Strade, strade... e ancora strade

Noi ticinesi siamo sempre stati un popolo di costruttori. Divenuti nazione nel 1803 e affievolitasi l’epopea comacina ci siamo messi alacremente a far strade. Dapprima le provvidenziali e benemerite strade circolari (1803-1850); poi le strade delle grandi bonifiche (1870-1900); più tardi le strade in parte inutili dei polacchi (1941-1945); ovunque le strade dei raggruppamenti (1930-1950) e quelle cosiddette tagliafuoco nei boschi. Abbiamo inaugurato il dopoguerra con alcuni infausti sventramenti di paesi e con qualche opportuna circonvallazione (1950-1970). Poi vennero la superba autostrada con i suoi svincoli, insaziabili divoratori di spazio (1955-1980) e le rotonde (1990-2000). Oggi giungono le superstrade; domani ... chissà. Faccio un piccolo elenco dei prossimi probabili cantieri: • La superstrada Stabio-Gaggiolo • La cosiddetta bretella della montagna (Rancate-Besazio) • La contorta circonvallazione di Agno e Bioggio • Il sacrosanto aggiramento di Magliaso e di Caslano (che ci vuole davvero) • L’«indispensabile» Gola di Lago-Condra (si veda in proposito la bella lettera di Silvia Vicari su Area del 17 maggio scorso) • L’A-95 che taglierà in due per il lungo l’intero piano di Magadino • Il nuovo semisvincolo di Bellinzona • Tante altre strade maggiori e minori che non conosco. E se a qualcuno venisse in mente di riproporre la finestra di Bedretto o la Scudellate-Erbonne? O di promuovere un comodo collegamento sotto il San Jorio tra il rude Bellinzonese e le amene spiagge di Dongo e di Domaso? O di salire da Campione d’Italia fino a Lanzo d’Intelvi, passando per Arogno, resuscitando un’antica trasversale longobarda che percorrerla a quei tempi doveva essere un’impresa e farla oggi in macchina sarebbe un comodissimo disastro? Di fronte a una simile effervescenza potremmo intonare in coro l’inno calgariano (con musica di Giambattista Mantegazzi) del 1939: «O Signor, padre divino/benedici questa terra;/(...)/La protegga un pio destino,/sacra terra del Ticino». Ognuno potrebbe mettere naturalmente nell’invocazione il contenuto che vuole. Dipendesse da me chiederei al Padreterno di dire basta, basta per qualche anno almeno con le strade superflue. Ma mi rendo conto che si tratterebbe di un attacco proditorio all’ancestrale vocazione costruttiva dei ticinesi. E allora su, coraggio, ... démigh dent cun ‘stu packer!

Pubblicato il

07.06.2002 13:00
Tita Carloni