di Napoli e Palermo, De Magistris e Orlando), si sono aggiunti i partiti di sinistra (Sel esclusa): Prc, Pdci, Verdi e l'Italia dei valori di Di Pietro. Via via che il confronto tra le varie componenti è andato avanti, è cresciuto il divario tra la prassi rivendicata dalla componente più movimentista e critica nei confronti della vecchia politica e un forte personalismo legato a Ingroia, il cui nome domina a caratteri cubitali una lista alla cui base c'è la riproduzione del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. Le liste risentono del bilancino con cui le varie componenti partitiche sono state premiate, talvolta a discapito dei movimenti (No-Tav, l'esperienza di Genova 2001 rappresentata da Agnoletto, le associazioni territoriali ecc) e questa dinamica ha allontanato o deluso la parte della sinistra più autonoma e radicata nei territori. Resta il fatto che Rivoluzione civile è l'unica lista che nei fatti e nei programmi si ponga in assoluta discontinuità tanto con il berlusconismo quanto con il montismo.

 

Con Ingroia, si presenta come capolista in Campania Antonio Di Luca, l'operaio di Pomigliano che insieme con i suoi compagni della Fiom ha retto lo scontro con Marchionne resistendo ai suoi ricatti: lavoro in cambio dei diritti. In Sicilia c'è Giovanna Marano, ex presidente del comitato centrale della Fiom. Se dicessimo che la terza opzione a sinistra è rappresentata dalla lista Grillo non faremmo un favore al comico arringapopolo, che continua a ripetere “sono tutti uguali”, e dunque tutti da buttare nel cesso per poi tirare la catenella. Ma tali sono il degrado e la corruzione della politica italiana, tale il fossato che la separa dalla popolazione, tale il discredito dei partiti, che una parte non secondaria del popolo di sinistra si rifugerà nella navicella corsara del Movimento cinque stelle. E un'ultima opzione per chi è orientato a sinistra, ci piaccia o no, è il non voto. Una non scelta, o una scelta disperata? 

Pubblicato il 

24.01.13

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